ALFA ROMEO GIULIA E STELVIO La versione Quadrifoglio esalta il Biscione

DI PAOLO CICCARONE

Cento anni e non li dimostra. Quel piccolo quadrifoglio verde su un triangolo bianco è diventato il simbolo delle Alfa Romeo da corsa, da quando nel 1923, un po’ per scherzo un po’ per superstizione, Ugo Sivocci mise quel marchio sulla vettura che poi vinse la Targa Florio, la gara più prestigiosa dell’epoca. Oltre a Sivocci gli altri petali di quel quadrifoglio erano nomi poi diventati illustri, come Enzo Ferrari, Antonio Ascari e Giulio Masetti.

Bardati di tutto punto per il test in pista a Balocco con Giulia Quadrifoglio

Da quel momento il simbolo ha accompagnato le vetture più iconiche, a partire dalla Giulietta Ti del 1963, prima stradale a fregiarsi del logo. Sivocci morì a Monza in un test e quella vettura era priva del quadrifoglio che aveva applicato e voluto. Da quel momento in poi il quadrato su cui era dipinto diventò un triangolo ma restarono i 4 petali a testimonianza di un momento e una storia unica.

Momenti e storia che Alfa Romeo ha ripescato per le versioni speciali di Giulia e Stelvio, due vetture agli antipodi: una berlina sportiva, un SUV con grinta e cattiveria. Per celebrare questo centenario ci voleva qualcosa di più si una semplice riverniciata a due modelli iconici del Biscione e così, con lo staff dell’ingegner Domenico Bagnasco coadiuvato da Matilde La Guardia, ecco qua che l’asticella delle prestazioni e del piacere di guida è stata ancor più alzata verso limiti che ne rendono merito.

E qui serve aprire una parentesi, perché riuscire ad alzare l’asticella delle prestazioni di Giulia e Stelvio nella versione Quadrifoglio non era facile. Lavorare sull’assetto già ottimo era difficile, perché se aggiungi potenza devi aggiungere anche sicurezza, devi lavorare di dettaglio e capire cosa succede nelle condizioni limite, ma non devi perdere di vista l’utente finale, che non è un pilota professionista. Qui Bagnasco si è superato, ha lavorato di fino sui dettagli, sull’apertura della farfalla, sulla tenuta e sulle regolazioni delle sospensioni, sulla taratura del differenziale. Su tante piccole cose invisibili ma concrete.

E se Alfa Romeo può vantare certe cose è perché ha gente come Domenico Bagnasco, ma anche la stessa Matilde La Guardia, che prima di essere tecnici, sono stati piloti che hanno corso in varie categorie, ovvero gente che ama l’auto e dall’auto sono ricambiati.

Il motore il classico V6 da 2,9 litri portato a 520 CV, il cambio ZF 8 rapporti con un differenziale meccanico e albero di trasmissione in carbonio. Guidabilità, sicurezza, prestazioni. Un mix che le Alfa del centenario hanno evidenziato nella prova su pista, dove è possibile scatenare tutta la potenza e capire fin dove arriva la tenuta di strada. Roba per palati fini, che molte tedesche blasonate invidiano.

In fondo, la piattaforma su cui nascono le due gemelle diverse è la migliore in circolazione fra quelle tradizionali senza elettrificazione. Nuovo anche il quadro strumenti, caratterizzato dallo storico design “a cannocchiale”, con lo schermo digitale TFT da 12,3. Su Quadrifoglio, oltre ai tre layout (Evolved, Relax ed Heritage) disponibili su tutta la gamma Alfa Romeo, debutta l’esclusiva configurazione “Race”, che raccoglie nella schermata centrale le informazioni fondamentali che ogni pilota vuole avere sotto controllo: contagiri, tachimetro e shiftlight per la guida manuale. Il layout è personalizzabile disponendo nei quadranti laterali ulteriori informazioni, tra cui quelle istantanee relative alle prestazioni. Prezzi: 95.300 euro per la Giulia e 104.500 per la Stelvio. Consumi? Adeguati alle prestazioni…

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