AUDI SQ6 e Tron Massimo Faraò elettrico indietro non si torna

TESTO E FOTO DI PAOLO CICCARONE

Più che un’auto, un oggetto di design che si muove a quattro ruote nelle strade cittadine. Per presentare la nuova Audi SQ6 e Tron il marchio tedesco ha scelto la collocazione della settimana del design di Milano con un evento riservato in cui al centro del quadrilatero c’era lei, oggetto del desiderio di giovani e meno giovani che guardano al futuro. Ne parliamo con Massimo Faraò, direttore marketing Audi. Una chicca in un contesto simile, perché?

Perché qui c’è una storia che comincia ed è quella che introduciamo con la SQ 6, ed è una premiere mondiale. Abbiamo scelto Milano perché design e Audi si sposano perfettamente e rendiamo disponibile al pubblico italiano la visione di questo nuovo prodotto che rappresenta la nuova generazione, quella che noi chiamiamo una nuova generazione della mobilità. E questo perché introduce tecnologie innovative. Una ricarica decisamente più veloce per un’autonomia più estesa per esempio.

Questa è una nuova generazione di auto elettrica, quindi stiamo concretizzando il percorso di elettrificazione della nostra gamma, facendo tutto quello che è necessario per andare incontro a quelle che sono le resistenze, anche giuste per certi versi, che molti italiani hanno nei confronti dei prodotti elettrici e che in questo caso abbiamo in qualche modo e direi definitivamente risposto”.

IL DESIGN PUNTO DI FORZA AUDI

Finora le auto elettriche erano degli affari squadrati, mi si passi il termine, Audi ha introdotto quel concetto di design che poi attrae il pubblico, perché sono auto belle eleganti e non si discostano molto poi dalle tradizionali vetture con motore termico…

“Intanto il luogo in cui abbiamo presentato SQ6 e Tron non è un caso, perché è lo spazio dedicato al design e alla tecnologia. E nel momento in cui la nostra azienda ha deciso di posizionare, presentare e raccontare un prodotto come questo in un luogo come questo, è proprio perché si può tirar fuori un senso legato allo spirito creativo, allo spirito del design che c’è dietro questo prodotto, sempre centrato su quella che è la filosofia di rispondere in primo luogo alle esigenze di chi guida, di chi siede a fianco a chi guida. E poi rendere questo prodotto moderno, attuale, chiaramente rispettando tutti i valori che un prodotto elettrico consente di fare, ed è la risposta definitiva a questi punti fermi”.

Massimo Faraò direttore marketing Audi

Audi è un marchio tedesco, però abbiamo una lunga tradizione di design italiani. Mi fermo soltanto a nominare Da Silva, tanto per dirne uno. Quindi c’è quel buon gusto italiano che si abbina con la tecnologia tedesca…

“Detto bene, buon gusto italiano, perché se ci troviamo in questo luogo a Milano durante la settimana del Design è perché Audi ha fatto un percorso enorme. I valori di investimenti che abbiamo messo sul mercato, oltre 40 miliardi di euro sulla ricerca elettrica, sulla digitalizzazione, sulla guida autonoma. Tutto questo è un pezzettino di un puzzle enorme che va nella direzione di elettrificare e rendere la mobilità elettrica rispettando le tendenze del mercato e delle scelte del futuro”.

Un primo piano della SQ6 e Tron col presidente Fabrizio Longo

ELETTRICO INDIETRO NON SI TORNA

C’è un po’ un passo indietro per quanto riguarda la mobilità elettrica da parte di alcuni player, ma soprattutto a livello politico che sembra voler rivedere certe imposizioni e certe scadenze. Perché poi le macchine elettriche sono belle, fatte con un lavoro di altissimo livello, ma poi alla fine bisogna venderle al cliente finale e ci sono delle resistenze. C’è rischio che magari ci sia un ripensamento nella politica generale, per cui uno si ritrova col cerino in mano dopo aver programmato gli investimenti come citava lei prima?

“Io non credo. Io credo che in questa fase diciamo non è un tema legato alla alla marca Audi o al gruppo Volkswagen. Questo è un tema di indirizzo generale sul settore automotive che coinvolge tutte le aziende che si sono mosse in questa direzione, rispettando quelli che poi sono gli standard richiesti dal legislatore. Credo sarebbe un suicidio collettivo quello di cambiare direzione a fronte di investimenti, come dicevamo prima, miliardari per mettere quest’industria in quello che sta capitando. Gli ultimi cinque o sei anni, quelli che stiamo vivendo ora e quelli che verranno sono un cambiamento epocale come non è capitato nei 60 anni precedenti. Quindi chi ci regola in questo deve essere consapevole che c’è un sistema che sta andando nella direzione che è stata in qualche modo a monte stabilita e quindi non sostenerlo, o dare delle sterzate violente in questo contesto qui, metterebbe non solo il sistema ma tutto quello che c’è intorno in gravissima difficoltà. Quindi no, non credo. Credo che ci sarà del gran buon senso, una visione industriale completa per quello che serve ai governi per far funzionare tutto questo”.

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