F1 GP Italia che Monza sia una grande festa

GIUSEPPE MAGNI

 

Parte finalmente il weekend del Gran Premio d’Italia, che si celebrerà all’Autodromo di Monza che quest’anno compie 100 anni. Vengo a vedere il Gran Premio d’Italia da 44 anni, ininterrottamente, con due sole eccezioni, nel 1980, dove la tappa italiana del massimo campionato automobilistico si disputò altrove, e nel 2020 perché fu disputato a porte chiuse.

Amo Monza visceralmente, sono profondamente attaccato a questo luogo per me quasi sacro. C’è qualcosa di magico tra questi alberi, tra questi sentieri in mezzo al bosco, accanto ad uno dei nastri d’asfalto più famosi del mondo. Monza ha sempre avuto una sua luce particolare, molto nitida, molto chiara, limpida. Quasi fosse il crogiolo dei sentimenti forti che accompagnano chiunque venga qui a disputare una corsa in macchina o anche solo a vederla. Sentimenti puri, veri. Struggenti e romantici come solo il Serraglio sa essere.

Sentimenti che sgorgano da centinaia di migliaia di cuori che, da sempre, battono all’unisono, sotto quel podio magico, che anche domenica vedrà sublimata la più bella festa dell’anno. C’è qualcosa di veramente magico in questo luogo, qualcosa di vero e sincero, qualcosa che sgorga come acqua pura direttamente dalle viscere di tante persone, da cento anni, dall’inizio della sua avventura. Eppure in questa atmosfera idilliaca, si avverte qualcosa di strano, qualcosa di storto, qualcosa di stonato, che disturba, che stride con la bellezza dei cuori degli appassionati, che fa a pugni con la limpidezza della luce che si gode qui, e solo qui, nel centenario Autodromo di Monza. Basta guardare quei vecchi, tristi servizi igienici, presenti all’Ascari, o a Lesmo, oppure ai tanto discussi sottopassi stretti e inadeguati al passaggio contemporaneo di pedoni e automobili. C’è qualcosa che stride tra la passerella di tante autorità festanti e le strane voci di sequestri e dissequestri di strutture, ruote panoramiche, tribune.

C’è qualcosa di assurdo nel voler celebrare i 100 anni dell’Autodromo di Monza a Torino, a 200 chilometri da qui, quando le centinaia di migliaia di cuori limpidi saranno invece tutti qui, tra questi alberi malconci, a vedere i propri eroi, a celebrare il la storia vera, la storia centenaria di un luogo che non merita quello che gli sta accadendo, di un luogo che grida di smetterla con i sequestri delle strutture, di smetterla di fare inutili, sterili passerelle, ma di aprire gli occhi. E guardare alcune facce, a caso, degli appassionati che ci sono oggi qui.

Aprire gli occhi e guardare i loro occhi lucidi, sentire i loro cuori caldi. Nessuno, nessuno di loro vuole andare via da Monza. Nessuno di loro vuole che Monza sia trattata come la stiamo trattando. Monza è di queste persone: centinaia di migliaia di persone che hanno risposto: presente!  Presente, da 100 anni, nel loro caro, vecchio posto del cuore. Difendiamola, Monza! Difendiamola tutti! Facciamoci sentire, gridiamo alti e orgogliosi il nostro amore per lei! Non possono portarcela via solo perché qualcuno sembra non volerle bene come le vogliamo noi.

Prendiamoci cura del nostro Autodromo, della nostra casa. Diciamolo al Presidente, che ci onorerà della sua presenza domenica: siamo tutti qui, e non vogliamo andare via. Vogliamo che qualcuno si prenda davvero cura di questi alberi, di questa luce così bella e così limpida, troppo chiara per lasciarcela spegnere senza ribellarci, senza dire nulla. Vogliamo continuare a venire qui, nella nostra casa, a celebrare la nostra festa, sotto quel podio che non ha nessuno, colorando il rettilineo di quell’amore speciale che Monza e solo Monza sa far nascere nel cuore.

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