F.1 GP ITALIA Monza e i ragazzi del muretto…da scavalcare

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

Storie di vita vissute fra curve da sognare e muri da saltare inseguiti da vigili e cani lupo dove la passione, alla fine, vince su tutto

Ormai mancano davvero poche ore. Sono I momenti che pensi a tutte le volte che è accaduto, a quella febbrile attesa, a quelle sensazioni che sono rimaste immutate nel corso degli anni, dei lustri, dei decenni…

La prima volta è stata l’8 settembre 1978. La mitica Ford Escort dell’Antonio ci ha portati nel piccolo prato vicino a Peregallo, proprio a ridosso del muro di cinta del Parco in corrispondenza delle due curve di Lesmo. Allora si scavalcava il muro, ebbene sì, tutto iniziò da portoghesi. Dopo un fugace conciliabolo con un vigile urbano che ci aveva beccati, siamo riusciti a scappare in tribuna, quella coperta che dava sulla Seconda di Lesmo, quella vera, da 240 e passa all’ora. Tra qualche giorno saranno 45 anni da quei momenti, ma ricordo nitidamente ogni immagine, ogni più piccola sensazione, ogni urlo dello speaker, allor quando Gilles Villeneuve riusciva a strappare il miglior tempo a Mario Andretti.

Una volta era facile imbucarsi anche nei box e seguire le prove libere

Ricordo il bagliore del sole che rimbalzava sul rosso vivo della 312 T3. O forse era il fuoco sprigionato dall’energia atomica che il piccolo grande canadese esplodeva dall’abitacolo. Curvava a velocità folle, testa piegata verso l’interno della curva, facendo volare la Rossa altissima, dritta dentro i sogni più belli del popolo rosso, che lui sapeva esaltare come nessuno…

Senna che saluta i tifosi della Ferrari in tribuna

Da quel giorno Monza e il suo Tempio della Velocità sono diventati la meta preferita, un luogo di felicità, che ho avuto la fortuna di raggiungere sempre, ogni anno, per rivivere quelle emozioni, per fermare il tempo, come avrei voluto fare già quella prima volta, quel primo giorno, in cui il motore Matra mi assordava quasi facendomi del male, ma in cui mi sentivo davvero in paradiso…Sarà stata colpa di Gilles? Ne sono quasi convinto.

Dentro al Tempio della Velocità sto bene, respiro bene, provo un piacere profondo, soprattutto quando vedo i piccoli o grandi campioni delle quattro ruote affrontare le chicane o i suoi curvoni mozzafiato. Negli anni ’80 erano tre giorni di festa continua, anche durante le notti, dove si organizzavano grigliate che diventavano libagioni sterminate, interminabili, meravigliose, alle quali partecipavano tutti quelli che passavano di lì, italiani, stranieri, tifosi della Rossa o di chicchessia, non importava. Monza era una Festa, ed era la Festa dell’anno per tutti gli appassionati.

Il dopo gara con la classica invasione di pista

In quel primo decennio ho visto vincere Jody Scheckter, Alain Prost, Niki Lauda con la McLaren, Nelson Piquet, Ayrton Senna… No, Ayrton non vinse, quella volta, ci mise lo zampino Enzo, da lassù, vinse la Ferrari, anche se, sono sincero, avrei preferito Michele davanti a Gerhard. Successe tutto a due giri dalla fine, proprio sotto i miei occhi, in prima variante. Fu l’apoteosi, raggiunsi la zona sotto il podio con le lacrime agli occhi. Era ancora sopra il cancellone di ingresso del circuito, alla uscita dei box. Poi lo spostarono dall’altro lato, all’ingresso box, ero proprio lì sotto, la prima volta di Schumi, incredulo e commosso ad assistere al primo hurrà monzese dell’ex freddo Campione teutonico, che si inginocchiò, prese la mano della bella sofferente, baciò la fila di gomme in prima variante, sì, ancora lì, e portò la bella in trionfo, come solo i Cavalieri più valorosi hanno saputo fare…

Qualche anno prima toccò anche ad Ayrton Senna, trionfare finalmente nel Tempio della Velocità. Ricordo il 1992, ero alla variante della Roggia, era in testa Riccardo Patrese, ma poi ebbe dei problemi e fu proprio Magic a trionfare, con la sua McLaren, bissando il suo primo, tardivo successo a Monza, celebrato nel 1990, ero ancora alla Roggia, speravo nella Rossa, quell’anno spinta dal 12 cilindri più melodioso della storia Ferrari, quello 036 dal sibilo altissimo, riconoscibile a chilometri di distanza dalla pista. Ma fu Ayrton a vincere, da par suo, lo applaudii convinto, aveva dato spettacolo, spettacolo vero…

A cavallo del nuovo millennio, iniziò la vera era di Schumi, che accompagnai tutte le volte aprendo il Cuore Ferrari sotto al podio, celebrando i suoi famosi salti sul gradino più alto con un boato fragoroso, con il cuore che scoppiava, agitando l’enorme vessillo, da quasi 300 metri quadri di passione rossa…

Non solo Grandi Premi della Formula 1 a Monza, ma anche innumerevoli altre gare, dal Trofeo Caracciolo, l’attuale 6 Ore WEC, alla Coppa Carri, leggendaria gara GT, al prestigioso Gran Premio Lotteria di Monza di Formula 3, ogni occasione era buona per assieparsi nel bosco più bello del mondo, quello che va dall’innesto della Pista Junior alle curve di Lesmo. E poi innumerevoli giornate di test, dove si poteva godere tutto il giorno, ad un prezzo davvero modico. Mi ci sono avventurato come fotografo, ai tempi di Schumi, vergognandomi come un ladro quando incrociavo il Maestro Ercole Colombo, indegno, come mi sentivo, di imbracciare, come lui, una macchina fotografica…

Mille e ancora mille avventure, mille emozioni, dal Moschettiere delle Asturie fino ai giorni nostri, fino a queste ore, dove rivivo le stesse medesime emozioni di quelle notti, dove aspettavamo di raggiungere quel prato, vicino a Peregallo, con la Ford Escort dell’Antonio… 45 anni di magìe, di invasioni di pista, chiunque vincesse, parte di quella folla colorata, le cui immagini fanno tutti gli anni il giro del mondo, il più bello spot, la più bella Festa in assoluto che la Formula 1 possa offrire ai suoi appassionati. Stiamo per partire, la Ford è cambiata, l’Antonio ci guarderà sicuro da lassù, ma il parcheggio è ancora lì, poco lontano da quel prato tra la Prima e la Seconda di Lesmo, dove tutto cominciò…

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