F.1 GP AUSTRIA La beffa dei track limiti mostra il limite di questa F.1

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

Da Sainz ad Hamilton, Tsunoda, Gasly, Ocon, Albon, Sargeant e altri ancora, in Austria i commissari hanno dispensato bandiere bianco nere e 5 secondi di penalità varie mostrando che il vero limite è in regole assurde

Volendo essere obiettivi, alla fine, sarebbe stato meglio infliggere 5 secondi di penalità di default a tutti ad inizio gara, piuttosto che assistere ad uno stillicidio che è solo servito ad infastidire, se non irritare, chi ha assistito al Gran Premio d’Austria odierno. Sinceramente, credo che non abbia davvero alcun senso nemmeno impegnare i giudici di gara a stare perennemente a misurare al microscopio i millimetri di trasgressione alla solita, famigerata curva 10 di ciascun passaggio di ciascun pilota. Più che di penalizzazione ridicola, penso che si possa parlare di regola grottesca, se non assurda e indisponente. Sono convinto che ci possano essere ampi margini di discussione su questa normativa del track limit che, di per sé stessa, è davvero contro natura.

“Oltre ogni limite”, recitava un vecchio spot. Potremmo assumerlo come il motto che anima la nostra baldanzosa banda di 20 giovanotti, che scendono in pista non certo per stare attenti alla segnaletica orizzontale bianco rossa, ma per correre più velocemente possibile, avventandosi verso il traguardo, cercando di arrivare davanti a tutti gli avversari.

Costringere questa ghenga così agguerrita e motivatamente grintosa a stare attenti, ad ogni giro, a dove mettano le ruote, mi sembra davvero una castrazione troppo artificiale ed artificiosa, che sminuisce notevolmente le motivazioni e le ragioni per le quali la ghenga stessa è scesa in pista. A questo livello, seguendo questa logica, per evitare problemi, potremmo far installare sulle monoposto uno di quei moderni ed abbastanza comuni check elettronici installati sulle berline di normale produzione, i quali, appena si travalica la riga della corsia di emergenza in autostrada avvertono il conducente con delle vibrazioni sul volante ed, in certi casi, sterzando leggermente la macchina per riportarla in carreggiata.

Oppure scanalare opportunamente la riga bianca della curva 10, così come di altre curve a rischio nell’ambito dei circuiti mondiali, mi sovviene la penultima di Austin, in modo da provocare le sonore e forti vibrazioni che avvertono i guidatori comuni ogni volta che vanno a calpestare con gli pneumatici della vettura la riga bianca a destra della carreggiata.

Scherzi a parte, speriamo che questa normativa, che credo non serva a nulla e a nessuno, possa essere presto cancellata, lasciando alla inventiva, all’estro e alla fantasia dei protagonisti l’interpretazione che loro ritengano più efficace, armoniosa, quasi melodiosa della piega stessa. Sono tutti campioni affermati e sono i migliori in circolazione: non ha nessun senso che ci sia una specie di balia asciutta che li tenga a bada in questo modo e neppure di nessuno che ne mortifichi in maniera così triste le loro grandi doti e potenzialità. “Unleash the lion” campeggia sugli striscioni della Orange Army, scesa in forze qui al Red Bull Ring a sostenere il loro leone, che, puntualmente, ha dato loro grandi soddisfazioni anche oggi. Qui di leoni ne abbiamo una ventina: lasciamo fare a tutti loro il loro mestiere, suvvia!

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