CON MARIELLA MENGOZZI, DIRETTRICE DEL MUSEO DELL’AUTOMOBILE DI TORINO

testo e foto MARCO FERRERO

 

Da due anni il ruolo di Direttore del Museo dell’Automobile di Torino è stato conferito a Mariella Mengozzi, manager di comprovata esperienza ed il cui curriculum recita plurime significative esperienze, persona pragmatica abituata a cercare di ottenere risultati lavorando più “dietro le quinte” che “sotto i riflettori” e che dietro ad un atteggiamento cortese e garbato, molto femminile e signorile, nasconde la determinazione necessaria a chi ricopre ruoli di questo livello.

Approfittando dell’occasione della riapertura al pubblico della struttura abbiamo cortesemente ottenuto la sua disponibilità a condividerci il suo pensiero ed il suo stato d’animo in merito a cosa rappresenti per lei questo ritorno alla (quasi) normalità, e quali prospettive il mondo auto della città di Torino presenti.

D: Che cosa rappresenta per voi questa riapertura?

R: Rappresenta il momento con il quale dobbiamo misurarci con una nuova modalità di gestione dei nostri contenuti perché, diciamo, la chiusura ci ha colto un po’ di sorpresa, nel senso che fino a febbraio abbiamo presenziato ad altri eventi tipo Automoretrò od un concorso di eleganza in India nel quale facevo parte della giuria, avevamo delle mostre in programma, eravamo proiettati, peraltro sull’onda di un 2019 che era stato molto intenso ed anche positivo in termini di risultati, avevamo “seminato” bene, eravamo veramente lanciati, c’era stati dei segnali ma francamente non ci aspettavamo una situazione così, diciamo che questi tre mesi di chiusura ci hanno invece consentito ed anche imposto di pensare a tanti cambiamenti che adesso saranno necessari. Diciamo che questi cambiamenti che dovremo apportare e che riguarderanno soprattutto eventi, la gestione dei contenuti anche in modalità digitale, tante novità che dovremo pensare per compensare in parte il calo di visite fisiche che comunque ci attendiamo anche nel medio termine. Potremo pensare anche ad una ricrescita, ma in questo momento certamente dobbiamo compensare il calo delle visite con altre fonti di redditività; ovviamente non sono cambiamenti che abbiamo potuto apportare in questi tre mesi, sono stati tre mesi abbastanza “complicati” perché il lavoro in smart working comunque va organizzato, c’è stata la cassa integrazione, il personale è stato messo in cassa integrazione, diciamo che dal punto di vista gestionale non è stato semplice. Credo che il fatto di riaprire è importante, intanto perché ci siamo sentiti in coordinamento con le altre realtà del territorio, e questo è il fine settimana in cui riaprono un po’ tutti i musei, l’Egizio, quello del cinema, la Venaria, la gran parte delle riaperture è in questo fine settimana, quindi ci fa sentire parte di un meccanismo che si rimette in moto, non è un momento facile ma per noi è una ripartenza, sicuramente. Non siamo ancora al 100%, nel senso che abbiamo ancora del personale in cassa integrazione e il nostro personale dipendente rimarrà in smart working per diversi mesi ancora. Però nel frattempo abbiamo messo a punto dei progetti di upgrade tecnologico del museo che dovrebbero consentire di definire delle modalità anche di valorizzazione dei nostri contenuti anche in modalità digitale. Per fare un esempio semplice, i laboratori didattici: fino ad oggi i laboratori didattici che abbiamo per le scuole, per l’auto elettrica, l’auto ad idrogeno, per la guida autonoma, per la fisica della sicurezza, tutti laboratori incentrati sul nostro “mondo”, erano un servizio importantissimo ma pur sempre collegato alla visita, era un qualcosa in più che si offriva ai ragazzi che venivano in visita, e che in passato erano circa 30.000 studenti all’anno. Lo scorso anno c’erano state delle difficoltà perché tante scuole erano lontane, e la distanza non consentiva alle stesse di fare la visita; i laboratori lo scorso anno li avevamo fatti in fase di test e li avevamo fatti per circa 3.000 ragazzi. Adesso la prospettiva è quella di offrire i laboratori didattici in modalità digitale, e questo non solo ci consentirà di proporli non solo a scuole anche molto più lontane che non sono mai venute a Torino e che non possono venire a visitare il museo, ma anche all’estero, nulla impedirà al Mauto, che possiede un prestigio a livello internazionale, abbiamo una rete di contatti con altri musei internazionali dei motori che hanno contatti con le scuole dei loro territori, di poter proporre i nostri laboratori su base internazionale. Secondo me è una prospettiva molto interessante.

 

D: Con altre realtà internazionali avete in programma qualche sviluppo comune?

R: Noi siamo già parte della rete dei cinque musei internazionali in Europa, che sono il Moulhouse in Francia, Auto World di Bruxelles, il Louwman dell’Aja ed il Motor Museum in Inghilterra, e già facciamo diverse azioni insieme, abbiamo partecipato insieme ad Essen al Salone lo scorso anno, quest’anno dovevamo fare insieme Padova ma abbiamo dovuto rinunciare anche perché nessuno di noi ha le risorse necessarie, e ci sono anche altre mostre itineranti che stiamo progettando insieme, quindi questo c’è gia ed è un altro aspetto molto importante, poi io faccio parte del comitato organizzatore del World Forum Motor Museum che si tiene ogni due anni, e che quest’anno doveva tenersi in Florida e che è stato spostato ad aprile 2021. Il museo fa parte di reti che hanno anche altri collegamenti, ad esempio in Russia, abbiamo contatti in Cina, in Giappone, e questi contatti sono fondamentali secondo me per la crescita nel futuro. Tornando ai laboratori, credo che sarà possibile vendere i contenuti , non allo stesso prezzo di un laboratorio fisico ma ad una cifra inferiore, ma certamente in volumi molto più elevati. Io credo che questa sarà una strada interessante, l’altra sarà quella delle mostre temporanee, come quella che abbiamo in corso della Lancia Aurelia, che abbiamo prorogato fino a settembre, che potrà attirare tanti visitatori, e che trasformata in modalità digitale con anche approfondimenti che magari qui in loco non si riuscirebbero a fare, ovvio che non sia la stessa cosa che vedere le vetture “dal vivo”, magari anche in Argentina potrebbero collegarsi, magari con la presenza di qualcuno che potrebbe far vedere certi dettagli, con il nostro conservatore del museo che racconta altre cose, credo che si potrebbero dare molti contenuti. Il filo conduttore di tutto questo è che mentre prima della chiusura il nostro parametro di riferimento era sempre stato unicamente il numero di visitatori , da ora in avanti non sarà più così, il visitatore “fisico” rimarrà sempre un obbiettivo importante, che rappresenta peraltro l’esperienza più completa, però sicuramente si dovrà ragionare in ottica, come si dice oggi, di “total audience”, quindi con anche tutti quelli che si avvicinano od approfondiscono la storia dell’auto ondine attraverso strumenti digitali, quelli che seguono i nostri social, quelli che seguono i nostri laboratori didattici da remoto, credo che questo sarà il futuro. Ci vorrà del tempo e ci vorranno delle risorse che al momento non sono evidenti, ma la strada sarà quella.

D: In una realtà come quella di Torino, che è passata dai fasti dell’aver motorizzato l’Italia od essere stata simbolo attraverso i Saloni dell’automobilismo nel mondo, questa riapertura, questo “lanciare la ripartenza” ha anche dei significati simbolici?

R: Si, credo soprattutto per Torino, perché Torino ha una situazione che non è ancora del tutto in fase di miglioramento, siamo ancora in una fase un po’ di incertezza tant’è vero che alcune regole altrove sono state abbandonate, vedo che le restrizioni qui da noi sono ancora abbastanza stringenti, per cui credo che il significato sia quello di positività, di una voglia di tornare a vivere una vita un po’ più “normale”, la cultura in questo credo che possa fare veramente tanto in generale, nel settore dell’automobile il significato è ancora maggiore perché il settore ha sofferto moltissimo, essendo un settore trainante sia come “diretto” che come “indotto”. Devo dire, io sono qui da due anni e in realtà percepisco un tessuto industriale legato all’automobile che qui è ancora molto vivo, molto dinamico, molto ricco di iniziative, se vogliamo non sono le grandi industrie come poteva essere una volta la Fiat ma tante imprese più piccole, dai centri stile a quelli più tecnologici, ad esempio credo che il ruolo del Politecnico di Torino sia fondamentale, è una struttura quella del Politecnico che sta dando moltissimo e che credo in futuro darà ancora di più, anche a livello di attirare giovani e dare loro opportunità di lavoro, loro possono collegarsi agevolmente ai settori dell’automobile, quindi io penso che ci siano diverse opportunità che si creeranno ancora, io credo di aver visto da parte della classe politica poca considerazione, forse la voglia di guardare ad altre cose, forse la ferità è ancora un po’ aperta, ma anche questo con il lavoro che si sta facendo credo possa essere cambiato perché il livello del territorio in ambito dell’automobile è davvero molto elevato. Il museo vuole avere un ruolo in tutto questo perché non vuole essere un museo che racconta solo il passato ma che propone anche tante novità, per esempio già da luglio presenteremo il quadriciclo elettrico di Umberto Palermo, che rimarrà qui due mesi, a settembre avremo l‘evoluzione del Tuc Technology, quello di Sergio Pininfarina e Ludovico Campana, vogliamo veramente proporre delle novità del settore, le punte dello sviluppo, non solo quello che è stato, e tra l’altro di queste iniziative tante vengono proprio da qui, da questo territorio, qui pullula di sviluppi, ci sono davvero tantissime iniziative. Non solo i “grandi”, Italdesign, Giugiaro, Stola, ma anche i giovani, nuove generazioni che presentano progetti interessantissimi, tutti sviluppi di un territorio che ha know-how e voglia.

D: Potrebbe esserci nel museo spazio per un settore legato alle vetture elettriche, a quelle che gareggiano nel campionato di Formula E?

R: Mi piacerebbe molto, io credo che il futuro sarà nell’elettrico, io prevedo che a tendere non solo le case ma anche i grandi nomi come piloti andranno lì.
Per concludere, credo che Torino sotto questo profilo, in questo momento di difficoltà stia sviluppando ina capacità di fare squadra via più efficace, nel senso che forse questo un po’ mancava, qui non era così però credo che la voglia ci sia e velocemente stiamo recuperando anche questo. Credo che enti come il nostro, anche il nostro presidente è sempre attivo e coinvolto in tutte queste iniziative che fanno da collegamento tra la città ed il nostro mondo, il Politecnico, ed altri possano fare da collante a tutte queste eccellenze, dobbiamo solo trovare il modo di farle venire fuori valorizzarle.

Non possiamo che ringraziare Mariella Mengozzi per gli spunti di riflessione che ci ha proposto e le proposte che ha lanciato, con la speranza che le stesse possano trovare pratica applicazione e siano determinanti ai fini della ripartenza del settore auto.

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