F.1 La Fia comincia la sua rivoluzione araba ecco come

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT

Una federazione più moderna, aperta a tutti e disponibile al dialogo. E’ l’idea del presidente Ben Sulayem che in vista della prossima stagione sta varando la rivoluzione di immagine della federazione. La FIA, come si è visto in passato, è sempre stata arroccata su posizioni molto chiuse: con la presidenza Balestre, anni 80, i conflitti erano all’ordine del giorno con le squadre e per la sicurezza stradale, non si faceva niente.

BUDGET CAP UNA IDEA DI MOSLEY…

Poi c’è stata l’epoca Mosley, più attento alle esigenze dei team e con i primi tentativi di far passare due concetti che oggi sono di moda: la limitazione delle spese (ora chiamato budget cap) e il numero di gare. Tanto che a metà anni 90 in una intervista Mosley disse chiaramente il concetto: “Meno prove e più gare, le prove non portano soldi, le gare sì. Credo che 25 GP sia il massimo per una stagione”.

All’epoca se ne facevano 16-17 e sembravano già tante, per non parlare delle prove. La Ferrari, ad esempio, aveva tre squadre che giravano contemporaneamente a Fiorano, Mugello e in una pista da GP, tanto che negli anni dei trionfi di Schumacher, si facevano 50 mila km di test a fronte dei 5 mila dei GP…

TODT E LA SICUREZZA STRADALE

Poi c’è stata l’era Todt, più attenta alla sicurezza stradale, ai piloti come esempi di comportamento e le campagne stampa in questo senso. Poco sportivo, ma utile per aprire le porte della UE e dei ministeri dei trasporti che hanno cominciato a versare qualche soldino per ricerca e sviluppo su iniziative della stessa FIA. Dopo i mandati di Todt, ecco la svolta. Con Ben Sulayem si cambia volto alla federazione. Le polemiche di questa stagione, in realtà, sono il frutto della vecchia gestione Todt, una gestione politica e dura con un solo uomo al comando e una serie di supporti in cui prebende e incarichi servivano a rendere tutti contenti.

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