Marco e la Ferrari, una storia di passione per la rossa cominciata a 8 anni

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

 Non siamo partiti nemmeno tanto presto, Marco ed io, questa mattina. Destinazione fuori regione. Ora si può. Marco? Otto anni, Ferrarista a otto carati, dna rosso cristallino, globuli sanguigni col Cavallino stampigliato, otto tonnellate di passione specifica. In viaggio, verso Maranello, si chiacchiera sugli ultimi accadimenti in F.1. Marco non si capacita di come la Scuderia Ferrari si sia lasciata sfuggire il suo idolo Sebastian Vettel. Però nutre una gran fiducia in Leclerc. Spera che il suo Sebastian possa tornare in Red Bull al posto di Albon, mentre non lo vedrebbe di buon occhio in Mercedes con Lewis. Secondo Marco, il fuoriclasse inglese potrebbe creare problemi a Sebastian. Meglio vedersela con Max Verstappen. Anche Marco, come tutti, sta contando i giorni che mancano all’inizio del mondiale, mentre a Maranello, oggi, uno dei suoi obiettivi è acquistare la maglietta e il cappellino Scuderia Ferrari 2020, perché, secondo lui, alla fine a Monza si andrà. Eccome se si andrà.
“Come fai ad esserne così sicuro?” Gli chiedo.

IL SOGNO 2020? ANDARE A MONZA A TIFARE FERRARI

“Mi hanno detto che prima di andare a Monza dobbiamo andare al mare e devo finire tutti i compiti delle vacanze. Sai quanto tempo ci metto a fare i compiti delle vacanze? Troppissimo! Figurati se dopo non si va a Monza!

Sorrido, intanto che attraversiamo il Po…
“Chi vincerà il mondiale quest’anno?” “Ancora Hamilton.” Mi fa. “È troppo forte. Quest’anno non lo batterà nessuno!”
“Ma come? E noi? E Sainz? E Leclerc?”
“Sainz non è forte come Leclerc. È bravo, ma… È comunque Lewis è più forte di tutti.”
“Ma scusa, come mai allora nei Gran Premi che disputi a casa tua, sul pavimento del soggiorno, con le Formula 1/43, vince sempre la Rossa numero 5 di Sebastian Vettel?”

NEL GP DI CASA VINCE SEMPRE LA FERRARI DI VETTEL

Perché quella Ferrari è bilanciata benissimo, è velocissima, in curva è fortissima e in rettilineo è insuperabile. Non mangia le gomme. È la Ferrari perfetta. E il mio Sebastian, con quella Rossa, fa spesso la Pole position. E poi parte davanti e non lo prende più nessuno!”
Sono sempre meravigliosi, i Gran Premi a casa di Marco…
Il cartello stradale dice: Ubersetto. Siamo quasi arrivati. Cavalcavia che dà sulla Pista di Fiorano. A destra hanno fatto una nuova ciclabile, delimitata da un bel muretto protettivo. Tribuna ideale per assistere ai test sul circuito sottostante, voluto da Enzo Ferrari ai primi anni settanta.
Entriamo in paese: non c’è nessuno in giro. Strano. Visto che siamo a metà mattina di un venerdì di tarda primavera. Stagione ideale per una gita nella mecca Ferrarista. Raggiungiamo il parcheggio davanti al Museo Ferrari. Semivuoto.

IL SILENZIO DI MARANELLO, IL MUSEO LA PISTA E IL VUOTO

“Entriamo al Museo, Marco?” Che domande! Certo che sì! Affrontiamo un inusuale percorso delimitato da nastri, dove, all’inizio, c’è un signore gentilissimo che ci invita a disinfettare le mani e ad indossare una mascherina chirurgica che lui stesso ci indica giacente in una scatolina.
Entriamo. Una serpentina assolutamente vuota, con tanto di frecce indicanti la direzione da seguire poste a distanze regolari sul pavimento, ci porta alla biglietteria. Ci guardiamo intorno. Non c’è nessuno. Nessuno. Non è mai capitato di vedere un Museo Ferrari senza gli appassionati visitatori. Marco non sembra farci caso. È emozionato. Facciamo il biglietto. Saliamo le scale. Entriamo. La Ferrari 250 LM del 1963 che vediamo per prima, incantevole e maestosa, scaccia ogni malinconia. Ma non attira l’attenzione di Marco. Lui è già proiettato verso la F40, che guarda a bocca aperta. La meravigliosa Rossa trentatreenne fa letteralmente girare la testa al suo piccolo fan. E non solo a lui! Foto da tutte le angolazioni. La ammiriamo e accarezziamo con gli occhi e con il cuore. È lei, la regina del piano di sopra. Nemmeno la stupenda GTO del 1984 riesce a contrastarla.


Proseguiamo, Ferrari Enzo, LaFerrari e la minacciosa P80/C, un’opera d’arte. L’ennesima, presente in questo luogo magico.
Scendiamo. La 275P attrae Marco per il suo aspetto simpatico. Marco le sorride, lei sembra fargli l’occhiolino. Poi il colpo di fulmine: la SF71H. Marco è fuori controllo: vorrebbe toccarla, abbracciarla, stendersi sopra, saltarci dentro. È emozionato e felice. Anche io, con lui. Seppur la SF71H dipinta lucida con i colori della SF90 risulti un po’ meno amabile dell’originale. Non vorremmo più andare via, da questo Museo deserto, ma carico di storia e di leggenda. Visita alla Sala dei trionfi, Marco posa con le Ferrari di Schumi, io con quelle di Gilles e di Clay. Così irresistibili, così uguali…

PRIMA DI USCIRE LE FOTO DI RITO AL MUSEO


Prima di uscire, per Marco foto di rito all’interno della Ferrari cabrio. Braccio fuori dal finestrino e altra mano alta sul volante, mezzo sorriso, da Ferrarista consumato. Usciamo, emozionati e felici. Non c’è in giro anima viva. Sembra un paese fantasma. Entriamo in un negozio. Solita procedura, disinfezione mani, eccetera. Vuoto anche lì. Ma dove sono tutti? Ci dicono, i pochi autoctoni presenti, che sperano di avere un minimo di presenze, un segno di vita, per loro, una speranza sabato, con la disputa della 24 Ore di Le Mans virtuale. Al Ferrari store stessa storia. Percorso delimitato, addetti super gentili, un cliente solo, con loro, all’interno. Poi il signore se ne va. Rimaniamo Marco ed io con tutto lo staff a disposizione. Desolazione. Mai vista Maranello così. Serrande di negozi abbassate. Bar e ristoranti chiusi o desolatamente vuoti…

A FIORANO GLI HOT LAP DI UNA VETTURA LABORATORIO


Andiamo a vedere la Pista di Fiorano. Verifichiamo la posizione in attesa del 23, quando gireranno qui Sebastian e Charles, con la SF71H, speriamo nei colori originali. Ci rincuorano gli hot laps di una berlina camuffata. È sempre bello vedere le macchine in pista. Qualsiasi macchina, su qualsiasi pista. Indugiamo diversi giri. Nessuno ha voglia di muoversi, di andare via. Rimaniamo immobili e incantati, a guardare la Pista, ad ammirare la Ferrari che gira. Poi, a malincuore, torniamo sui nostri passi. Sul piazzale parcheggio antistante il Museo Ferrari scorgiamo Luca Colajanni, il mitico addetto stampa della Scuderia Ferrari F.1, camicia a righine rosse, parlare con uno sconosciuto. Finalmente un segno di vita. Ah, ma allora qualcuno c’è ancora in questo paese! In realtà sappiamo che stanno lavorando tutti alacremente, chi in Produzione, chi nella Gestione Sportiva, concentrati più che mai sulla stagione che sta parte. Facciamo la foto sul cancello della GES. La salutiamo, stringendo entrambi il pugno al cielo. Torniamo il 23! Noi non molliamo! FORZA FERRARI!

 

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