LE HYPERCAR DEL WORLD ENDURANCE CHAMPIONSHIP; UN “FASTIDIO” FUTURO PER LA FORMULA 1?

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Dopo le ben note vicissitudini, risalenti a non più di tre anni fa, per le quali il WEC, il Campionato del Mondo di durata per prototipi, sembrava essere giunto alla sua conclusione, stante come nella classe regina della competizione fosse rimasta una sola casa costruttrice, la Toyota, a competere, la serie, con l’avvento delle Hypercar (e tutta una serie di variazioni ai regolamenti che le favorissero) non solo è tornata ai fasti di un tempo ma anche si sta preparando ad una fase di sviluppo per certi versi inattesa.

Ad oggi sono ben sette i prestigiosi marchi partecipanti, in rigoroso ordine alfabetico Cadillac, Ferrari, Glickenhaus, Peugeot, Porsche, Toyota, Vanwall, cui il prossimo anno si aggiungeranno Alpine (lo scorso anno presente con una “vecchia” LMP1 riadattata), BMW e Lamborghini (e con Isotta Fraschini all’orizzonte), e non è detto che a breve non vi sia qualche altra casa automobilistica che non sia intenzionata ad aggiungersi. Leggi Alfa Romeo…

Un campionato che, già ora ma soprattutto in una prospettiva di breve termine, si preannuncia, oltre che equilibrato in pista, ingrediente basilare per gli appassionati, più attrattivo ed entusiasmante di una Formula 1 stucchevole che ha ormai perso buona parte dell’appeal che aveva sino a un paio di decadi fa, e che potrebbe richiamare, come accadeva negli anni ’70 d’oro del Campionato del Mondo Prototitpi, anche altri piloti attualmente impegnati nella Formula 1.

Già, gli anni ’70; dato che, come diceva qualcuno, “a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca”, non dimentichiamo che già allora la serie a ruote coperte suscitava grande (magari anche troppo) interesse, tant’è che alla stessa vennero in più occasioni messi i bastoni tra le ruote per evitare che divenisse un concorrente troppo pericoloso di quella Formula 1 da sempre considerata competizione regina che come tale doveva rimanere.

Certamente il WEC è una serie più “mondiale” di quanto non lo sia la Formula 1, sia per le case che per i piloti partecipanti, più tecnicamente equilibrata (in Formula 1 vince la macchina migliore, non il pilota migliore), più coinvolgente anche per il pubblico, meno “impegnativa” sotto l’aspetto economico per chi partecipa (anche se è prevedibile un allargamento di due-tre tappe nel calendario), altrettanto certamente l’eredità di una gara come la 24 Ore di Le Mans rappresenta un elemento di fascino non indifferente ed il campionato, almeno come primo impatto, sembra per ora essere gestito con regole sportive e non “politiche”.

Un’ulteriore considerazione si impone: la Formula 1, che dovrebbe rappresentare il massimo dell’evoluzione, della tecnica e della ricerca, si è ormai cristallizzata in un campionato “monomarca politicizzato” e dove ad inizio campionato si sa già chi vince, mentre il WEC si propone come una serie dove i costruttori partecipano in prima persona e fanno ricerca e sviluppo in continuazione, in un contesto che, grazie al suo regolamento, tende a livellare sempre le prestazioni, “garantendo” una competitività che attrae il pubblico e gli appassionati.

Tuuto ciò diventa sempre più attrattivo e porta ad un sempre crescente interesse, manifestato anche dalla crescita anche nella partecipazione da parte delle case; tutti questi fattori, se da un canto depongono a favore del WEC, dall’altro portano, in prospettiva, a qualche preoccupazione che questa serie possa proseguire la sua crescita senza “interferenze”.

La “torta”, intesa come denaro, sponsor, tifosi, interesse e quant’altro, quella è, ed è difficilmente pensabile che la Formula 1 voglia lasciarne una parte, per cui non è necessario essere dei profeti per ipotizzare che una crescita ulteriore del WEC non passi inosservata e non generi delle contromosse, in prima battuta ad alti livelli di “comando”.

La speranza è che la storia non si ripeta (sempre in tema di citazioni, “chi dimentica la propria storia è destinato a rimanerne nuovamente vittima”); abbiamo recuperato un campionato che qualche decade fa appassionava ed entusiasmava, che regalava emozioni e che premiava non solo i vincitori ma tutta la serie, sarebbe un delitto sportivo ritrovarsi tra qualche anno senza una competizione a ruote coperte, se vogliamo per certi versi “alternativa”, per I ricorrenti giochi di palazzo o per interessi economici.

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