PRIMA VARIANTE, RAMPA DI LANCIO…

 

Specie nelle categorie Turismo e Gran Turismo, la prima variante del tracciato monzese configura il punto più spettacolare del circuito, sia per i tutt’altro che infrequenti (per usare un eufemismo) “contatti”, sia in quanto punto più propizio per tentare un sorpasso in staccata, sia in quanto il cordolo, per la verità un po’ infido, posto all’ingresso della “S” risulta essere, quando “pizzicato” più aggressivamente, un vero e proprio trampolino che solleva da terra le vetture. 

Se l’obiettivo dichiarato vuole essere quello, nel punto più lento del tracciato brianzolo, di evitare che qualcuno possa “tagliare” in modo eccessivo la traiettoria e guadagnare indebitamente qualche preziosa frazione di secondo, d’altro canto la stretta variante inevitabilmente non sfugge alla tentazione di prestarsi, per la verità più in entrata che in uscita, a qualche “confidenza” in più con il cordolo di cemento posto alla destra della traiettoria. 

 

 
Una manna per il pubblico assiepato sulle tribune e, soprattutto, per i fotografi, che si distribuiscono sul perimetro della variante e si appostano come falchi in attesa della preda fiduciosi dell’arrivo di qualche evoluzione acrobatica che possa regalare qualche scatto un po’ particolare o qualche immagine “da copertina”, sempre di grande effetto visivo per i navigatori del web o per chi sbircia sulle prime pagine dei giornali. 

L’ACI Racing, che prevedeva in programma le prove del Challenge Mini, della Porsche Cup, del Campionato Italiano Gran Turismo e del TCR, era un’occasione quantitativamente anche troppo propizia per non che la “rampa di lancio” divenisse protagonista e, come facilmente immaginabile, regalasse attimi di spettacolarità, e sulla quale le piccole utilitarie, piuttosto che le sempreverdi gran turismo tedesche, sino a giungere alle possenti Ferrari 488 od alle Lamborghini Huracan, si sono esaltate nei loro decolli. 

Inclinazioni su due ruote, sollevamento da terra con tutte e quattro, salti più o meno lunghi, il tutto con buona pace delle “povere” sospensioni e dei fondi delle vetture, messi a più che dura prova da atterraggi tutt’altro che delicati piuttosto che da “spanciate”, nonché, ultime ma certamente non meno importanti, delle schiene (ed i fondi schiena) dei piloti, evoluzioni talora “ricercate” e finalizzate alla ricerca della traiettoria più efficace, talora frutto di errori e di ingressi un po’ troppo anticipati nella variante. 

 

 
Stante che, abbinata ad altri fattori (velocità, assetto, traiettoria, ecc.), una differenza in entrata anche di pochi centimetri può generare effetti differenti, si è potuto assistere al verificarsi di una molteplicità di salti veramente multiforme, quasi una sfida nella sfida, un po’ come nel freestyle dove si cerca il “trick” più ad effetto, ed alla quale nessuno si è più o meno inconsciamente esentato dal partecipare. 

Sotto questo punto di vista impossibile stilare una classifica di gradimento, impossibile indicare preferenze; forse un po’ meno impossibile immaginare le imprecazioni dei meccanici che, con gli occhi rivolti ai monitor dei box, assistevano impotenti ed un po’ meno entusiasti, valutando i successivi straordinari da farsi per rimettere in sesto le vetture. 

A corollario, impossibile non corredare quanto descritto con qualche immagine di quanto ammirato in pista (per solidarietà morale ed una sorta di affettuosa compassione si risparmiano le espressioni dei meccanici) durante il weekend monzese, non condividere i momenti nei quali chi era a bordo pista ha potuto, in una posizione certamente favorevole, assistere alle evoluzioni che il cordolo della prima variante, in questo caso assoluto protagonista, ha saputo generare.

 

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