Morte Marchionne, la sua eredità il suo lavoro i suoi errori

 

Sergio Marchionne è scomparso all’ospedale di Zurigo, dove era ricoverato dall’operazione alla spalla del mese scorso. Aveva 66 anni. Le voci sulla salute di Marchionne si erano intensificate nella giornata di sabato, con la convocazione di urgenza dei CDA di FCA, Ferrari e Cnh per decidere la sua successione con largo anticipo rispetto alla scadenza prevista per il prossimo anno. Nel tardo pomeriggio, FCA in una nota diffusa alla stampa aveva comunicato «con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore». Per questo, il manager «non potrà riprendere la sua attività lavorativa». Le indiscrezioni sull’irreversibilità delle condizioni di Marchionne si sono susseguite nei giorni successivi, fino all’epilogo di oggi.Nato a Chieti nel 1952, da madre originaria della Dalmazia e padre italiano, Marchionne, dalla doppia nazionalità italiana e canadese, aveva due figli. All’età di 14 anni, Marchionne si trasferì con la famiglia in Canada, dove consegue la laurea in Filosofia presso l’Università di Toronto.

 

Successivamente Marchionne si laureò in Legge alla Osgoode Hall Law School della York University e ottenne anche un Master in Business Administration.Dal 1983 al 1985 Marchionne lavorò per Deloitte Touche come avvocato esperto in fiscalità; dal 1985 al 1988 rivestì il ruolo di controllore di gruppo. Nel 1989 divenne vice presidente esecutivo della Glenex Industries; nel 1990 il passaggio alla Acklands come responsabile dell’area finanziaria. Sempre a Toronto, dal 1992 al 1994 ricoprì prima la carica di Responsabile per lo sviluppo legale e aziendale e poi di Chief Financial Officer al Lawson Group. Nel 2000 divenne ad di Algroup; nel 2002 il passaggio alla SGS di Ginevra, sempre come amministratore delegato.

 

 

Nel 2004 Marchionne sostituì Giuseppe Morchio alla guida di Fiat, subito dopo la morte di Umberto Agnelli. La Fiat, vicina al fallimento, era stata salvata da un prestito erogato da una cordata di banche. Il bilancio 2003 parla da solo: la Fiat era in rosso di 2 miliardi e presentava una perdita operativa di 500 milioni.

Negli Stati Uniti, Marchionne riuscì a conquistare il favore di Barack Obama con l’acquisizione della moribonda Chrysler e la nascita di Fiat Chrysler Automobiles. Anche l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva speso parole di stima per il suo sostegno all’occupazione americana.

Marchionne aveva anche perfezionato un altro accordo importante, quello con Google per lo sviluppo dei sistemi di guida autonoma. L’apporto di Marchionne a questa intesa fu molto importante, vista la sua profonda conoscenza del mondo degli affari del Nord America. Grazie a Marchionne, la Fiat è tornata negli USA nel 2009 e Alfa Romeo nel 2014. A Marchionne si deve anche la rinascita del brand Jeep, il marchio nel miglior stato di forma dell’intero gruppo. Sotto l’egida di Marchione, la reputazione di Jeep è molto cresciuta sia in Europa che in Cina, uno dei mercati di maggior successo di Jeep.

 

Marchionne ha avuto fortune alterne nella gestione degli altri brand della galassia FCA. Basti pensare agli obiettivi disattesi in termini di volumi di vendita di Alfa Romeo. Lancia, invece, è stata accantonata. A chi chiedeva charimenti in merito a questa scelta, nel 2014 spiegò: «Abbiamo provato per dieci anni a cercare di piazzare la Lancia specialmente nei mercati mediterranei. Ma la Lancia è stata per dieci anni in perdita come è stata in perdita l’Alfa Romeo. C’è una realtà commerciale che dice che il marchio Lancia al di fuori della rete italiana ha pochissimo valore». Scelte difficiili, volte all’obiettivo del ripianamento del debito, oggi praticamente raggiunto. 

Di Marchionne si ricordano anche gli scontri con Fiom-Cgil, che sono sfociate nel rifiuto del contratto nazionale dei metalmeccanici nel 2010. Nel 2011, Marchionne decise di uscire da Confindustria, per evitare imposizioni sui modelli contrattuali da impiegare nelle fabbriche italiane.

 

A sostituire Marchionne come amministratore delegato di FCA è stato scelto il responsabile del brand Jeep, il britannico Mike Manley, 54 anni, capace di quadruplicare le vendite del marchio dal 2009 ad oggi. In Ferrari, invece, Louis Camilleri ha assunto il ruolo di ad, mentre John Elkann quello di presidente.

Proprio Elkann, presidente di FCA, ha speso parole sentite per Marchionne, sia in una nota diffusa alla stampa da FCA, che in una lettera indirizzata ai dipendenti del gruppo. «Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile – ha dichiarato Elkann -. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e soprattutto un amico. Sono profondamente addolorato per le condizioni di Sergio. Si tratta di una situazione impensabile fino a poche ore fa, che lascia a tutti quanti un senso di ingiustizia. Il mio primo pensiero va a Sergio e alla sua famiglia».

«Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che pareva impossibile – aveva scritto ai suoi dipendenti -. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo».

 

«Fin dal nostro primo incontro, quando parlammo della possibilità che prendesse le redini della Fiat, ciò che mi ha veramente colpito di lui, al di là delle capacità manageriali e di una intelligenza fuori dal comune, sono state le sue qualità umane. Qualità che gli ho visto negli occhi, nel modo di fare, nella capacità di capire le persone. Ci ha insegnato ad avere coraggio, a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo».

«Ci ha sempre spinti ad imparare, a crescere e a puntare in alto – spesso andando oltre i nostri stessi limiti – ed è sempre stato il primo a mettersi in gioco. L’eredità che ci lascia parla di ciò che è stato davvero importante per lui: la ricerca dell’eccellenza, l’idea che esiste sempre la possibilità di migliorare. I suoi insegnamenti, l’esortazione a non accettare mai nulla passivamente, a non essere soddisfatto della mera sufficienza sono ormai parte integrante della nostra cultura in FCA: una cultura che ci spinge ad alzare sempre l’asticella e a non accontentarci mai della mediocrità».

 

«La definizione che Sergio ci ha dato della parola leader è valida oggi più che mai. Quello che conta davvero è il tipo di cultura che un leader lascia a chi viene dopo di lui. Il miglior modo per giudicarlo è attraverso ciò che l’organizzazione fa dopo di lui. Questo è solo uno dei tanti esempi di quanto Sergio fosse un leader vero e molto raro. Già anni fa, abbiamo iniziato a lavorare ad un piano di successione che avrebbe garantito continuità e preservato quella cultura unica che vive in FCA».

 

Marchionne lascia i due figli, Alessio Giacomo e Jonathan Tyler, e la compagna Manuela Battezzato.

Automoto.it

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