F.1, quale Ferrari dopo Arrivabene. Chi scende e chi sale

La domanda, legittima, è la seguente: e adesso cosa succederà alla Ferrari? Perché il mancato rinnovo del contratto a Maurizio Arrivabene e la conseguente promozione di Mattia Binotto, apre nuovi scenari nella squadra. I contrasti fra la gestione del team e la parte tecnica erano apparsi evidenti da tempo, con continue indiscrezioni che qualcuno cercava di tacere. Non ultimo lo stesso Arrivabene che, durante una cena sociale lo scorso 15 dicembre, aveva testualmente detto: “Non credete alle voci e a quanto scrivono i giornali, sono fake news, stiamo preparando una grande stagione”.

 

Si vede che proprio false le voci non erano, se i vertici della Ferrari hanno deciso di non rinnovare il contratto ad Arrivabene. I problemi sono nati durante l’anno, quando da un lato, Arrivabene, si è contestato lo sviluppo della macchina e (dopo Hochenheim) si era cercata una giustificazione tecnica all’uscita di pista di Vettel. Smentita dall’analisi dei fatti, ma l’essere sempre messi in discussione, sentirsi accusare anche di errori non fatti, ha creato un muro. Da un lato Arrivabene e chi considerava Binotto un tecnico che stava andando oltre i suoi limiti, dall’altra lo staff capeggiato sia da Binotto, ma anche dall’aerodinamico Cardile e dal motorista Iotti, ovvero la triade promossa sul campo da Marchionne cui si deve l’impostazione della Ferrari che l’anno scorso ha rischiato di vincere il mondiale.

 

Complici i caratteri delle persone, sanguigno, spontaneo e irascibile Arrivabene, analitico, lucido, riflessivo ma uno che non dimentica i torti come Binotto, si è arrivati a un punto di non ritorno. La presidenza Elkhann, dovendo scegliere fra mantenere in casa chi ha progettato la monoposto e chi invece doveva gestire la fabbrica, ha scelto logicamente di mantenere lo staff tecnico che avrebbe minacciato dimissioni compatte se non si fosse fatta chiarezza. E chiarezza è stata fatta, con una decisione che lascia poco spazio a voci e dispute varie.

Lo scomparso Sergio Marchionne, al centro, era l’ago della bilancia fra Arrivabene (a sinistra) e Binotto (a destra). Mancando il presidente, i rapporti fra i vertici Ferrari si sono guastati

 

Con Arrivabene è probabile che andranno via, o verranno spostati, altri personaggi all’interno della Ferrari, con promozioni di alcuni elementi di valore che finora sono rimasti in secondo piano, come Antonello Coletta, bravo manager che ha portato i titoli mondiali GT e che ha esperienza di F.1 da anni. Si era parlato anche di Fred Vasseur, manager della Sauber, la cui esperienza in un team potrebbe essere di supporto a Binotto, che per i compiti da ricoprire potrebbe avere difficoltà nel fare tutto da solo. Di sicuro il 2019 sarà una stagione importante, perché se la macchina non sarà all’altezza la colpa sarà solo di chi l’ha progettata, se in pista ci saranno errori non ci sarà possibilità di scaricabarile fra le due fazioni. E questo Binotto lo sa bene, ma adesso potrà lavorare sereno, ammesso che prima non lo fosse, e si avranno certezze su chi e come deve comandare. Senza alibi, in pratica.

 

E’ quello che ha fatto il presidente John Elkhann, proseguendo un progetto tracciato da Sergio Marchionne la cui scomparsa ha creato i presupposti per le indecisioni seguenti. In quanto ad Arrivabene, il suo posto nel CDA della Juventus potrebbe garantirgli spazi e incarichi importanti, visto che con Andrea Agnelli ha sempre avuto un ottimo rapporto. In quanto alla Ferrari, il nuovo AD Louis Camilleri potrebbe essere affiancato (o sostituito) da manager di provenienza torinese anche se si parla di un ritorno di Amedeo Felisa, l’artefice dei successi delle Ferrari stradali. Infine voci che riguardano lo stesso Piero Ferrari, che starebbe trattando (se non lo ha già fatto) l’acquisto del 10 per cento di quote che gli Emirati di Ethiad stanno cedendo dopo aver completato il programma decennale di investimenti previsti a suo tempo. Col 20 per cento di quote Ferrari, il figlio del fondatore potrebbe avere maggior voce in capitolo e anche questa pista finanziaria fa capire altre cose su quanto sta accadendo alla Ferrari. La speranza è che ci sia quella serenità e chiarezza che consenta di lottare per il mondiale, cosa  che è mancata l’anno scorso al di là dei meriti della macchina e dello staff tecnico.

 

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