DEMOLITION DERBY ANCHE IN ITALIA

 

Negli Stati Uniti è in voga un evento motoristico, non sportivo ma più, se vogliamo utilizzare una definizione più pertinente, di intrattenimento, chiamato demolition derby, una sorta di rodeo automobilistico collettivo, una specie di “royal rumble”, per citare il wrestling, a motore, nel quale in un’area delimitata, le vetture raccolte insieme cercano di eliminarsi a vicenda sino a quando non ne rimane una sola in movimento, che risulta la vincitrice dell’evento. 

Il motto, non a caso, che caratterizza questa kermesse è “ne rimarrà soltanto uno”, ed è assolutamente esplicativo di quanto accada all’interno dell’arena. Potrà apparire strano, ma tale evento ha luogo anche in terra italiana; lo scorso weekend infatti, in un piccolo paese della provincia torinese, chiamato Villareggia, ha avuto luogo la nona edizione del demolition derby italiano. 

 

 
Poche, come spiegato dagli organizzatori, le regole; a monte quelle di sicurezza (casco, collare e cinture di sicurezza), ve ne sono due basilari, la prima, non sono ammessi scontri frontali, la seconda, non è consentito urtare le vetture degli “avversari” sulla portiera lato guida, pena la squalifica in caso di recidiva. Le vetture, suddivise per tipologia (anche a buon senso è evidente che uno scontro tra una Volvo e una Panda sarebbe impari), sono ovviamente rinforzate, ma non dispongono di rollbar. 

Alle manche partecipano, stante le dimensioni “dell’arena”, 5-6 mezzi alla volta; le vetture si dispongono ai bordi della pista con il muso rivolto verso l’esterno e, di norma, gli urti vengono eseguiti con la parte posteriore della vettura (diversamente il motore rimarrebbe danneggiato); per dare un’idea della kermesse, si consideri che le vetture in lizza erano una cinquantina, per cui il programma si è svolto lungo tutta la giornata. 

Al momento in cui un pilota realizza che il suo mezzo non può più continuare, al pari di quando nelle guerre la bandiera bianca era il simbolo della resa), lo stesso sventola un drappo bianco al di fuori del finestrino (e vi assicuro che prima di farlo le provano tutte), segno al quale gli addetti a bordo pista con segnali acustici e bandiere rosse sospendono le ostilità. Prima di riprendere, anche in questo caso tutti si piazzano come per la partenza ai bordi della pista con l’anteriore del mezzo rivolto all’esterno. 

 

 
Per quanto strano, anche in questa manifestazione si fa ricorso a “strategie”; quando nell’arena vi sono piloti “amici”, gli stessi si “coalizzano” per eliminare gli avversari aiutandosi vicendevolmente, per poi giocarsi tra loro la vittoria finale, il cui premio è il prestigio della vittoria e l’applauso del pubblico.

 
Un ambiente “colorato”, come facilmente immaginabile, nel quale taluno ha arricchito la propria vettura con una presenza, diciamo, folkloristica, ma sobriamente senza eccessi e senza ricorso ad elementi forzatamente spettacolari, una manifestazione organizzata bene, in modo semplice ma altrettanto efficace, concreto e simpaticamente accattivante. 

Il riscontro è venuto dal folto pubblico assiepatosi a bordo arena, appassionato e che ha seguito le evoluzioni nell’area di gara con entusiasmo e partecipazione, e che ad un’occhiata sommaria poteva essere stimato in non meno di un migliaio di persone, un risultato di tutto rispetto per un evento neppure troppo pubblicizzato e che aveva a tema un contesto motoristico certamente inusuale se paragonato a quelli cui siamo abituati. 

Un evento divertente cui, a parere personale, vale certamente la pena presenziare, e che consente di trascorrere una giornata “diversa”, piacevole, uno di quegli eventi che per un momento ci può trasportare in quella visione motoristica “a stelle e strisce” d’oltre oceano della quale il più delle volte sentiamo solo parlare.

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