Bergamo Hystoric GP, da Nuvolari il sogno di una gara sulle mura

Il colpo di fulmine mi investì parecchi anni fa, quando, sfogliando il libro: “Piloti, che gente…” scritto da Enzo Ferrari, mi imbattei in una stupenda foto di Tazio Nuvolari, impegnato in una difficile curva sul Circuito delle Mura, situato a Bergamo Alta. Mamma mia, mi dissi! Il grande Tazio ha corso e vinto anche nella mia città! Da allora, tutte le volte che mi reco in città alta, allorquando passo in quel preciso punto dove venne scattata quella foto, tedio chi mi accompagna ricordando ogni volta che Nuvolari passò di lî di gran carriera. E andò a vincere, da par suo, la prima e unica edizione della Coppa Città di Bergamo, trofeo che oggi è religiosamente conservato nel museo dedicato al mantovano volante dalla sua città natale.

 

È da molti anni che vivo quella emozione, fantasticando e immaginando cosa fu quel 19 maggio 1935, quando l’immenso Tazio, sulla sua fida Alfa Romeo P3, sfrecciò vincente su quello che lui stesso ebbe a definire:”il Circuito sublime”. E lo fece quasi esattamente solo due mesi prima che andasse a vincere una edizione memorabile del gran premio di Germania, dove scrisse una delle pagine più belle ed eroiche del motorismo mondiale, diventando der teufel, il diavolo. Ma questa è un’altra storia…
Sull’onda della memorabile corsa in terra bergamasca, sono tre lustri che si svolge il Bergamo Historic Gran Prix, manifestazione che fa rivivere gli antichi fasti di quel giorno del 1935, radunando sul circuito sublime delle mura venete tanti gioielli del motorismo, sia quello eroico, con Bugatti, Amilcar, Ferrari e Alfa Romeo, che quello moderno, con Ferrari, Dallara e Bugatti.

 

 

 

Un ideale trait d’union delle epoche è la meravigliosa Effeffe Berlinetta, pensata e creata dalla passione dei fratelli Frigerio. Una vettura stupenda, realizzata con tutti i concetti delle GT degli anni sessanta, quindi nessun ausilio elettronico, solo muscoli, orecchio e… sensibilità di certe parti basse per sentire il comportamento del gioiello nei vari tratti di percorrenza. Un ritorno alle origini, una riscoperta del piacere puro della guida, quella vera, che era quasi un domare la belva, che si scatena quando, pigiando sull’acceleratore, si liberano melodiosi tutti i cavalli dell’Alfa Romeo 2000 che la spinge. Un sogno di vettura che mi ha incantato nei vari passaggi che ha effettuato domenica pomeriggio sul circuito delle Mura, deliziando l’udito con un rombo poderoso e stridio di pneumatici, e soprattutto la vista, perché la Effeffe è davvero di una bellezza stordente…

 

 

Ero lì che avevo consumato il pollice a furia di scattarle folto, quando qualcuno mi butta lì:”Perché non sali a fare un giro anche tu?” Non ci voglio credere… Non ci posso credere… A me, proprio a me, che un paio d’ore prima mi erano venute le lacrime agli occhi ammirando i primissimi passaggi delle Bugatti e delle Alfa Romeo da Gran Premio, di quel gran premio, mi stanno ora facendo una proposta del genere. Non può essere vero! Mi scoppia il cuore…

La Effeffe parte per l’ultima manche della esibizione, sorniona, ma felina, artigli belli in vista. Fa un giro, poi un altro, poi si ferma, salgo io, a destra. Cuore in gola. Ripartiamo. Il rombo inonda L’abitacolo, ci buttiamo giù per Porta Sant’Alessandro, quella di un’altra famosissima foto di Tazio, proprio lî. Poi, via via giù per Sant’Agostino, tra due ali di folla ancora lì a scattare foto su foto, nonostante fosse uno degli ultimi passaggi. Poi la curva lunghissima davanti a porta Sant’Agostino, dove si capisce, si percepisce perfettamente il brivido che forse provò forse anche lo stesso Tazio, percorrendola. Ecco perché circuito sublime! Poi su, su, in piena accelerazione fino alla meravigliosa esse in contropendenza nei pressi di Porta San Giacomo, che la Effeffe divora, nemmeno fosse la P3, quella P3…

 

Poi la curva, quella della famosa foto del 1935 di cui scrivevo all’inizio… No, anche io qui, come lui, su questo gioiello a ripercorrere le stesse curve, le stesse traiettorie, lo stesso stridio di pneumatici… No, non può essere vero… Difatti, ancora adesso, non ci credo. Qualcuno mi ha inviato delle foto, ma, al giorno d’oggi, con le foto ci si può inventare di tutto. Preferisco pensare che sia stato un sogno. Meraviglioso ed impossibile. Creato da un amore troppo grande per quell’uomo così piccolo… Non l’ho mai visto correre, ma l’ho sempre immaginato, sognato, ammirato. Anche domenica scorsa. Sì, deve essere stata la suggestione, la gente, forse anche il caldo… Grazie, Tazio! Grazie Effeffe! Per avermi regalato un sogno così meraviglioso, così intenso da parer vero, sul circuito sublime….

 

 

 

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