INFINITI Q50 L’alternativa made in Japan alle tedesche di lusso

Quando i giapponesi di Nissan decisero di creare un marchio dedicato al lusso, avevano pensato all’infinito, che per i nipponici è simbolo di eterno e di sempre nuovo, solo che in giapponese infinito si dice Mugen, che è il nome del reparto corse avanzato di Hirotoshi Honda, il figlio del fondatore della Casa nipponica. D’altronde, negli USA la Toyota aveva Lexus come marchio di lusso e Honda aveva Acura. E allora, come fare? Semplice, si è adottato l’inclinazione inglese ed ecco che Infiniti (invece che infinity come si scrive correttamente) nasce proprio con lo scopo di portare al massimo tutto quello che era ed è l’emblema del lusso made in Nissan. E questo prima della nascita dell’alleanza con Renault e ora Mitsubishi.
Con il marchio Infiniti sono state presentate vetture di alto livello, dalle berline ai SUV. Con Infiniti Q50 si entra in un mondo dove chi non vuole le solite tedesche e ambisce ad altro, sia per questione di gusti sia per farsi notare in un panorama sempre più appiattito, ha deciso per vetture di alto livello ma con caratteristiche precise, diverse e facilmente distinguibili. Con la Q50 Sport siamo entrati nell’ennesimo restyling di una berlina di grandi dimensioni con interni lussuosi e stile particolare. Molto gradevole a dire il vero. La gamma vanta una serie completa di motori, benzina diesel ed ibrido, come dire che non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Visto che il segmento è appannaggio delle diesel, abbiamo provato la 2.2 da 170 cavalli. Il motore è di derivazione Mercedes, e questo spiega il perché della vecchia cilindrata teutonica, così come la potenza di 170 cavalli che non è il massimo per queste cilindrate. Diciamo che è il miglior compromesso esistente per una vettura di queste dimensioni anche se la concorrenza con i due litri ha potenze superiori. In ogni caso più che sul motore (conosciuto e affidabile) Q50 Sport se la gioca con l’aspetto, con i cerchi da 19 pollici e gli interni lussuosi belli da vedere e da toccare, con regolazioni elettriche anche della larghezza degli schienali. Nulla da dire sulla posizione di guida, anche se le dimensioni sono notevoli, si riesce sempre a controllare tutto e a gestire la massa senza problemi.
Il cambio automatico a sette marce ha tre regolazioni, standard, sport e pioggia, diciamo così, utile nelle riprese anche se manca la velocità di cambiata che ti aspetti su questo tipo di vetture. Insomma, fra una marcia e l’altra è un po’ lento rispetto a quello che c’è in circolazione, in compenso i 170 cavalli della Q50 diesel bastano perché il motore ha tanta coppia e serve poco per trarsi di impaccio. Il bagagliaio, anche se l’accesso è piatto e piuttosto rialzato dal pianale, è bello profondo per cui in 4 ci sta tutto quello che serve. Le connessioni di bordo sono all’altezza della situazione ma siamo sempre un passo indietro rispetto a quello che offrono i tedeschi, anche se la visualizzazione sullo schermo è bella e intuibile, seppure ci siano delle funzioni che devi andare a cercare nei vari programmi e non è molto semplice da capire. In ogni caso fra i punti di forza c’è la tenuta, che con i cerchi da 19 pollici migliorano l’inserimento in curva e il confort di marcia, nonostante, appunto, i cerchi gradi che di solito non sono il massimo in quanto a silenziosità e ammortamento delle asperità stradali. Grande lo sterzo elettronico, una delle prime a montarlo. Insomma, un bel prodotto, fatto bene con grande qualità dei materiali.
Parlando di prezzi, la Infiniti Q50 2.2 diesel parte da 39.900 euro, col top di gamma che arriva a 54.400. Diciamo che sui 45.000 c’è già tutto quello che serve, il resto avanza. Il problema vero di questa vettura è la tenuta sul mercato. Perché se una tedesca è ancora una sorta di assegno circolare, la Q50 paga il fatto di essere un modello di nicchia, quindi poco commerciale. Poi la scelta sta al cliente e ognuno ragiona a modo proprio.
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