Effeffe il Manifesto della bellezza del made in Italy

Testo e foto LUDOVICA DEMURTAS

 

E’ sabato mattina, sveglia presto, ma ho la sensazione che sarà una giornata perfetta.

Prendo le mie fidate Nikon e andiamo a casa della “Effeffe”, dove già ci aspettano Leonardo, il figlio Massimo e altri nuovi amici pronti per un giro al lago ..per qualche scatto prima che arrivino le brutte giornate. Ringraziando il cielo per la splendida giornata che ci ha donato, ed è così che mi è venuta l’idea di raccontarvi questo capolavoro moderno dal sapore antico.

Seguendo la Berlinetta tra le curve della statale che porta a Onno sul lago di Lecco, non posso fare a meno di seguire le sue forme, così perfette così armoniose e sinuose, come solo delle mani esperte potevano realizzare, le sue forme sono realizzate non da semplici laminati pressati come oggi, ma dalla cura e l’ingegno di veri e propri sarti che cuciono sapientemente il “vestito” sul telaio, immagino il suono ritmico dei martelli che colpiscono la lamiera appoggiata su un incudine per darle la forma voluta, senza nessun disegno o progetto, ma solo l’idea presente nelle loro teste.

Avete presente quando indossate una camicia di seta? Quella sensazione di essere avvolti in una carezza? Ecco è proprio questo che si percepisce sfiorando le curve della Berlinetta.

Il telaio è anch’esso realizzato a mano da mastri artigiani su disegno dell’Ing. Carlo Sirtori che ha progettato la struttura tubolare studiata per ospitare la meccanica proveniente da vari modelli Alfa Romeo.

La perfezione del tubolare la posso vedere con il susseguirsi delle curve dove la Berlinetta per la gioia dei piloti non si scopone di un millimetro; chissà guidarla a tutta velocità nella serie delle Becketts a Silverstone; a vederla da dietro sembra viaggiare su due binari.

Grazie all’illuminata idea dei fratelli Frigerio, ogni pilota può divertirsi su qualsiasi circuito grazie alle innumerevoli regolazioni. La vettura secondo lo schema tecnico di costruzione del gruppo molla ammortizzatore inboard con schema push-rod per quanto riguarda l’anteriore e per il posteriore l’utilizzo dell’assale rigido e del parallelogramma di Watt.

La meccanica Alfa Romeo, già di per se prestazionale, è stata personalizzata dai fratelli Facetti, dando quel tocco in più alle prestazioni e lasciando il color verde sulla testata a testimonianza del loro lavoro

Sarò scontata, ma sentire il bialbero Alfa Romeo con i suoi 2 carburatori doppio corpo Weber 45 DCOE, che spalancano tutti i suoi 200 cv in galleria è una goduria incredibile, ti risolleva una giornata storta, ti imprime un sorriso in volto che, con le macchine di oggi, te le puoi solo scordare; e se poi si chiudono gli occhi si viene proiettati a una cinquantina di anni fa quando le Alfa dominavano in ogni dove.

Per questa musica dobbiamo ringraziare i “Maestri” Facetti che hanno creato una orchestra perfetta, come si faceva un tempo quando i motori si regolavano a orecchio. Sulla vettura è stato montato l’ultima versione del bialbero 2.0 sviluppato a inizio anni Settanta preparato secondo le specifiche del Gr. 2 Il cambio è il tipico 5 marce Alfa Romeo, con rapporti ravvicinati, mentre il differenziale è dotato di autobloccante meccanico. Tutto questo per un peso ridotto di 790 kg. Non dimentichiamoci una caratteristica fondamentale: nell’epoca d’oro non esisteva l’elettronica quindi anche la Berlinetta ne è sprovvista.

Gli interni sono un’altra dimostrazione di cosa possono fare mani, testa e cuore di un mastro artigiano.

Il profumo di pelle ti avvolge, lo puoi respirare grazie ai suoi meravigliosi interni dove ogni piccolo particolare è curato, i sedili “baquets” sono fatti su misura del pilota per essere un tutt’uno con Lei. La plancia anch’essa ricoperta in pelle custodisce la preziosa strumentazione Jeager con in primo piano il contagiri (come nelle vere GT) ..con fondo scala a 10.000 giri/min.!

Subito davanti alla strumentazione spicca nella sua bellezza il volante Nardi tre razze con corona in mogano.

Gli interni in pelle sono realizzati su misura, uno differente dall’ altro, secondo i desideri del driver, e portano la firma dello specialista internazionale Matteo Grassi.

A rendere ancora più racing la pedaliera ancorata sul pavimento in vero stile retrò.

La Effeffe rappresenta appieno il “Manifesto della bellezza del made in Italy” .. di unicità; grazie a Lei possiamo apprezzare lo stile italiano in tutto il suo splendore (cosa che il mondo e forse anche l’universo ci invidia).

Per concludere i fratelli Frigerio possono entrare in un ristrettissimo club del motorismo mondiale, non di possessori di supercar o per meglio dire alla moderna “petrolhead”, ma di pochissimi uomini che possono dire: “Questa macchina l’ho costruita io”, realizzando il loro sogno, ed anche il nostro.

 

Un grazie di cuore a Leonardo e Vittorio

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