PORSCHE RED BULL Il matrimonio che non si ha da fare

DI PAOLO CICCARONE

Sembrava ormai imminente l’annuncio della collaborazione fra Porsche e Red Bull invece è saltato tutto. Cosa sia andato storto al momento non è stato ancora chiarito, di certo l’annuncio che doveva arrivare al GP del Belgio in concomitanza con quello Audi (che c’è stato) è dapprima slittato all’Olanda poi invece lo stop improvviso.

All’origine dei problemi la mancanza di chiarezza sulla guida futura dell’operazione. Red Bull cercava un partner motoristico e la propria struttura dedicata alle Powertrain faceva gola a Porsche in quanto la base era di provenienza Honda, che nel frattempo dapprima aveva annunciato il ritiro poi ha lasciato lo stesso staff ma coi colori HRC.

A questo punto, con le regole 2026 molto più semplici a livello motoristico, dal Giappone è arrivato un ripensamento e quindi la voglia di proseguire, come annunciato, fino al 2025 con evidenti opzioni per il futuro. A questo punto per Porsche viene meno l’interesse a comprare un team se non ha basi motoristiche e, inoltre, il duo Horner Marko non hanno nessuna intenzione di scendere dal ponte di comando di Red Bull. Porsche, dal canto suo, legittimamente se compra l’auto, decide chi deve guidarla (il ritorno di Andreas Seidl, adesso in McLaren, che ha seguito l’operazione WEC, era dato per scontato).

Invece è intervenuto un altro fattore importante e delicato nella gestione delle operazioni Red Bull, non solo nel motorsport, che hanno scompigliato le carte in tavola. L’opzione Alpha Tauri resta sempre disponibile nel caso si aprano contenziosi legali, ma per il team di Faenza è in corso una ristrutturazione che a breve dovrebbe essere annunciata, anche qui con clamorosi colpi di scena se va in porto una certa offerta per il management. Questo è quanto possibile divulgare al momento perché ci sono altri aspetti in sospeso che meritano silenzio.

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