L’INTERVISTA A GIANCARLO FISICHELLA – IL CONFRONTO TRA LA FORMULA 1 DI OGGI E QUELLA DI 25 ANNI FA

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Giancarlo Fisichella è stato uno dei migliori piloti italiani della storia della Formula 1, 14 stagioni (dal 1996 al 2009), 231 Gran Premi attesi, un palmares invidiabile cui è mancato solo il successo nel Campionato del Mondo di F1, senza contare quanto di buono ha fatto nel WEC ed in altri campionati ai quali ha presenziato e dove ha mostrato le sue doti, un campione ed un uomo di grande spessore dentro e fuori la pista, un appassionato che tutt’oggi sa mettersi in gioco.

Lo abbiamo incontrato a Monza in occasione dell’ACI Racing, dove partecipa al Campionato Italiano Gran Turismo Endurance con una Ferrari, e l’occasione è stata ghiotta per raccogliere il suo (peraltro più che autorevole) parere in merito alle differenze tra la Formula 1 di oggi e quella di 25 ani fa quando correva.

 

D: Tu hai corso tanti anni in Formula 1 ed in grandi scuderie; come “vedi” la Formula 1 di oggi rispetto  a quella nella quale correvi tu?

R: Sicuramente è una Formula 1 diversa sotto tanti punti di vista, regolamentari, a partire dal motore e a partire dal DRS che non c’era ai miei tempi, una Formula 1 sicuramente che si è evoluta, io l’ho vissuta qella degli anni da fine ’90 a 2000, forse sono di parte però mi piaceva di più quella lì.

 

D: Che cosa aveva la “tua” Formula 1 che quella di oggi non ha e che cos’ha quella di oggi che la tua non aveva?

R: Per quella di oggi, non amo il “sound” del motore, che non rende giustizia ad una vera Formula 1, il rumore della Formula 1 di una volta, un V10, un V8 aspirato era tutta un’altra cosa, per quella di oggi non “vedo” questo DRS che ti da la possibilità di sorpassare troppo facilmente, noi un sorpasso prima ce lo dovevamo veramente sudare, magari a volte stavi tutta la gara dietro un altro però vedevi anche un po’ la lotta, adesso se uno è più veloce ti passa e se ne va. Un po’ diverso ma ci sta, piace anche quello.

 

D: in quanto in questo l’elettronica si è “ipersofisticata”, non è che questa ipersofisticazione dell’elettronica ha generato delle distorsioni in questo verso, una difficoltà di guida che non permette al pilota di esprimersi realmente per il suo valore?

R: Sinceramente, guarda, in alcuni anni c’era più elettronica, quando correvo io, di quanta ce n’è adesso, cioè l’elettronica di oggi c’è per quanto riguarda le centraline del motore, il motore elettrico, ma sulla gestione della guida del pilota non c’è traction control, cosa che non c’era anche gli ultimi anni che ho guidato io, quindi non è che parliamo del fatto che la colpa è dell’elettronica, parliamo di tante altre cose, di altri fattori che fanno la differenza, in alcuni casi una squadra è tanto più forte delle altre, ma questo c’era anche quando correvo io.

D: In tema di sicurezza, da 50 anni fa ad oggi si sono fatti passi da gigante, secondo te, tu che la vedi oggi con un occhio più “disincantato”, dove si potrebbe ancora fare qualcosa e su che punti?

R: Devo dire, dagli anni ’95, dopo la morte di Senna e Ratzemberger, sono stati fatti tanti progressi, veramente tanti progressi, non solo per quanto riguarda la sicurezza delle macchine ma anche per la sicurezza delle piste, c’è un’associazione che c’era anche quando c’ero io, che si chiama GPDA (Grand Prix Drivers Association – n.d.r.), che collabora molto con la FIA, con I commissari di gara, questa è una coas bellissima visto che continua ad esserci, quindi parliamo sempre di una Formula 1 che corre a 350 all’ora, che percorre curve a 300 all’ora, con 5G di forza laterale, il che vuol dire che il rischio c’è, perà se consideri gli iincidenti che abbiamo visto, pazzeschi, la macchina e tutte le cose hanno resistito bene, l’introduzione dell’Halo è stata incredibile, poi se si fanno degli errori madornali come sono stati fatti quando è morto il povero Jules Bianchi, che c’era una gru in mezzo alla pista e non hanno adto un segnale in tempo per segnalare questo, quelli sono errori umani che non devono ripertersi.

 

D: Una domanda di tipo tecnico: rispetto alla tua generazione si corre meno in pista e si fanno più test al simulatore; questo secondo te, anche per quanto hai potuto provare e vedere o sentire da colleghi, quanto questo aiuta e quanto questo è un limite (mi spiego, sul bagnato un simulatore non potrà mai darti la stessa sensibilità che puoi avere quando guidi?

R: I simulatori sono stati introdotti intorno al 2206 – 2007, prima di quel periodo là si poteva andare a provare ovunque e quanto volevi, poi con i nuovi regolamenti, visto che non si può provare, adesso la maggior parte del lavoro di una squadra di Formula 1 è basata proprio sui simulatori, sono importantissimi, simulano al 99% un po’ tutto il comportamento, è ovvio che un pilota guidare in macchina, guidare in pista o guidare su un simulatore ha sensazioni diverse, ci sono ovviamente dei rischi diversi, però per fare delle prove specifiche, per capire l’aerodinamica, la meccanica o prove di qualsiasi genere il simulatore è perfetto.

D: Un’ultima domanda: nella tua lunghissima carriera, a tua sensazione, qual’è stato il pilota che giudicheresti come il più forte che hai incontrato e perchè?

R: Diciamo che purtroppo non ho incontrato, perchè lo ammiravo in maniera pazzesca, Senna, per averci corso assieme, e perchè ha scritto la storia della Formula 1 è Michael Schumacher, poi ho corso anche contro Alonso, Hamilton, contro tanti altri campioni, che sono piloti pazzeschi, penso che aver fatto parte di questa generazione, di aver dato il mio contributo alla Formula 1, di essermi tolto anche delle soddisfazioni, non ho vinto il mondiale però…

 

D: Qualche rimpianto?

R: Solo quello, solo di non aver vinto il mondiale di Formula 1 però, 14 anni in Formula 1, pilota Ferrari, vinto delle gare, pole positions, di soddisfazioni ne ho avute.

 

Che dire, quando si parla con lui si starebbe ad ascoltarlo per ore, in ogni suo giudizio c’è sempre dietro un’analisi precisa ed un’obbiettività che si fonda su dati di fatto, un campione anche nella sua disponibilità; non possiamo che ringraziarlo per gli spunti che ci lascia, con l’auspicio di poterlo rivedere e stuzzicarlo su qualche altra tematica.

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