F.1 GP Inghilterra, la gara vista dal paradiso dei campioni: Ayrton, Gilles, Ronnie e altri cosa avrebbero detto…

FANTARACCONTO DI GIUSEPPE MAGNI

Credo che, fino ad un certo punto, loro fossero distratti. Con il caldo che faceva, Ayrton si stava divertendo con la sua moto d’acqua in Algarve, poco lontano dalla sua splendida villa di Quinta do Lago. Con lui, un paio di pazzi scatenati aggrappati ad un piccolo motoscafo, che costringevano ad evoluzioni ben oltre i limiti della fisica: uno con in testa un casco rosso e blu, visiera alzata, l’altro, dall’aspetto, sembrava un distinto signore, ma, da come gridava e se la rideva, non pareva neppure tanto sobrio. Ad un certo punto, Ayrton li incrocia e grida al pilota del motoscafo:”Gilles, ho quasi finito la benzina, ci vediamo in piscina, tra un po’…”.

Gilles, il pilota del motoscafo, quello col casco rosso e blu, guarda il suo passeggero, il quale, in italiano, gli dice:”Ok, Gilles, andiamo anche noi in piscina.” Guardo bene: il distinto signore con Gilles indossa una camicia bianca con scritto “Tullio Abbate”, dicono che sia della provincia di Como. Chissà che ci fa qui…

“RONNIE SE NE STAVA SEMISDRAIATO SUL CIOTTOLATO…”

Ronnie se ne stava invece semisdraiato sul ciottolato di una spiaggia nel bel mezzo di Rynningeviken Naturreservat, una riserva naturale vicino ad Õrebro, la sua città. Stava guardando lontano, all’orizzonte, con quella sua espressione malinconica, mentre la sua Barbro lo guardava dolce, stesa sul fianco vicino a lui, con il mento appoggiato sulla sua spalla… “Andiamo in piscina?” Le chiese lei, dopo un po’. Ronnie la guardò, annuì. E si alzò…

Alberto stava seduto, chiacchierando con Juan Manuel, entrambi a gambe penzoloni, sul parapetto in Avenue J.F. Kennedy, proprio sopra la curva del Tabaccaio, a Montecarlo. Stava chiedendo a Juan Manuel come fosse stato possibile che lui fosse passato indenne attraverso il groviglio di macchine che si creò proprio in quel tratto, nella prima corsa titolata che si disputò lì. Juan Manuel tentava di spiegare che lui aveva visto prima di tutti l’onda che, dal mare, invase la pista, ed ebbe così modo di prepararsi ad evitarla. Alberto scuoteva la testa e, sogghignando, indicò a Juan Manuel una precisa parte posteriore del corpo, facendogli intendere che fosse stato tutto dovuto a quel tipo di… fortuna… “Inutile tentare di spiegarti come siano andate realmente le cose, Alberto. Qui fa caldo. Perché non ce ne andiamo in piscina?” Sibilò Juan Manuel.

Gilles, ho finito la benzina, disse Ayrton… Foto Di Mario

“ALBERTO MOLLO’ UNA PACCA SULLA SPALLA A JUAN MANUEL…”

Alberto, ridendo, gli mollò una pacca sulla spalla, acconsentì e si incamminarono… Non tanto distante da lì, in mare, al largo di Port Hercule, due biondini, tuta da piloti, vistoso salvagente sulle spalle, stavano armeggiando nel cofano motore di una grossa imbarcazione da competizione off-shore. “Mi sa che qui non c’è niente da fare, Didier…” disse quello ricciolo, capelli radi, all’altro, ciuffo ribelle e folta capigliatura liscia. “Mon Dieu, non dirlo a nessuno che proprio tu, che hai per moglie la Principessa, non sia in grado di avere una barca affidabile qui nel tuo regno!” E l’altro, per nulla infastidito dalla battuta, replicò divertito: ”Non è colpa né del Principe né della Principessa se le meravigliose barche da corsa del Principato sono guidate da ex piloti di dubbie capacità’!” L’altro, Didier, ribatté’: “Dai Stefano Casiraghi, principe dei miei stivali,  molliamo qui e andiamo in piscina…”

“NUVOLARI IN CITTA’ ALTA ARRIVA CON LA SUA ALFA ROMEO P3…”

Nel frattempo, stavo camminando, cercando tutta l’ombra possibile, sulle Mura di Città Alta, quando un rombo lancinante mi riempì le orecchie e anche un po’ il cuore. Un indiavolato, tutto di traverso, su una Alfa Romeo P3, stava domando con successo i 330 cavalli della belva del Biscione, nel bel mezzo della esse in salita che si snoda all’ombra di Porta San Giacomo, uno dei punti più spettacolari del Circuito delle Mura. Una forza della natura, una forza sovrumana, una capacità di controllo da artista vero. Lo seguo con lo sguardo mentre scompare su, in cima alla successiva salita, in quella curva a destra che porta verso il centro di Bergamo Alta. Punto che raggiungo solo una ventina di minuti dopo, ansimante dal gran caldo. Vedo l’indiavolato di prima, fermo davanti ad una famosa gelateria, appoggiato al cofano della Rossa scarlatta numero 2.

Quando sfreccia una vettura rossa, facile immaginare dove vola il pensiero… Foto Di Mario

Mi vede trafelato ed affaticato. “Oeh, da dove vieni? Dalla Presolana? Dai, su, offrimi qualcosa da bere, te, che sei del posto!” Lo guardo meglio. Avevo già avuto il sospetto che si trattasse di lui. Ora ne ho la certezza! Tazio Nuvolari era lì, su quello che lui stesso ebbe a battezzare “il circuito sublime”, che si sbizzarriva sotto il sole cocente in quel mestiere che lui amava follemente: andare più forte possibile con una macchina da corsa. “Bentornato, Tazio! Che bello averti qui! Ti offro un’acqua tonica. Poi vieni che andiamo in piscina?” Il mantovano volante mi guarda un po’ insofferente, vorrebbe continuare a girare. Poi, visto il caldo sempre più insopportabile, trangugia l’acqua tonica ed acconsente: “Va bene, tanto qui sopra tornerò presto. Andiamo a farci questo tuffo: così faccio contenta anche la mia tartaruga…” Nel dire così accarezzò la tartaruga in metallo che aveva appuntata sulla maglietta gialla. Dicono che, benché di metallo, Tazio ne abbia una cura quasi maniacale, dicono possa essere il suo talismano, il suo portafortuna…

“QUELLA CALZAMAGLIA BIANCA E CAPPELLINO ROSSO…”

Poco più a sud ovest, in un parco enorme, fitto di vegetazione, uno stralunato tedesco stava accovacciato al centro di un nastro di asfalto che si snodava ai lati del bosco. Cappellino rosso e una specie di calzamaglia bianca lo avvolgevano senza che lui paventasse la benché minima sensazione di caldo, né tantomeno qualsiasi goccia di sudore. Vicino a lui un ragazzo, fronte sfuggente, camicia e pantaloni rossi, che lo guardava, pronto ad ascoltarlo.

“Ti ricordi, Francesco, quella domenica quanta gente c’era?” E Francesco, con espressione interrogativa: “Quale domenica, Michael? Ne hai passate tante di domeniche in questo posto, e c’è sempre stata tanta, tantissima gente. Erano sempre tutti qui per te!” E il tedesco, che non é assolutamente vero che non parlava italiano: ”Quella domenica, l’ultima, in cui quando sono rientrato ai box con la Rossa c’eri proprio tu vicino a me. Ricordi, Francesco?” “Certo, ora sì, ricordo. Piangevano tutti, stavi salutando il tuo popolo, fu un giorno di commozione profonda, per tutti. C’era anche Enzo, l’ho visto, era defilato nel retrobox. Non volle mancare. Venne a salutarti anche lui…” “Che bella giornata!” Prosegui’ Michael. “E quante altre meravigliose avventure abbiamo trascorso insieme!” “Però ora qui fa un po’ troppo caldo. Che ne dici se ce ne andassimo in piscina?”

Un lampo rosso, una vittoria, come tante altre. Schumi e il suo destino… Foto Di Mario

Fu cosi’ che si ritrovarono tutti a bordo piscina, Ayrton, Gilles, Tullio, Ronnie e Barbro, Alberto, Juan Manuel, Didier, Stefano, Tazio, Michael e Francesco. C’era molta altra gente, che sonnecchiava di fronte ad uno schermo gigante, sistemato all’ombra, su cui scorrevano stancamente le immagini di automobili che correvano, una in fila all’altra, su un circuito, non si sa dove e non si sa nemmeno bene perché. I convenuti, nuovi arrivati, si riconobbero e si salutarono allegramente. La loro verve stonava decisamente con l’atmosfera che regnava in quel momento in piscina. Stavano tutti guardando il grande schermo, qualcuno si era appisolato, erano tutti stesi, accaldati ed annoiati.

SONNECCHIANDO DAVANTI ALLA TV…GILLES DISSE: FACCIAMO QUALCOSA…”

“Qui bisogna fare qualcosa.” disse Gilles ai colleghi. “E se dessimo a ‘sta gente una bella svegliata?” L’idea piacque subito a tutti i nuovi convenuti. Improvvisamente, sul grande schermo, appare una macchina da corsa nera che, improvvisamente, smette di correre: ha una gomma afflosciata, schizzano scintille, il pilota tenta disperatamente di riportarla ai box. Subito dopo, un’altra macchina nera subisce la stessa sorte. E’ la macchina del leader della gara. Di colpo la piscina si risveglia, tutta la gente si alza in piedi, anche chi dormiva si sveglia di soprassalto e sale in piedi sul lettino per vedere meglio. Una macchina nera, rossa e gialla si ferma a cambiare le gomme. Quella del leader della gara invece prosegue, su tre ruote, più veloce che può. “Un po’ come feci io…” dice Gilles. Il batticuore assale improvvisamente tutti.

A bordo piscina i ragazzi si guardarono e decisero di dare una scossa alla gara…

La macchina che ha cambiato le gomme minaccia di raggiungere e superare quella che c’è ancora in testa alla gara, ma azzoppata. Tutti sono lì con il fiato sospeso. Tazio e Ayrton se la ridono come matti, dandosi di gomito. Il pilota che ha forato per primo, poverino, è riuscito a raggiungere i box e cambiare le gomme, ma ora è indietro, inghiottito dalla beffa dei buontemponi, ritrovatisi tutti in piscina. La macchina nera che era al comando, sempre su tre ruote, riesce a tagliare il traguardo per prima, tra lo stupore generale. Il secondo, che stava rimontando come una furia, non ce l’ha fatta a riprenderlo. Terza una macchina Rossa, perché loro hanno voluto così. Alberto è commosso, Francesco pure. Michael abbraccia Gilles. Vicino a loro c’è Didier…

Il vincitore della gara, incredulo, sale sul podio, a ritirare la coppa. “Quelle coppe mi sembra di averle gia’ viste.” Dice Juan Manuel. Mentre sulla sinistra del podio appare un biondino, divisa bianca, a ritirare la coppa per il costruttore vincitore. Didier scoppia a piangere, davanti a tutti, inconsolabilmente. Quel biondino e’ suo figlio, Gilles Pironi, si chiama. Lo sa anche Gilles, lì vicino a Didier, e gli avvolge un braccio sulle spalle.

Didier scoppia a piangere nel vedere sul podio quel figlio mai conosciuto…

“Queste sono le corse!” esclama Michael. “Sono sempre state appassionanti, imprevedibili, anche quando sembra tutto scontato, tutto pre ordinato. Ma in realta’ si tratta di macchine e uomini che corrono a oltre trecento all’ora, sempre. E tutti ce la mettono tutta, non bisognerebbe mai dimenticarlo.”

No, non lo dimentichiamo, Michael. Grazie per i brividi di questa domenica bestiale. Grazie per le emozioni, per il batticuore che continuate a darci, direttamente, come Francesco, o attraverso i protagonisti di oggi. Grazie a tutti voi, che qualcuno pensa che non tornerete più. In realtà non sa che non siete mai andati via. Ieri bastava raggiungervi, in piscina…

 

 

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