F.1 GP EMILIA ROMAGNA Appunti di viaggio 2. Il piccione “bombardiere” colpisce nel paddock

DI PAOLO CICCARONE FOTO MAGNI

IMOLA – Il venerdì finisce con la ricerca dell’albergo e l’arrivo in camera dopo una giornata di viaggi e incontri vari. La desolazione colpisce anche qui. Hotel che durante il motor show o il GP erano sempre strapieni, stavolta sono una cattedrale di silenzio. Solo un addetto alla reception, nessuno in giro, vuoto e desolante vedere cosa ci circonda. Prenotiamo il tavolo per la cena, ma il problema è relativo: sono solo 3 ospiti e la sala contiene almeno 40 tavoli. Il cameriere si avvicina, porge il menù con le poche portate disponibili e poi: “Guardi che sabato e domenica siamo chiusi, deve trovare dove mangiare perché qui senza clienti inutile tenere aperto”. Ok, messaggio ricevuto. Si mangia e si va a dormire.

NIENTE RISCALDAMENTO, COLAZIONE ESAURITA

Freddo durante la notte, il riscaldamento è fuori uso oppure inutile tenere accesso visto i costi. Mattina del sabato, colazione…Almeno è questa l’intenzione: “Guardi, non c’è nessuno per cui non abbiamo preparato nessun buffet, se proprio vuole le faccio un cappuccino...”. Ci si accontenta e si parte destinazione autodromo. In meno di 20 minuti siamo alla Rivazza, dove ci sono i centri per i tamponi. Mostriamo il QR code relativo al nostro pass F.1, ci registrano e una dottoressa esegue il tampone di controllo.

ENNESIMO TAMPONE NELLA POSTAZIONE ALLA RIVAZZA

La risposta arriverà entro le 6 della mattina seguente. Entriamo in pista girando dalla parte alta del tracciato. Bandelle colorate, polizia e carabinieri con addetti alla sicurezza. Il giorno prima, da un balcone alla Rivazza, da tre amici si sono ritrovati in 12. Pronto intervento della polizia per disperdere il gruppo. I primi ad essere tristi erano proprio i poliziotti: “Pensa cosa dobbiamo fare…” e scuotevano la testa sconsolati. Entriamo e parcheggiamo dietro la tribuna centrale.

Solito controllo di temperatura e pass e siamo in sala stampa. Qui funziona un bar dove è possibile fare colazione, ma per fortuna per il pranzo hanno organizzato da Carburo, il ristorante sotto la palazzina box e qui la cucina romagnola la fa da padrona. Infatti alcuni inglesi e francesi fanno due volte il giro…di pista. Cominciano le prove e ci spostiamo sulla terrazza box. Almeno vediamo auto e piloti uscire dai garage. Ma non quelli Mercedes, perché il loro box è posizionato all’ingresso e la terrazza box per la stampa arriva giusto a metà.

VISTA DALLA TERRAZZA MERCEDES ESCLUSA

Guarda caso sulla postazione Ferrari, dove Binotto passeggia avanti e indietro a testa bassa osservando Leclerc che esce dal garage mentre Sainz è uscito senza avere nessuno intorno. Il paddock è vuoto, qualcuno si muove ma ogni team deve restare nel proprio territorio e non c’è il solito movimento di persone da un lato all’altro. Nel pomeriggio, invece, qualcuno esce dalla saletta VIP e con pass paddock entra e noi restiamo fuori a chiederci perché gli ospiti (pochi) sì e chi deve lavorare no.

TELECRONISTI AVANTI E INDIETRO DAL PADDOCK, IL RESTO SOLO SALA STAMPA

Anzi, visto che i telecronisti possono entrare e uscire dal paddock, ci si chiede come mai, a parità di tamponi e quindi di condizioni sanitarie, alcuni possono entrare e altri no. Un giornalista inglese dice chiaramente che le TV pagano per il pass, noi no e quindi dobbiamo restare relegati in sala stampa. Difficile lavorare così e fare la differenza nonostante i delegati FIA si impegnino al massimo nel fornire tutto il necessario, foto, interviste, materiale utile, ma un conto è la “velina” un altro guardare negli occhi l’interlocutore.

IL PICCIONE BOMBARDIERE COLPISCE AL PRIMO COLPO

Nel frattempo riusciamo a organizzare una intervista con un personaggio molto noto. E mentre stiamo parlando, finalmente scappa una risata: un piccione arriva in picchiata e fa la cacca sulla testa del nostro intervistato che fra moccoli e accidenti, cerca il piccione (che ormai è sparito) e una serie di fazzolettini per pulirsi la testa. “Porta bene, dai, che è tutta fortuna” gli dicono. “Mo va a cag” la risposta. Se è per quello, ci ha già pensato il piccione…

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