LA LEONESSA DEL FERRARI CHALLENGE

(testo e foto Marco Ferrero)
Nata in Polonia 42 anni fa, Agata “Agi” Smolka si è presentata solo due anni fa nel circuito del Ferrari Challenge e, dopo una prima stagione di ambientamento, lo scorso anno si è fatta largo tra i colleghi più esperti con le sue prestazioni, sino a conquistare il terzo posto nelle Finali Mondiali corse a Monza; nel fine settimana per lei in ballo due titoli, quello europeo dove è capoclassifica e quello iridato. Dietro ad un sorriso malizioso e simpatico si celano due occhi che denotano tutta la concentrazione e la determinazione di questa ragazza, il cui motto “chasing my limits – inseguendo i miei limiti” è di per se esplicativo.
D: quando e come è nata la passione per le corse?R: quando ho fatto il corso da pilota ho iniziato ad appassionarmi, ho trovato la guida sportiva eccitante e divertente, e quando ho iniziato a correre il Ferrari Challenge mi sono entusiasmata sempre di più; prima di quel momento le corse mi piacevano, le seguivo, ma non era una passione, non pensavo di diventare una pilota, poi da quando ho iniziato le corse sono diventate sempre di più una parte di me.
D: da quanto tempo corri?R: da due anni, da quando ho iniziato il Ferrari Challenge, che è stata la mia prima esperienza… (sorride) in effetti ho iniziato tardi…
D: dopo essere arrivata 3^ a Monza al mondiale dello scorso anno hai due titoli in ballo; a quale terresti di più?R: sono due titoli importanti, ci terrei tanto ad entrambi, e sono molto differenti: quello europeo arriva dopo tutta una stagione di gare e di lavoro mentre quello mondiale si gioca su una gara sola, possono succedere tante cose, per quanto si arrivi preparati un episodio sfortunato può metterti fuori gara e vanificare gli sforzi. Nell’europeo siamo in tre in pochi punti, gli avversari sono molto bravi, spero di arrivare alla fine vincendo, non sarà facile, per me sarebbe un risultato meraviglioso.
D: come è nato il tuo motto?R: a seguito di un periodo particolare della mia vita mi sono guardata ed ho deciso di reagire, e in questo mi sono chiesta che cosa con i miei sforzi sarei riuscita a fare e quali risultati avrei potuto raggiungere; ho iniziato a ragionare in questo modo e questa frase è diventata il mio stimolo continuo per cercare di migliorarmi sempre, per cercare sempre sfide nuove e più difficili e per raggiungere risultati sempre più importanti e gratificanti.
D: pensi che l’automobilismo “favorisca” più gli uomini delle donne?R: sinceramente, non mi piace la distinzione tra quello che è più per uomini e quello che è più per donne, credo che tante ragazze possano fare bene anche in ambiti considerati più “maschili”; sicuramente c’è una tradizione nell’automobilismo che tende a favorire di più gli uomini, ma stanno anche nascendo iniziative che aiutano le ragazze. Prendiamo la W Series, il campionato di Formula per sole ragazze, è una bella iniziativa, come primo anno è andata bene così, ma dovranno però farla crescere, darle più copertura media, visibilità e importanza, ampliare il campionato e fare si che sia più equilibrato, in quanto al momento la differenza tra la prima e l’ultima è tanta e questo può non essere di aiuto. Ripeto, come primo anno andava bene così, ora però è necessario crescere, altrimenti la serie rischierà di morire.
D: quando sali in auto hai mai paura?R: paura no, sono cosciente che nell’automobilismo ci sono pericoli, ma sono confidente in quello che faccio e che so fare; è un concetto difficile da esprimere, ma è importante non “pensare” troppo a quello che può succedere, per evitare di perdere la tranquillità, per certi versi non si deve pensare troppo, perché è quello che può alimentare i timori e far perdere la sicurezza. Bisogna essere consapevoli di quello che può succedere, ma allo stesso modo si deve essere pronti ad affrontarlo.
D: cosa potrebbe farti smettere di correre?R: direi nulla, amo troppo correre e non credo che qualcosa o qualcuno potrebbe farmi cambiare idea… (sorride) l’unica cosa che mi potrebbe far smettere è la mancanza di denaro, perché correre costa moltissimo…
D: sei superstiziosa?R: no, una volta, tanti anni fa, lo ero, poi ho acquisito la consapevolezza che i risultati non sono funzione di gesti particolari o di certe abitudini, ma che dipendono solo da quello che sai fare. Ho anche capito che l’essere scaramantici era una forma di condizionamento, che ti limitava e non ti permetteva di esprimenti al meglio.
D: se potessi scommettere dei soldi su qualcuno per la vittoria del titolo mondiale, evitando di dire il tuo nome, su chi punteresti tra i tuoi avversari?R: è difficilissimo da dire, anche perché una gara sola può essere imprevedibile, in più ci sono tanti piloti bravissimi e la differenza tra tutti è veramente minima. Credo, come dici tu, che i piloti europei siano più favoriti su questo tracciato, dato che lo conoscono meglio, ed i piloti americani ed asiatici corrono normalmente su circuiti un po’ diversi. Se proprio devo dirti un nome ti dico quello di Henrik Jansen, il mio avversario in campionato, va veramente forte ed è molto bravo.
Sarebbe stato bello poter riportare integralmente tutto quanto “Agi” ha espresso, le tante altre piccole cose che attestano come questa leonessa del Ferrari Challenge, oltre che cuore, ha anche testa… sarà per un’altra volta, e di certo ce ne sarà occasione.
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