SBK: LA “MANITA” DI REA

(testo e foto Marco Ferrero)
In Spagna la “manita” è il gesto di esultanza a mano aperta, magari un po’ irridente, con il quale i tifosi di una squadra , letteralmente, salutano la quinta segnatura dei propri beniamini, un gesto che, legittimamente, i tifosi di Jonathan Rea avrebbero potuto fare domenica al termine di gara2 di Magny Cours, con la cui vittoria l’inglese ha conquistato, con due gare di anticipo, il suo quinto titolo iridato nella categoria.
Un successo sul quale ad inizio anno pochi avrebbero scommesso, considerata la partenza fulminante di Alvaro Bautista, che aveva fatto ipotizzare un passaggio di consegne a favore dello spagnolo, ma la concomitanza della grande rimonta del campione e di alcuni episodi sfortunati per Bautista hanno consentito a Rea di diventare il primo pilota di sempre a laurearsi per cinque volte campione del mondo WorldSBKL’episodio decisivo al secondo giro di gara2, quando Razgatlioglu ha perso il posteriore della sua Kawasaki in uscita dalla curva 13 coinvolgendo l’incolpevole Bautista in una caduta che li ha messi fuori gara. Fuori lo spagnolo, per Rea era necessaria una vittoria per la matematica del titolo, che è arrivata dopo una lotta avvincente con Van der Mark, che per un attimo è riuscito anche a stare davanti al nord irlandese.
Un campionato ad andamento alternante per i due principali contendenti al titolo, con Bautista, in vantaggio di 53 punti dopo quattro gare, sugli scudi sino a Misano, quando Rea ha iniziato la sua inesorabile rimonta; sfruttando la sua abilità di guida sotto la pioggia, Rea ha imposto la sua legge a Misano, Imola e Donington Park, mentre a Laguna Seca Bautista ha vissuto un incubo, segnando tre battute a vuoto mentre l’avversari otteneva due vittorie ed un secondo posto.
Forte di un vantaggio di 81 punti, Rea ha poi gestito saggiamente la situazione, mentre Bautista è apparso come frastornato accumulando ulteriore svantaggio, sino alla matematica del titolo che è giunta domenica in terra di Francia; da rilevare, statisticamente, come Rea per la terza volta di fila si sia laureato campione del mondo a Magny Cours.
Pur se i test pre stagione avevano indicato come Rea rimanesse uno dei principali contendenti per il titolo, quanto occorso ad inizio stagione Phillip Island, dove Bautista aveva vinto le tre gare, aveva posto qualche ragionevole perplessità su un dominio del nord irlandese; gli va pertanto reso merito ed onore di essere stato protagonista di una delle rimonte più memorabili delle competizioni motoristiche.
Un titolo ottenuto non come in altre occasioni “a mani basse” ed in modo quasi imbarazzante per gli avversari ma come risultato di una forza mentale e di una concentrazione senza pari, una capacità di gestire i momenti di difficoltà e di reagire agli stessi, e di piazzare il colpo del ko non appena se ne presentata l’occasione.
Gli avversari: reso l’onore delle armi a Bautista, oggettivamente per il resto non si sono visti piloti in grado di mettere seriamente in dubbio la lotta per il successo ai primi due, con Van der Mark e Camier poco costanti, Haslam come “secondo” di Rea e Meandri, alla sua ultima stagione in SBK, magari non del tutto motivato. In ogni caso troppo pochi una ventina di piloti, specie se si ricordano i tempi d’oro della serie dove quantità e qualità non mancavano.
Grazie a questo ulteriore trionfo Rea diventa, a pieno t#Reaitolo e diritto, il re indiscusso della storia della WorldSBK, in quanto detentore del record di campionati vinti, del numero di gare vinte e di punti in carriera; c’è poco da dire, i numeri parlano da soli, a prescindere da circostanze, rivali, e quant’altro, Rea ha sempre chiuso le stagioni al vertice.
Un grande campione, chapeau!
Foto archivio Misano 2018
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