ELMS, UNA SERIE CHE PARTE DA LONTANO

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Con un’approssimazione tutt’altro che irrealistica si può affermare che l’attuale European Le Mans Series sia idealmente, per il format delle gare e per la tipologia delle vetture, il proseguimento di quello che negli anni ’70 era chiamato Campionato del Mondo Prototipi, una serie che vide in quel periodo e nei successivi anni ’80 i trionfi delle case italiane, con Alfa Romeo e Ferrari capaci di dominare la scena motoristica contro i tradizionali avversari stranieri.

Una storia, quella delle gare tra prototipi, che parte da lontano, e che pone sin dagli anni ’60 la sua tradizione di duelli, di gare appassionanti, e che ha visto nel corso del tempo impegnate tutte le più importanti case automobilistiche, laddove il prestigio di una vittoria importante valeva da sola tutto il campionato o la vittoria finale, in termini di immagine, etichettava il marchio come il top del motorismo sportivo.

Solo per portare qualche esempio “storico” che ad oggi rimane indelebilmente nella memoria collettiva, specie di chi quelle imprese le ha viste e vissute, come non citare la tripletta con arrivo in parata delle tre Ferrari 330P3 alla 24 ore di Daytona, piuttosto che la celeberrima sfida di Le Mans tra Ferrari e Ford, peraltro oggetto di un recente film che ha riscosso grande successo, laddove il colosso americano pose fine al dominio che il marchio di Maranello aveva statuito nelle precedenti edizioni, passando per la vittoria francese del 1973 della Matra, sempre a Le Mans, cercata per anni dalla casa francese e portata a simbolo della “grandeur” transalpina.

Il tutto passando poi per il dominio Porsche degli anni ’90 e l’ingresso nel corso della decade successiva di marchi come Jaguar e Bentley, solo per citare un paio di esempi, capaci di imporsi in un campionato che, pur cambiando in quelle, le vetture, che erano le protagoniste assolute, ha tuttavia mantenuto inalterata nel tempo la sua connotazione naturale ed il suo fascino.

Certamente da quegli anni ’60 ad oggi le cose non solo sono mutate ma si sono, come ovvio nella logica del cambiamento dei tempi, stravolte, con macchine che a partire dagli anni 2000 hanno mostrato un’evoluzione, soprattutto sotto l’aspetto aerodinamico, ai limiti dell’esasperazione; unico neo in questo “passaggio” finale è che, un po’ per via dei regolamenti, un po’ perché lo sviluppo ha portato ad una sorta di “standardizzazione” delle vetture, è che, a differenza del passato dove ciascuna aveva una sua propria chiara caratterizzazione, le macchine di oggi sembrano tutte uguali e si fa fatica a capire se e quali differenze vi siano tra le stesse.

Motivo e ragione di queste considerazioni l’assenza, a differenza di quanto occorso negli anni passati, della parte “historic” dell’evento, che vedeva in pista vetture sì più datate ma non per questo meno affascinanti, una parte della kermesse forse meno rilevante sotto l’aspetto strettamente agonistico ma certamente altrettanto importante per il suo significato storico e simbolico, una parte a cui per svariate ragioni, non ultima quella legata al COVID-19, gli organizzatori si sono trovati costretti a rinunciare, ma che ci si augura possa essere recuperata già per l’evento di Monza del prossimo 20 settembre.

Per tentare di ripercorrere sinteticamente una storia di oltre 50 anni, e senza la pretesa di essere stati esaustivi, si è provato a raccogliere in qualche immagine quella che è stata l’evoluzione della storia delle gare per prototipi, una corsa lungo il tempo, sino a giungere all’evento di questi giorni del Paul Ricard, ultimo anello di un’evoluzione motoristica di gare che da oltre 60 anni entusiasmano gli appassionati di tutto il mondo.

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