DTM AI TITOLI DI CODA?

testo e foto MARCO FERRERO

 

Dalla Germania giunge in modo sempre più consistente la voce che in questa probabilmente sua ultima stagione il DTM potrebbe disputare le sue gare unicamente in territorio teutonico; già alcune voci “autorevoli”, quali il pilota BMW Timo Glock, si sono espresse in merito, seppur in modo edulcorato e ponendo il tema sotto un aspetto “storico” (il DTM è nato in Germania) e legato alla pandemia di COVID-19 che renderebbe difficilmente perseguibile l’esecuzione di gare al di fuori della Germania.

Rifacendomi a quella vecchia pubblicità della Pirelli che recitava “non contiamo balle!” credo invece che si tratti, comprensibilmente, di dare alla serie il suo “canto del cigno” nella terra dove è nata nel contempo limitando i danni (i costi), considerato come l’abbandono di Audi, avvenuto in modo peraltro quanto meno “inatteso” abbia scompaginato i piani di Gerhard Berger e del suo staff.

 

Molto, ma molto, probabilmente, il DTM si avvia, sperando come già occorso in passato in una sua successiva rinascita, alla sua ultima stagione prima di chiudere i battenti; con la sola presenza di BMW la serie non avrebbe più senso, risulterebbe un “monomarca” con costi elevatissimi che non avrebbe più alcun appeal per sponsor e pubblico, e già questa stagione, con tutti i problemi organizzativi e non che si sono succeduti, era già zoppicante.

In merito al calendario, e limitandoci alla sola tappa italiana, appariva già foriero di più di un dubbio che fosse realistico correre a Monza a metà novembre, laddove le condizioni, a partire da quelle meteo, non sarebbero state, diciamo con un eufemismo, propizie alle potenti vetture del DTM; altri dubbi erano in essere su altri tracciati, per cui la scelta, più giustificata da ragioni economiche che altro, apparirebbe logica e quasi inevitabile.

Una parola su Audi; dopo l’abbandono traumatico ed unilaterale dal DTM, di un paio di giorni fa la chiusura del rapporto con il suo pilota di Formula E Daniel Abt, anch’essa tutt’altro che “soft”; se due indizi fanno una prova, ed avendo un’immagine della casa dei quattro anelli di un certo tipo, sorge spontaneo il dubbio che ai vertici della casa in Ingolstadt ci sia un po’ di fermento e nervosismo, che sta sfociando in posizioni che non eravamo abituati a vedere in Audi. Speriamo per loro che si tratti di un momento passeggero, in quanto non sono questi i punti che fanno bene all’immagine di un marchio sportivo come Audi.

Per chiudere con il DTM, la speranza che questa serie, come già occorso in passato, sappia risorgere come l’araba fenice dalle sue ceneri, facendo tesoro degli errori commessi e riproponendo agli appassionati la sua tradizione di gare che, tutto sommato, sapevano raccogliere interesse e consensi.

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