SPECIALI, il fantastico mondo di OZ il mago delle ruote in lega che domina in F.1, Rally e MotoGP

 L’ingegner Claudio Bernoni, presidente e AD di OZ ruote, agitatore e promotore dell’azienda veneta

 

La battuta potrebbe essere scontata. Non si sa chi ha inventato la ruota, di sicuro OZ l’ha perfezionata. In un mondo dove le ruote delle auto non sono tutte tonde, fare la differenza è questione di particolari. Di tecnologia, ricerca e sviluppo. Il caso della OZ casca a pennello, perché tutte le domeniche, in pista, non c’è vettura o campionato dove una fornitura OZ non sia al vertice.

Merito di anni di studi e di passione del suo presidente e AD, ingegner Claudio Bernoni, 68 anni, in azienda dal 1984. E’ merito suo la crescita e lo sviluppo di un business che a prima vista sembra marginale rispetto ai colossi stranieri del settore. Ma la sfida di Bernoni è partita proprio da un concetto tipicamente italiano: se non riusciamo a battere gli avversari coi numeri, battiamoli con la qualità. Ed ecco che la sfida dell’ingegner Claudio Bernoni ha trovato successo in campo internazionale nei vari campionati mondiali, dalla F.1 al rally, dal GT all’endurance alla MotoGP.

 La Ferrari usa cerchi della OZ studiati appositamente così come accade per le altre squadre

 

Non c’è campionato al mondo dove non ci siano ruote OZ in movimento. A uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che Ferrari, Mercedes o Red Bull, solo per citare i top team forniti da OZ, abbiano tutti gli stessi cerchioni, invece la ricerca dei flussi aerodinamici, dello smaltimento del calore dei freni o dei flussi per riscaldare gli pneumatici, permettono differenze che a prima vista non si notano nemmeno. Fino a quando non vai a guardare da vicino e scopri i cerchioni della Red Bull con una scanalatura che evacua l’aria calda a mo di elica, oppure i cerchi della Mercedes che in Spagna, tanto per fare un esempio, avevano fori di uscita differenziati fra lato destro anteriore e lato sinistro. Un bel rebus che nel reparto ricerca e sviluppo dell’azienda viene risolto lavorando a stretto contatto con i team, mantenendo rigorosamente separati i vari compartimenti, regola numero 1 per la F.1 in genere.

 

LA SFIDA DI DAVIDE CONTRO GOLIA

Quella di OZ Racing è una storia che ricorda la sfida di Davide contro Golia. La sede è a San Martino di Lupari in provincia di Padova. Competere contro i colossi cinesi, in grado in un solo stabilimento di sfornare 35 milioni di pezzi all’anno contro meno di un milione  della società italiana, appare impresa impossibile. Eppure succede perché la OZ (la sigla ricorda i nomi dei soci fondatori, Oselladore e Zen che la crearono nel 1971) ha investito nella ricerca e sviluppo nel mondo delle corse e da lì trae ispirazione, conoscenze e quel qualcosa che la distingue da una azienda normale. Oggi i numeri parlano di un fatturato di circa 60 milioni di euro all’anno di cui il 20 per cento deriva proprio dall’attività racing ovvero dalle corse di F.1, MotoGP, Rally e corse GT. Le competizioni come fonte di reddito, ma sopratutto di ricerca e sviluppo che porta innovazione, tecnologia e design apprezzato nel mondo.

 

E’ la punta dell’iceberg visibile in tutto il mondo che nasconde anni di studi e fantasia italiana, dalle lavorazioni meccaniche alle innovazioni nella metallurgia. Un patrimonio di conoscenze ed esperienze che l’azienda ogni giorno trasferisce alla produzione delle ruote after-market per le auto stradali. Il tutto nello stabilimento di 36 mila metri quadrati. La OZ è presente in F.1 dal 1984, quando con il team Euroracing di Pavanello fu schierata la prima Alfa Romeo F.1 coi colori Benetton. Piloti Patrese e Cheever, sembrava l’avventura di un gruppo di industriali veneti appassionati di motori, invece è stato il primo passo che ha portato oggi la OZ a fornire 6 team su 10 in F.1, fra cui la Mercedes che ha vinto gli ultimi 4 mondiali, ma anche Ferrari e Red Bull. Come dire un dominio incontrastato che dura da almeno un decennio.

La Honda di Maruqez, campione del mondo con OZ 

 

 

Nella MotoGP invece i titoli sono arrivati grazie alla Honda e a Marc Marquez. “Lavorare con squadre di F.1 ci porta ad affrontare difficoltà diverse squadra per squadra – dice l’Ing. Claudio Bernoni, presidente e AD di OZ – infatti una Renault ha delle esigenze diverse rispetto a una Ferrari o una Mercedes. Un cerchio per la F.1 deve essere leggero e resistente, ma deve anche riscaldare le gomme a una certa temperatura, smaltire il calore dei freni e fare da elemento di aerodinamica. Per questo i nostri tecnici lavorano a stretto contatto con le scuderie e poi i risultati si vedono in pista”.

Tutto rigorosamente a compartimenti stagni, Mercedes non sa cosa fa Ferrari e viceversa. Risultato, oltre ai titoli mondiali in pista (F.1, Rally, GT, il palmares è enorme), le esperienze vengono travasate alla produzione di serie.

 

DALLA PISTA ALLA STRADA IL PASSO E’ BREVE

 

 

Nello specifico verso l’alto di gamma, leggi Ferrari, Maserati, Lamborghini, Aston Martin “Sono nicchie in quanto a numeri – prosegue Bernoni – ma sono il biglietto da visita della nostra azienda e del made in Italy nel mondo”. Ovvero i margini di guadagno sono alti. La crescita negli ultimi anni è stata costante, del 3-5 per cento, e questo ha portato ad assunzioni di personale, fino a 10 unità in più all’anno su un totale di che supera le 200 persone impiegate ora. Unico punto dolente, la svalutazione del rublo e le sanzioni alla Russia, che hanno fatto perdere una parte del fatturato, prontamente compensato però dagli altri mercati mondiali. Perché questa eccellenza italiana esporta l’85 per cento di quanto produce all’estero, raggiungendo oltre 70 paesi. Per seguire questi mercati OZ ha aperto delle filiali all’estero in Gran Bretagna, Giappone, Germania, Danimarca e Singapore. Una piccola storia italiana, fatta di passione, ingegno, ricerca e sviluppo oltre a tanto buon gusto. Ovvero gli elementi che hanno reso grande la moda italiana nel mondo. Solo che qui si parla di cerchioni in lega che danno quel qualcosa in più alla sportiva ma anche all’appassionato. E tutto grazie al mondo delle competizioni. E’ questo il cuore pulsante dell’azienda e basta guardare il museo, oppure la Jordan F.1 di Barrichello “appesa” all’ingresso della sede a pochi km da Padova.

 

 

 

 

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