L’EQUILIBRIO CHE MANCAVA

 

Diciamolo chiaramente e senza ipocrisia, se qualche “purista” dello sport dei motori, giustamente amante del rombo dei propulsori e delle emozioni che il “sound” delle vetture può generare in accelerazione o in staccata, potrà anche storcere il naso di fronte a macchine che risultano assolutamente silenziose, è tuttavia innegabile che questa Formula E sta regalando quell’equilibrio che appassionava, che mancava e che era il sale di ogni sana discussione o digressione tra tifosi di diversi beniamini. 

Arduo ricordare, se non quasi impresa impossibile, un campionato nel quale dopo le prime sette gare, forse un record assoluto, vi fossero stati sette vincitori diversi, il tutto a generare una classifica assolutamente equilibrata con i primi quattro classificati racchiusi in soli quattro punti; l’ottava gara della serie, svoltasi a Parigi lo scorso weekend ha confermato questo trend con Frijns ottavo diverso trionfatore, rimescolando ulteriormente valori in pista e classifica.

 

 
A seguito del risultato dell’ottavo appuntamento, che ha visto sul tracciato, come quello di Roma flagellato da condizioni meteo inclementi, dove la pioggia è stato un fattore aggiuntivo di rimescolamento dei fattori, approntato attorno alla zona des Invalides, trionfare l’olandese Robin Frijns, la classifica ora vede, per le prime posizioni, lo stesso al comando con un solo punto su André Lotterer, ed un lotto di sette piloti racchiusi nello spazio di soli venti punti. 

Una corsa, quella della capitale francese, una vera e propria “gara ad eliminazione”, dove gli incidenti si sono succeduti senza soluzione di continuità, causa la pioggia e la stretta carreggiata del tracciato, dove ogni tentativo di sorpasso andava a generare contatti e dove piloti (chiedasi in merito referenze a Massa in quel momento quarto) si sono incolpevolmente ritrovati a perdere più che buone posizioni causa contatti causati da altri piloti. 

Gare americane Nascar a parte, dove però il punteggio viene attribuito con modalità differenti, per ricordare un andamento simile bisogna ritornare in Formula 1 al 1974, dove Emerson Fittipaldi (poi vincitore finale), Niki Lauda, Clay Regazzoni e Jody Scheckter si alternarono alla vittoria ed al primato in classifica per quasi tutta la stagione, regalando agli appassionati una stagione indimenticabile, perlomeno sotto l’aspetto dell’equilibrio e dell’agonismo. 

L’equilibrio, un fattore che, indiscutibilmente, sta contribuendo in modo significativo alla popolarità della Formula E e che, altrettanto oggettivamente, in quasi tutte le competizioni motoristiche, a due piuttosto che a quattro ruote, e qui gli esempi si potrebbero sprecare, da tempo è venuto a mancare, nella migliore delle ipotesi limitando il duello a due soli contendenti, con ciò nel contempo andandosi a scemare quell’alone di incertezza che dovrebbe animare i campionati. 
Per il bene dello sport, non serve a nessuno un dominio imbarazzante ed una chiusura anticipata dei campionati; chi vince troppo o troppo facilmente, alla lunga “stufa” e genera sensazioni ed atteggiamenti negativi che si ripercuotono sulla popolarità e sul seguito degli eventi. 

 

 
Un fattore che in questa stagione, perlomeno da quando è iniziata la serie delle gare europee, ha contribuito a rendere più difficile la vita ai teams, è stato il meteo, in quanto sia Roma che Parigi hanno avuto visto in gara condizioni di asfalto bagnato, che come facilmente immaginabile sono risultate un fattore aggiuntivo di variabilità; tra due settimane, per l’appuntamento a Montecarlo, ci si augura che il tracciato del Principato possa vedere una gara con bel tempo. 

Per quanto riguarda la classifica, con otto diversi vincitori in otto gare e cambi al vertice continui, di certo nulla è deciso o sembra poterlo essere; tra due settimane nel Principato, si può esserne certi, sarà un’altra gara ed un’altra storia, e magari un nuovo vincitore ed un nuovo capofila.

 

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