FERRARI, UNA STORIA INFINITA

(testo e foto Marco Ferrero)
Nella zona dei paddock del circuito del Mugello impossibile non notare uno stand, la cui dimensione imponente già di per se, trattandosi di Ferrari, suscitava curiosità ed interesse, che ancor di più stuzzicava una irrefrenabile attrazione al momento in cui si realizzava che con lo stesso si voleva commemorare, presa a spunto la vittoria di quest’anno, il 70^ anniversario della prima vittoria da parte del Cavallino Rampante in quel di Le Mans.
Un incrocio di storie, quella della casa automobilistica di Maranello, forse la più prestigiosa del mondo, e quella di un tracciato che da 86 anni vede svolgersi la corsa di durata per eccellenza, una delle più affascinanti, dure, per certi versi spietata, della storia dell’automobilismo sportivo, su un circuito che prima di vedere il rettilineo delle Hunaudiéres sfregiato da chicanes destinate a rallentarne le velocità (record ufficiale in gara km/h 405 della Velter Meunier motorizzata Peugeot nel 1988 con Francois Migault, ma pare che nelle prove di aprile del 1971 Pedro Rodriguez su Porche 917 toccò i 412 km./h) vedeva sfilare vetture dotate di soluzioni aerodinamiche quanto meno ardite e talora estreme.
Una volta entrati si rimaneva affascinati da un caleidoscopio della storia della Ferrari, a partire dalle vetture vittoriose a giugno in terra di Francia, per seguire con Monoposto di Formula 1, Gran Turismo, Prototipi, il tutto a copertura di un arco di tempo che a questo punto non copriva idealmente solo il periodo intercorrente tra la prima e l’ultima vittoria a Le Mans, ma tutta la storia dell’automobilismo sportivo, durante il quale il Cavallino Rampante ha raccolto successi.
Una storia che appariva quasi infinita, e per la quale ciascuno dei modelli evocava ricordi; pietre miliari quali, solo per citare qualche esempio, la Ferrari 365 GTB4 Daytona, la 330 P4 (di cui si ricorda l’arrivo vittorioso in parata delle tre vetture alla 24 ore di Daytona del 1967), la 250 LM, la 333SP per le gare negli U.S.A., la 512S coda lunga (realizzata apposta per la corsa di durata francese), piuttosto che le Formula 1 di Bandini, Ickx, Lauda, Ragazzoni, Alboreto, Mansell, Berger, Schumacher.
Quanti ricordi, quanta nostalgia, magari anche qualche rimpianto per un mondo ed un ambiente, forse più “pionieristici”, ma certamente più “umani” di quello di oggi, che per certi versi non esistono più e che u poco ci mancano.
A riportare alla realtà, quasi un trait d’union ideale tra un passato tutto sommato recente ed il presente, la presenza di un René Arnoux magari con qualche anno (e qualche chilo) in più, ma sempre arguto, simpatico e disponibile, con quel suo sorriso sornione ed accattivante che lo ha reso uno dei personaggi più amati dagli appassionati, che si è concesso ad un’intervista per una rete televisiva calandosi ancora una volta, per la verità con qualche oggettiva difficoltà, in quell’abitacolo che fu suo ed al quale è rimasto indissolubilmente legato.
Una storia, quella della Ferrari, probabilmente infinita, in quanto la tradizione sportiva della casa di Maranello continuerà a perpetuarsi e regalerà ancora emozioni, sia che si guardi al presente o che ci si volti indietro nel passato, e per la quale qualsiasi commento rischia di risultare banale o non esaustivo.
Per non dimenticare quanto il passato della Ferrari ci ha regalato nulla di meglio che lasciare spazio a qualche immagine di questa mostra, rievocativa nel suo intento, ma che per un attimo (e forse anche qualcosa in più) ha riportato alla memoria di tutti gli astanti le emozioni vissute in un periodo nel quale il passato di oggi era il presente.
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