Il Governo non accetta le giustificazioni di Autostrade. E non vuole garantire i prestiti

DI ENRICO DE VITA PER AUTOMOTO.IT

Il braccio di ferro tra governo e Autostrade torna di prepotenza al centro del dibattito politico. Da un lato, la richiesta di un prestito garantito dallo Stato per far fronte agli investimenti, dall’altro la nuova minaccia della revoca delle concessioni

Autostrade per l’Italia (in sigla ASPI) chiede di poter usufruire di un prestito da oltre un miliardo di euro, da restituire in 5 anni. Si tratta di un finanziamento bancario nel quale lo Stato interviene in garanzia, ovvero si assume il debito se il debitore non lo onora. Autostrade ha tutti i diritti di chiedere tale prestito, al pari di molte altre aziende in crisi di liquidità per la pandemia e in calo di fatturato rispetto all’anno passato. Lo Stato ha tutti i diritti di investigare e di accertarsi che tali soldi vadano a buon fine e non vengano dispersi in un dissesto finanziari

Alcuni partiti della maggioranza si sono stizziti per la giustificazione di Aspi: se non ci verranno prestati quei soldi non potremo fare gli investimenti programmati. Fra i quali, il più importante è la Gronda Nord di Genova, una tangenziale in galleria, quanto mai necessaria per sbloccare il catenaccio di traffico che gravita sul centro della Liguria, esiziale dopo il crollo del ponte Morandi. Annunciata una ventina di anni fa, affidata ad Autostrade per la sua costruzione, cominciata e mai finita, modificata nel tracciato e ora moltiplicata enormemente nei costi preventivati.

Movimento 5 stelle, Partito democratico e Leu chiedono addirittura la revoca della concessione. Con posizioni differenti, i partiti della opposizione ritengono invece necessario concedere quel finanziamento per sboccare i cantieri e far ripartire subito i lavori.

Si dà il caso che in passato gli investimenti delle società concessionarie autostradali siano sempre stati al centro di grandi dibattiti politici. Sia il ministro Tremonti (Forza Italia), sia il ministro Di Pietro (PD) si scontrarono con Autostrade per i mancati investimenti o per il ritardo col quale venivano impiegati i finanziamenti, frutto degli aumenti già concessi ai pedaggi. Arrivarono perfino a chiedere la riduzione dei pedaggi – anche del 9% – per compensare i mancati investimenti. Ma persero sempre la battaglia con la holding della famiglia Benetton, anche perché il Parlamento, quando si è trattato di votare, si è schierato sempre a favore di Autostrade. E lo ha fatto, assieme al Governo, quando si è trattato di approvare il testo delle concessioni che prevedeva clausole capestro per lo Stato, tanto vessatorie da dover essere tenuto nascosto per quasi dieci anni,fino al crollo del Morandi.

Chiediamo ora ai nostri governanti due cose:

  • Scoprire e rendere noti i nomi di parlamentari e ministri che hanno scritto e firmato a suo tempo quelle clausole vessatorie;
  • Concedere ora i finanziamenti richiesti ad Autostrade, garantendo però a noi cittadini che eserciteranno prima, durante e dopo, i controlli necessari per non sperperare denaro pubblico.

Autostrade sul suo onore deve impegnarsi a realizzare le opere finanziate con la stessa velocità, efficienza e collaborazione che la costruzione del nuovo ponte di Renzo Piano ha dimostrato al mondo.

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