AUTOSTRADE Pedaggi in crescita, investimenti in calo. L’accusa di Bankitalia

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Pedaggi in crescita, ma investimenti a picco: è questo il quadro che emerge dall’indagine conoscitiva sulle concessioni autostradali Fabrizio Balassone, capo del servizio di Struttura economica della Banca d’Italia, alla Commissione Lavori pubblici del Senato. «Tra il 2009 e il 2018 i ricavi da pedaggi sono cresciuti da 4,8 a 6,1 miliardi di euro, che equivale al +28% in termini nominali e al +13% in termini reali», spiega Balassone. Un aumento dovuto alla crescita delle tariffe unitarie, con volumi di traffico rimasti a livelli analoghi a quelli iniziali. «Con l’eccezione del 2012, i ricavi sono aumentati ogni anno: alla riduzione dei volumi di traffico negli anni della crisi del debito sovrano (pari al 10% tra il 2010 e il 2013), infatti, si è accompagnato il costante incremento delle tariffe unitarie», aggiunge Balassone.

Contemporaneamente, spiegano da Bankitalia, la spesa annua per gli investimenti si è dimezzata, raggiungendo il minimo nel 2017: esborsi che hanno riguardato, nella maggior parte dei casi, un potenziamento della rete esistente. Bankitalia ha rilevato discrepanze importanti tra gli investimenti programmati nei piani economico-finanziari dei concessionari e quelli realizzati: questo a causa nei ritardi nell’esecuzione di alcune opere, anche per via di lungaggini nell’approvazione dei progetti e nel rilascio delle autorizzazioni.

«Il ridotto sviluppo della rete osservato negli ultimi decenni, sebbene in parte connesso alle molte opere già realizzate in passato, riflette anche la mancata realizzazione di una quota degli investimenti programmati, previsti nei piani economico-finanziari delle imprese concessionarie – ha spiegato Balassone -. Tra il 2009 e il 2018 la spesa annua per gli investimenti è stata in media di 1,6 miliardi di euro, seguendo un trend decrescente, con una riduzione del 46% in termini nominali e del 51% per cento in termini reali». Balassone aggiunge che «con riguardo al grado di attuazione degli investimenti, tra il 2009 e il 2018 il tasso di realizzazione di quelli programmati è stato di circa il 66%. A partire dal 2013, il divario tra investimenti effettivi e programmati si è ampliato, raggiungendo il valore più elevato nel 2015, quando gli investimenti effettivi sono stati la metà di quelli previsti. Successivamente lo scostamento si è ridotto, soprattutto per il calo degli interventi programmati».

La limitata applicazione dei principi concorrenziali nel settore, spiega Balassone, si è riflessa «nel ridotto ricorso a procedure a evidenza pubblica e in durate elevate degli affidamenti, anche per effetto di diffuse proroghe. Fino a tempi recenti, il mercato non era sottoposto alla regolazione di un’autorità indipendente e vi era limitata trasparenza sui contenuti delle concessioni e sulle condizioni a cui venivano modificate». Con le novità apportate al Codice dei contratti pubblici nel 2016 e dal DL 109/2018, la situazione è migliorata. «Le norme del Codice dovrebbero favorire, in particolare al momento dell’affidamento di nuove concessioni, una maggiore apertura alla concorrenza e una chiara attribuzione del rischio operativo ai concessionari. Nell’immediato le nuove disposizioni si applicheranno a gestioni che coprono il 18% della rete in concessione, percentuale che salirà al 40 tra dieci anni e sarà pari al 96 nel 2040», ha puntualizzato Balassone.

 

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