AL MAUTO LA RASSEGNA “ THE GOLDEN AGE OF RALLY”

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Al MAUTO, il Museo dell’Automobile di Torino, che dalla sua riapertura ci sta regalando senza soluzione di continuità una serie di rassegne tematiche di assoluto interesse, grazie anche alla partnership con la Fondazione Macaluso, altra perla automobilistica della tradizione sportiva torinese, proprietaria delle vetture che saranno in esposizione, si è aperta oggi, e sarà visitabile sino al 2 maggio 2023, la rassegna “The Golden Age of Rally”.

Una rassegna, composta da ben 19 vetture da competizione raccolte da Gino Macaluso, indimenticato “navigatore” di Raffaele Pinto nei rallyes, con il quale aveva vinto il titolo europeo piloti nel 1973, che ripercorre la storia di queste competizioni dagli anni ’60 in avanti, che hanno visto campioni indimenticati nei ricordi degli appassionati, a partire da Sandro Munari, vincitore del “Montecarlo”, sino a Miki Biasion, vincitore di due titoli iridati con la Lancia.

Le “perle”, perché tali sono e così vanno chiamate, sono la BMC Mini Cooper S (1966), la Ford Cortina Lotus (1966) e la Ford Escort RS Miki (1969), passando di sala in sala si attraversano gli anni ’70, con la Porche 911 st (1970), la Lancia Fulvia Coupé HF 1.6 (1970), la Fiat 124 Spider (1971), l’Alpine Renault A110 (1973), la Lancia Stratos (1976), la Fiat 131 Abarth GR.4 (1978). E poi le protagoniste delle grandi sfide tra gli anni ’80 e ’90, le Lancia in livrea Martini racing – Lancia rally 037 (1984), Lancia Delta S4 (1986), Lancia Delta HF Integrale 16v (1990), Lancia Delta HF Evoluzione Safari (1992), con le loro antagoniste Audi quattro (1981), Renault R5 Turbo (1981), la Peugeot 205 Turbo 16 (1986), quest’ultima gentilmente concessa dal museo L’Aventure Peugeot di Sochaux (Francia), e la Toyota Celica GT-4 ST165 (1990).

Il tutto senza dimenticare un rarissimo esemplare di Fiat X1/9 Abarth prototipo, al cui sviluppo Gino Macaluso lavorò, in qualità di capoprogetto, per la squadra corse Fiat, su incarico dell’ingegner Aurelio Lampredi. Un modello, studiato per le competizioni rallystiche, che però fu accantonato prima di essere posto in produzione nel numero di esemplari necessari ai fini dell’omologazione sportiva, causa un cambio strategico da parte della Fiat, subito dopo il termine del Giro d’Italia del 1974, che lo stesso Macaluso aveva corso affiancando Clay Regazzoni.

Una mostra ben curata e tutta da vedere, così come peraltro tutto il resto del Museo, dove le vetture sono state virtualmente contestualizzate negli ambienti nei quali hanno gareggiato, e dove una proiezione video a 180° consentirà di “immergersi” nel periodo nel quale queste vetture erano protagoniste; un’esposizione che consente inoltre di ammirare nelle sue vetture il percorso evolutivo che queste competizioni hanno avuto nel corso del tempo e di apprezzare il contributo che la tecnologia ha apportato, passando da quelle che erano poco più che vetture di serie a veri e propri prototipi.

Tante cose si potrebbero dire, ma nessuna di essere risulterebbe esaustiva del lavoro che è stato posto in essere per realizzare questa rassegna, e nessuna di esse riuscirebbe a rendere l’idea di cosa si possa vedere; l’unico modo per riuscirci è quello di attenderla, un consiglio che ci si sente di proporre a tutti gli appassionati, in quanto mostre di questo tipo non sono proprio fatti di tutti i giorni e sono opportunità imperdibili che consentono di ripercorrere la storia delle competizioni, nella fattispecie quelle rallystiche.

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