F.1 GP AUSTRIA Dilano e quel sogno spezzato di diventare campione come Verstappen

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

Il giovane olandese, 18 anni, è morto in Belgio durante la gara di F.Regional e sognava emulare Verstappen

È difficile raccontare una giornata da corsa quando un giovane che sognava di diventare campione del mondo si libra nel cielo, lasciandoci qui attoniti, incapaci di dire qualsiasi cosa che possa avere un senso. “A chi, nel sacrificio supremo, donò più fulgide ali alla vittoria” sta scritto all’ingresso dell’Autodromo di Monza. È una frase che rappresenta un sentimento di altri tempi, tempi antichi.

Tempi in cui la morte in una gara automobilistica era accettata quasi come se fosse un fatto normale, che poteva accadere in qualsiasi momento. Tutti, piloti e spettatori, ne erano consapevoli, quando capitava, e capitava sovente, le gare continuavano, e tutti inneggiavano all’eroismo del campione caduto nella tenzone. Cinismo? Incoscienza? Sete di spettacoli cruenti, alla maniera degli antichi romani? Forse no.

Max era l’idolo di Dilano e la sua carriera un esempio da seguire per un giovane diciottenne

Era ben chiaro nelle menti e nelle coscienze di tutti che il motorsport era e rimane pericoloso. Che ci piaccia o no. Adesso magari ripartiranno i processi alla pista di Spa-Francorchamps, come se un bolide lanciato a oltre 250 all’ora non possa essere pericoloso in qualsiasi pista si corra. Ma tant’è. Salutiamo con tutti gli onori il giovane Dilano. Sicuri che avrà già raggiunto quel luogo magico dove stanno correndo in macchina tutti quelli come lui. E che, per questo, starà già sorridendo, completamente felice.

Anche qui a Spielberg è stata giornata di pioggia. E le giornate come questa rievocano ed esaltano sempre valori antichi, e, con il rischio che aumenta, emergono il coraggio, il pelo sullo stomaco, la cattiveria agonistica dei campioni veri. “Eh, ma ha vinto ancora Max Verstappen…”. Certo, perché se lo merita, perché lui, oggi, è colui che meglio incarna lo spirito del campione antico, quello che non ha paura di niente e di nessuno, come non ne aveva Dilano, altrimenti non sarebbe salito a quella velocità su per il Radillon in condizioni di visibilità quasi a zero. E Max non avrebbe, in così breve tempo, avuto ragione del suo, oggi baldanzoso, compagno di squadra.

Max e Dilano. Dilano e Max. Ragazzi coraggiosi, ardimentosi, che con diversa fortuna si sono cimentati nel difficilissimo mestiere del Campione. Pensiamoci, quando li guardiamo in televisione. Pensiamoci, quando veniamo a vederli dal vivo. Pensiamo a chi davvero siano, dei normalissimi ragazzi che potrebbero essere nostri fratelli o nostri figli,che hanno scelto un mestiere pericoloso. Certamente per vocazione profonda, per passione divorante, perché proprio non potevano fare a meno di farlo.

Pensiamo a quali pericoli vanno incontro ogni volta che scendono in pista. Pensiamoci sempre. Non solo quando, fortunatamente rarissimamente, qualcuno di loro vola in cielo. E scopriremmo la bellezza di un applauso, sentito e sincero, ad ogni giro che li vediamo sfrecciare, ad ogni corsa che li vediamo disputare, ad ogni emozione che la loro generosità ci sa sempre regalare.

Ciao Dilano. Ciao Max. A presto su queste piste, le nostre. perché anche noi, come voi, non possiamo fare a meno di essere qui, ad ammirarvi e sostenervi come meritate. Su queste piste qui o su quelle piste là, tanto è uguale: la corsa e la vittoria ha lo stesso, medesimo, dolcissimo sapore, qui come lassù, dove i campioni li applaudono gli angeli del cielo…

 

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