F.1 GP ABU DHABI Verstappen re del deserto. Mistero Mercedes, Ferrari doppiate

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT

E’ stato il gran premio dei misteri, quello in cui la Red Bull fa la pole position su una pista dove da sei anni a questa parte nessuno è mai stato davanti a una Mercedes. E poi, in gara, Max Verstappen vince a mani basse rifilando circa 20 secondi a Lewis Hamilton, soltanto terzo dietro al compagno di squadra Bottas, come se fino ad oggi quella fosse la realtà assoluta. Mistero di come siano cambiate, in sette giorni, le prestazioni e i riferimenti in pista. Mistero su come Hamilton abbia accelerato il rientro in gara ma fisicamente era provato e per niente il campione che macina record.

E mistero su come Bottas, autore di prove maiuscole, non sia mai stato in grado di dare fastidio alla Red Bull. Anzi, viene pure da ridere quando si sente via radio il suo team dirgli di dare il massimo e spremere tutto e poi da 3 secondi si ritrova a 11 da Verstappen. Meglio lasciar perdere e far finta di niente, perché non avendo le risposte verrebbero solo mal di testa.

Quello che invece è rimasto reale è la prestazione della Ferrari. Leclerc 13 e Vettel 14 staccati di un giro. Abu Dhabi non è mai stata la pista della Ferrari e ha continuato a non esserla. La scelta di non fermarsi a fare un pit stop dopo l’uscita della safety car per rimuovere la vettura di Perez (passato da vincitore a ultimo in sette giorni) non ha portato il risultato sperato. Segno di una certa disperazione che te le fa provare tutte, tanto non cambia niente ma almeno ci hai provato. Vedere le Ferrari faticare a passare le Williams e pure le Haas e Alfa Romeo, a parità di motore queste ultime due, fa capire che c’è molto da fare, così come nella gestione dei pit stop, tutti oltre i 3 secondi contro i 2 e spiccioli della concorrenza.

Certo, la Ferrari non ha perso gare o risultati importanti per i pit stop lenti, certo c’è la giustificazione dei filetti del dado fragile che si spanano, ma se in un anno non sono riusciti a cambiarli, non è che sul resto della macchina si possa nutrire poi così tanta fiducia. In ogni modo, la classifica costruttori è impietosa: 6 e staccatissimi dal 5 classificato. Ovvero meno soldi dei premi da intascare (fra bonus, premi e altro, circa 50-60 milioni di euro in meno) e quindi meno risorse da investire sul futuro, a meno che qualcuno non ci metta dei quattrini per sopperire alla carenza di premi e sponsorizzazioni.

E poi il dilemma industriale del nuovo AD che deve sostituire Camilleri. L’AD Ferrari non ha competenza sulla squadra di F.1, ma di certo averne uno che un occhio (e finanziamenti) ce lo dia ogni tanto non farebbe male. Per un Camilleri che lascia, c’è anche un Vettel che abbandona Maranello dopo sei stagioni di alti e bassi. Carini i gesti di apprezzamento e di saluto, da domani è un rivale e per giunta pericoloso. Arriva Carlos Sainz, che ha contribuito a far salire la McLaren al terzo posto nella classifica costruttori dietro a Mercedes e Red Bull.

Un ottimo risultato per la squadra inglese che perso un  Sainz ha preso un Ricciardo, vero asso indiscusso (e resta il mistero del perché non sia mai arrivato a Maranello). Se poi aggiungiamo che dal 2021 la McLaren avrà i motori Mercedes, si vede come la lista dei rivali si allunga e per la Ferrari sarà il caso uscirne presto. E’ finito il mondiale più anomalo della storia della F.1, tutti a casa e si riprende fra 100 giorni circa, se tutto va bene. Vedremo cosa porterà la pausa invernale.

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