F.1 Briatore 70, il compleanno di un manager che divide gli animi

DI PAOLO CICCARONE PER AUTOMOTO.IT FOTO FILIPPO DI MARIO Copyright

Flavio Briatore, ovvero non capirci niente di qualcosa ma riuscire, impegnandosi, a diventare un leader. Era accaduto nella sua vita precedente, quella della lunga scalata dal comune di Verzuolo, Cuneo, dove era nato, alla corte di Benetton negli USA. E poi dopo, quando la F.1 gli ha dato la fama e la ricchezza. Perché di Flavio Briatore c’è un prima e un dopo. E un durante. Il prima, è legato alla vita di un geometra che in paese non sa che combinare da grande, ma con una unica certezza: diventare qualcuno. Ricco, possibilmente. E infatti, le giocate a carte, le compagnie facoltose, erano la strada principale per arrivarci.

POCHI SOLDI IN TASCA, MENTE BRILLANTE, LA RICETTA PERFETTA

Ma il giovane Flavio aveva qualcosa che a tanti manca: l’intelligenza, la spinta interiore ad analizzare le cose e trovare le soluzioni migliori per tutti. Quando Luciano Benetton decise, a fine 1989, di dargli la gestione della sua scuderia di F.1, fino a quel momento curata da Paolini, Briatore di corse non ne sapeva niente. Tanto che alla prima intervista, verso Montecarlo 1990, lo disse senza mezzi termini: “Io di F.1 non ci capisco niente, non devo progettare una macchina, non la devo guidare. Il mio ruolo? Cacciatore di soldi. Benetton finora ha speso per la squadra, io devo trovare quattrini per non farglieli spendere”.

IN BENETTON COME CACCIATORE DI SOLDI

E così fu. Gara dopo gara, anno dopo anno, la forza di Briatore in F.1 si rese evidente nel momento in cui con Ron Dennis, che rappresentava la spocchia e l’arroganza del made in England verso gli italiani, cominciarono a volare gli stracci. Flavio non perdeva tempo nello sfottere le manie di Dennis e Ron, da permaloso, accusava il colpo. Lui gli italiani non li sopportava, con Cesare Fiorio alla Ferrari era un continuo litigio. E trovarsi uno come Briatore, che di F.1 non ne capiva nulla e se ne vantava, era davvero uno smacco incredibile. Tanto che Dennis dovette subire spesso e volentieri il crescere di popolarità di Briatore. La McLaren vinceva, ma i titoli erano per Senna e Briatore, che surclassava i propri piloti. Eppure Dennis è uno che le vacanze le fa ancora in Italia, che a Capri e Ischia frequenta sempre ristoranti di livello, che per Roma impazzisce nelle vie del centro. Una Italia senza italiani, il suo sogno.

BRIATORE L’INCUBO DI RON DENNIS IN F.1

Che Briatore faceva diventare un incubo. Flavio aveva capito i meccanismi della comunicazione. In questo la sua crescita ha un nome e cognome: Patrizia Spinelli. E’ stata lei l’artefice del successo comunicativo in quegli anni e infatti, oggi, la sua mancanza nelle esternazioni di Briatore si sente. Eccome. Ma tornando al periodo storico in cui Briatore è diventato Briatore, il suo segreto era fatto di poche regole: “La principale è sapere sempre tutto di chi ti circonda. Magari non ti serve adesso, ma essere informati è la base per evitare gaffe o per vedere un vantaggio un domani“. E questo lavoro di intelligence lo ha portato a firmare contratti con diversi piloti. Anche quando questi non erano nessuno “Al massimo butto la carta nel cestino, non ci perdo niente. Altrimenti diventa qualcosa di valido“.

Su un pilota che passò a un altro team, Briatore disse serafico: “Il problema è che era un paracarro, avevo già buttato il contratto nel cestino quando mi chiama per dirmi che stava per firmare. Ho dovuto recuperare il tutto e farlo stirare dalla mia segretaria”. Il nome? Meglio top secret, per ora. Troppi permalosi in giro. E poi il glamour. Briatore aveva capito che un manager di azienda aveva bisogno di rifarsi gli occhi. E così mise sotto contratto Naomi Campbell. Dapprima come PR, poi divenne la sua fidanzata per un po’ di tempo. “quando vado alla Renault a firmare i contratti, il presidente si perde negli occhi di Naiomi (come la chiamava lui) e non capisce più niente e mi firma il contratto ad occhi chiusi”. Cinico o battuta, chi lo sa.

NAOMI E FLAVIO LA LOVE STORY DEL PADDOCK F.1

Di certo, quando tutti dicevano che Naomi aveva rotto con Flavio, fummo tutti smentiti. Milano, serata con cena da Flavio. Zona navigli. Ci sediamo in una decina di giornalisti, Patrizia Spinelli in un angolo che ci dice di tenere il posto libero al fianco del vostro cronista. A un certo punto arriva Naomi, bella, statuaria, elegante nella sua femminilità. Flavio la saluta, le dice di sedersi che tanto siamo fra amici. Lei viene al fianco del vostro cronista, dice “Ciao, sono Naomi, posso sedermi?”. Scattiamo in piedi alla Fantozzi e non mangiamo più mentre lei parla e scherza come se la conoscessimo da anni. A un certo punto c’è trambusto fuori dalla porta. Patrizia Spinelli si alza, ringrazia tutti per la compagnia e dice a Briatore: “Flavio, dobbiamo andare perché l’aereo (privato, ndr) non ci aspetta”. A quel punto Flavio si alza, Naomi lo prende per mano e i due si avviano verso la porta subissati dai flash dei fotografi e delle TV.

UNA VITA FATTA DI SCOOP… ORGANIZZATI A TAVOLINO DALLA PR EFFICIENTE

Lo…scoop era stato preparato apposta e Briatore, allontanandosi con Naomi, dice ai fotografi: “Ma come avete fatto a scoprirlo, era una cosa segreta…Ci avete rovinato la serata” e se ne va con autista e Mercedes nera. Patrizia, intanto, andò fuori e ringraziò tutti per aver partecipato. Ecco, era questo uno dei segreti della personalità di Briatore. I successi in F.1, la gestione dei piloti, i 7 titoli mondiali piloti e Marche, il team che Benetton che da sponsor divenne una fonte di entrata per la famiglia, sono sotto gli occhi di tutti. Come il Briatore più recente, le sue esternazioni politiche, l’amicizia e i rapporti d’affari con l’amica di sempre, Daniela Santanchè, il matrimonio con Elisabetta Gregoraci, il figlio Nathan Falco (o Falco Nathan come preferisce lui).

CON ELISABETTA GREGORACI IL FIGLIO MASCHIO TANTO ATTESO

Con la stampa è sempre stato schietto. Spesso ci invitava a cena, sul suo ex yacht Force Blue, tanto per ricordarne alcune, o a la Morra, ristorante di tartufo nella sua zona di Cuneo. Serate dove ha sempre pagato lui, dove ha sempre dato generosamente tutto quello che poteva. Perché, anche se non lo dice altrimenti viene meno la sua fama da duro, ha sempre aiutato chi ne aveva bisogno. Come la famiglia di Quattrocchi, il mercenario caduto in Iraq. O altri bisognosi. Anche perché, uno con la sua grinta e determinazione, mica può fare la figura del buono. Non ci crederebbe nessuno. Solo una volta ha toppato.

DA UNA CENA NON PAGATA AL RISTORANTE AD ALBA PER I TARTUFI

Brasile, 1997. Invito a cena di tutta la stampa italiana presente. Al momento del conto, la sua assistente (Julia Orden, moglie di Alex Wurz) scopre che le carte di credito non funzionano. La cena la pagammo noi giornalisti e visto che eravamo certi fosse tutto a carico suo, il conto fu piuttosto salato. E per giustificare alle redazioni la nota spesa piuttosto alta, tutti fummo d’accordo nello scrivere l’episodio. A fine stagione cena a base di tartufi per tutti alla Morra. Qui il conto fu salato lo stesso. “Se mi compravo il ristorante, avrei speso meno“. Sembrava una battuta. Invece il ristorante se lo è comprato davvero. Buon compleanno Flavio Briatore, 70 anni di successo, una vita con luci ed ombre, sempre senza mezzi termini. E come tutti quelli che dividono, o lo apprezzi oppure lo detesti. Ma per lui non cambia niente. Se ne frega come al solito. Come ha sempre fatto in questi 70 anni.

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