CONTROMANO: CSI 2023: la spiacevole sorpresa dell’aggiunta dell’art. 12.2.1.n

RODOLFO INTELISANO

 

 

Vorrei dire che sono scandalizzato, dal testo dell’Art. 12.2.1.n. inserito dalla FIA nel CSI per il 2023, che vieta ai piloti e ai responsabili e membri dei team “la diffusione e l’esposizione di dichiarazioni o commenti politici, religiosi o personali – in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA in base ai suoi Statuti – a meno che non siano stati preventivamente approvati per iscritto dalla FIA per le gare internazionali, o dalla ASN competente per le gare nazionali nell’ambito della loro giurisdizione“, ma del resto cosa aspettarsi da una FIA sempre più arabo centrica, paesi dove la cultura democratica non è di casa?

A quanto pare FIA e FIFA (vedi mondiali in Qatar) vanno di pari passo come cani da tartufo seguendo l’odore dei soldi che, come è ben risaputo, non puzzano.
Peccato che questa norma violi qualsiasi principio democratico e ritengo sia inapplicabile nelle democrazie liberali dove ogni uomo, piloti e personale del team inclusi, è libero di esprimere il proprio pensiero senza bavagli di alcun tipo.

Il principio di neutralità dello Statuto, citato nella norma, poi, è un richiamo giuridicamente errato, dato che tale principio vale per la FIA e quindi per chi parli a nome della stessa ma è palesemente inapplicabile a chi parli a titolo esclusivamente personale.
La FIA si dia una bella regolata: si guardi bene dallo sconfinare dall’ambito sportivo, andando indebitamente ad ingerirsi nell’ambito delle libertà personali, per assecondare i voleri del suo nuovo presidente, perché altrimenti, almeno in Europa e negli USA dove esiste una cultura democratica e sono rispettati i diritti civili è la FIA a rischiare sanzioni, per l’applicazione di una norma così concepita, non i suoi licenziati. La FIA, come qualsiasi altro organismo di diritto sportivo, ha competenza esclusiva in materia di regole sportive, in soldoni, con questa norma che intende limitare la libera espressione del pensiero, sta palesemente sconfinando dal proprio ambito di competenza.

Comunque, il cambio al vertice e il mutamento di atteggiamento politico con la nomina di un presidente arabo e sotto gli occhi di tutti. Fino al 2020 piloti che si inginocchiano prima dell’inno nazionale per il movimento black lives matter, oggi si vogliono addirittura limitare i diritti civili garantiti in tutte le democrazie liberali.
Si dice che si vogliono evitare episodi come quello accaduto sul podio del Mugello nel 2020 quando Hamilton andò sul podio indossando sopra la tuta da gara una maglietta nera con la scritta “arrestate i poliziotti che hanno assassinato Breonna Taylor”, in riferimento alla giovane ragazza afroamericana uccisa a Louisville durante una sparatoria della polizia.

Si può accettare che vengano limitate e vietate queste manifestazioni plateali, ma non la libertà di pensiero e di parola, sia scritta che verbale come sembrerebbe fare il testo dell’art. 12.2.1.n.. Consiglierei dunque ai legali della FIA di riscrivere l’articolo. Tappare la bocca a chiunque, perché di questo si tratta, è inaccettabile e antidemocratico e finché viviamo in una democrazia, e la Francia è una democrazia e la FIA è un organismo di diritto francese, anche la FIA è tenuta a rispettare i principi generali del diritto, altrimenti che la cosa arrivi all’orecchio della UE.

E’ normalissimo che personaggi pubblici usino la loro notorietà per sensibilizzare su un problema, non esiste la distinzione fra sport e politica, lo stesso art. 12.2.1 .n è quanto di più politico si possa immaginare. A tale proposito vorrei poi accennare alla ipocrisia di quelli che continuano con lo slogan “fuori la politica dallo sport” ma poi plaudono agli sportivi russi o iraniani che si ribellano pubblicamente, appunto sfruttando la propria notorietà, ai loro regimi. Vogliamo dunque finire come la Russia di Putin o l’Iran degli Ayatollah? E’ questa la deriva presa? Domando a questi: “fuori la politica dallo sport” solo quando va contro le loro idee?

Ma poi vietiamo sul podio una maglietta come quella di Hamilton ma permettiamo a liberty media (Formula One Group) di fare buffonate come quella di Miami con i piloti che si presentano sul podio con il caschetto da football americano in testa? Sono sicuro che purtroppo molta gente ha apprezzato quella pagliacciata, mentre è rimasta infastidita dalla maglietta di Hamilton, perché viviamo in un mondo dove a molta gente dà fastidio avere qualcuno che li costringa a pensare, a me invece, sinceramente, la maglietta di Hamilton non ha dato nessuno fastidio. Ho visto un Uomo, molto più fastidio mi ha dato vedere i piloti umiliati, ridotti a clown con il caschetto da football in testa.

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