ADRIAN SUTIL Alla F.1 virtuale di oggi preferisco vincere con la Ferrari nel challenge

TESTO E FOTO DI MARCO FERRERO 

Al Mugello Sutil ha disputato l’ultima gara della sua carriera e ha voluto farla con una Ferrari Challenge

Il pilota tedesco parla a ruota libera del passato nel circus dove ammirava Hamilton ma ha imparato molto da Fisichella e rimpiange i tempi in cui i piloti giravano in pista invece che al simulatore come accade adesso

Gli appassionati certo ricorderanno Adrian Sutil, pilota che ha corso in Formula 1 dal 2007 al 2011 e dal 2013 al 2014 in team quali Spiker, Force India e Sauber, ottenendo risultati dignitosi ed un nono posto assoluto nel Campionato del 2009 prima del ritiro dalle competizioni nel 2015.

Nelle ultime due stagioni ha gareggiato nel Ferrari Challenge, ove ha chiuso la sua carriera automobilistica sportiva con il terzo gradino del podio conquistato nella Finale Iridata; personaggio discreto e signorile, abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di fare una panoramica a 360° sulla sua vita sportiva.

Podio e vittorie con Ferrari nel challenge per Sutil un bottino soddisfacente

D: Quali sono i tuoi ricordi in merito alla tua esperienza in Formula 1?

R: Ho buoni ricordi, è stato un bel periodo, mi sono divertito, è stato ovviamente bello quando ho iniziato con il team Spiker, l’attuale Aston Martin, poi sono passato in Force India dove ho trascorso un bel periodo, ho potuto acquisire miglioramenti ogni anno, siamo attivati ad essere nei primi dieci team, ed ho imparato moltissime cose, ma non solo nel mondo delle corse ma anche per la mia vita. Ogni cosa attorno alla vita del paddock in questo circus è stata utile per la mia vita, anche sino ad ora.

Con la Sauber in F.1 poche soddisfazioni (foto da Web Copy sconosciuto)

D: Come vedi la tua Formula 1 rispetto a quella di oggi? In fondo non è passato troppo tempo, anche se molte cose sono cambiate…

R: Assolutamente vero, molti cambiamenti sono occorsi, io penso che la Formula 1 sia in un’ottima situazione in questo momento, gli americani stanno cercando di entrare, è stato fatto un ottimo lavoro di marketing, è molto più presente in America, che è un ottimo mercato; è ben posizionata, abbastanza di successo, da quando ho lasciato, a fine 2014, sono passati una decina d’anni, tutti i piloti sono cambiati, c’è una nuova generazione, ci sono piloti come Hamilton, Alonso, il  mio amico Nico Hulkenberg, che corrono ancora, loro sono quelli “vecchi”, che peraltro stanno ancora facendo molto bene, ma è una questione di quanto sia veloce il “business”, che porta inevitabilmente a cambiare. A me piace ancora seguire le gare, è affascinante, normalmente lo faccio a casa seduto sul mio sofa mentre sono rilassato.

Al volante della Force India, foto dal web copy sconosciuto

D: La nuova generazione di piloti usa molto i simulatori, tu a suo tempo li usavi meno, avevi molte più possibilità di provare in pista, ora loro provano meno in pista e più con i simulatori; nella tua esperienza ed opinione, quanto i simulatori sono un aiuto e quanto sono un limite. Per chiarezza, in condizioni di bagnato credo che i simulatori non diano le stesse sensazioni della guida “reale”…

R: Certo, i simulatori sono molto utili e molto validi, rispetto al passato, per quanto comprendo, la possibilità di fare test è molto limitata, o quasi nulla. Quando io ero in Formula 1 nei primi due anni c’era abbastanza possibilità di eseguire test, poi la cosa è via via decresciuta anche per l’aumento delle gare, ed i simulatori sono iniziati ad essere utilizzati sempre di più, e negli ultimi due anni, quando ho iniziato la collaborazione anche con la McLaren, abbiamo trascorso molto tempo sui simulatori, e questi sono stati veramente molto utili, ovviamente non è la stessa cosa della guida su pista, ma tu puoi prepararti ed essere pronto per la prima sessione di prove libere ed essere già in grado di realizzare un buon giro. Tutto il mondo è divenuto più virtuale che reale, gli stessi telefonini ci danno idea di quanto siano cambiate le cose.

D: Tu hai corso molto, anche in altre serie; a tua sensazione, qual’è stato l’avversario più forte contro il quale ti sei fronteggiato?

R: Quando ho iniziato in Formula 3, guardando indietro nel passato, c’erano molti ottimi piloti, Hamilton, Rosberg, Spengler, Green, tutti loro erano dei campioni, anche nel campionato DTM c’erano ottimi piloti, grandi nomi, era un campionato veramente molto competitivo. Onestamente, ognuno di loro era un ottimo pilota, in Formula 1 il giudizio sul pilota è legato alla vettura, credo che più veloce è la vettura più un pilota risulta bravo, sei sei nelle prime file dello schieramento appari più bravo; nel mio team, quello da cui ho imparato di più e che ha maggiormente “influenzato” la mia crescita, ed era un punto di riferimento per me, era Giancarlo Fisichella, era arrivato dalla Renault, dov’era compagno d squadra di Alonso, ed arrivò da noi, e per me fu un punto di riferimento, io ero giovane, senza un nome, alla fine riuscii anche a batterlo, migliorai il mio passo anche grazie a lui.

In Force India l’incontro con Fisichella che gli ha fatto da maestro (foto dal web copy sconosciuto)

D: Tu eri noto per il fatto che suonavi il piano; lo suoni ancora?

R: Esatto! Ci fu un tempo, quando arrivai in Formula 1, in cui non riuscivo a migliorare, ed è frustrante quando lavori duro e non riesci a migliorare e non hai emozioni positive; a quel punto volevo fermarmi e lo feci; iniziai a suonare il piano e tornai alle mie origini. Avevo iniziato a suonare il piano da bambino ed a dodici anni smisi per iniziare a correre sui kart, e la mia famiglia non era contenta di questo, anche se mi supportarono molto. In ogni caso smisi di correre e ritornai alle mie “radici”; oggi a casa ho un bel piano, lo suono ogni giorno, è una parte della mia vita, è rilassante, è il modo nel quale riesco ad esprimermi al meglio, sono molto felice oggi, la mia vita oggi è molto più rivolta alla musica.

Nei box al Mugello per l’ultima gara della sua vita

D: Credo che nel mondo della Formula 1 ci siano altri che suonano strumenti; a parte te, chi ti risulta sia il migliore a suonare qualche strumento?

R: Per la verità non saprei; ho sentito che Charles Leclerc suona un po’ anche lui il piano, credo sia importante che lo facciano, che suonino qualche strumento, credo sia una buona cosa da fare, è una sensazione personale, un modo in cui puoi esprimerti. C’è stato un momento in cui mi sentivo confuso, e suonare il piano mi ha ridato serenità, è una modalità con la quale puoi “staccare”, andare in un’altra dimensione e riportarti alla tua tranquillità.

 

D: Per te il Ferrari Challenge è stata una nuova esperienza, per la tua esperienza personale e professionale sicuramente meno stressante, più rilassante, un altro ambiente; il prossimo anno sarai ancora parte di questo evento?

R: No, la Finale Mondiale sarà la mia ultima gara, ho trascorso in questo ambiente due anni, mi sono divertito, è stato ovviamente molto differente da quanto ero stato solito fare, sono più vetture stradali di quelle che ho guidato in passato, settate per le corse in pista, nulla in comune con quelle di Formula 1, ho dovuto ripartire da zero ed imparare, adattare il mio stile di guida a queste, è però stato bello, ci sono piloti abbastanza competitivi, giovani piloti, molto veloci, Fleming, Donno, sono molto veloci, hanno ambizioni per una carriera professionale, ed ho anche potuto mettermi alla prova contro questi ragazzi ambiziosi, ho vinto due gare, svariati podi, per me è stato abbastanza, è stato interessante fare un’esperienza in una modo differente di gareggiare. Di solito arrivo un’ora prima delle gare, alla fine torno a casa, non ci sono continue interviste, confronti continui con il team, è un modo più tranquillo di godersi la vita gareggiando, ma per me è giunta l’ora di smettere.

D: Credo che questo genere di gare abbiano bisogno di piloti, come te, di grandi trascorsi, di grande esperienza, sono un punto di riferimento, è un modo per acquisire nuovi piloti, nuovi futuri campioni, è molto utile che persone come te vangano a gareggiare in queste serie, che raccolgano questa sfida, non credo comunque che queste vetture siano facili ad guidare…

R: Non è mai facile vincere perché ci sono sempre almeno un paio di piloti bravi, non ci saranno venti piloti bravi ma almeno sei – sette che sanno andare forte… si, credo che questa categoria non sia al livello della Porsche Carrera Cup o delle Supercar, ma la maggior parte degli ex piloti professionisti, gentlemen drivers ma ancora professionisti abbiano la qualità per dare impulso a che altri più giovani piloti possano costruirsi una carriera, come Doriane Pin, che ha un’ottima posizione in GT3, molto veloce, anche se si tratta di competizioni più “basiche” ti danno il modo di introdurti in una modalità più professionale.

 

D: Nicklas Nielsen arriva dal Challenge Ferrari ed ad oggi è pilota della Hypercar Ferrari…

R: Esattamente, questa categoria è una possibilità per giovani piloti per imporsi.

D: Mi dicevi che questa sarà la tua ultima gara, ma credo che tu comunque continuerai a seguire le corse, come la Formula 1, ed a divertirti…

R: Certo, continuerò a farlo, anche se minimizzerò il tempo focalizzato sulle corse, la bandiera a scacchi è sventolata, ma mi piace guidare, è una passione, seguire le corse, quando guardo le vetture di Formula 1 nelle pit lane mi appassiono, mi riportano agli anni 2000 – 2010 quando le vetture erano fantastiche, si, è affascinante, mi piace apprezzare la qualità delle vetture e dei piloti, anche quando in un cambio gomme si guadagna o si perde una posizione. E’ veramente uno sport unico!

D: Un’ultima domanda: cosa le vetture del tuo periodo avevano in più delle Formula 1 attuali e, al contrario, cos’hanno quelle di oggi che quelle del tuo periodo non avevano?

R: Le vetture di Formula 1 sono il top delle corse, ed è veramente duro paragonarle con qualcos’altro, dipende certamente da cosa tu hai bisogno che le vetture facciano , le vetture di Formula 1 necessitano di tracciati speciali, i tracciati sono cambiati e le vetture si sono adattate e sono cambiate. La Formula 1 è il top ed è difficile trovare una vettura migliore di quelle, nulla da più eccitazione di quelle macchine.

Sutil e Hamilton nel paddock foto ANSA/EPA/FELIX HEYDER – DRN

Un personaggio che sa regalare in ogni sua affermazione spunti di riflessione, un personaggio che mancherà al mondo dei motori, un personaggio che è stato un piacere incontrare; ci piace immaginarlo seduto al suo piano, la sua passione, ma siamo certi (o quanto meno vogliamo crederlo) che lo rivedremo ancora in qualche altro evento, anche se non più nelle vesti di pilota, ma sarà sempre un piacere rivederlo.

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