SCHIRO’ / TABACCHI, ECCELLENZE ITALIANE NEL FERRARI CHALLENGE

(testo e foto Marco Ferrero)
Come prima cosa, ci si permetta di essere per una volta un po’ nazionalisti tributando gli onori della vittoria nel campionato europeo del Challenge Ferrari nelle classi Pirelli e Pirelli AM, le due più importanti, a due piloti di casa nostra, nella fattispecie rispettivamente Niccolò Schirò ed Emanuele Maria Tabacchi, tra l’altro entrambi appartenenti alla Scuderia Rossocorsa, che avrebbe potuto fare anche tris con Agata Smolka nella classe Shell AM.
Quella di Tabacchi appare peraltro una vittoria ancor più esaltante considerato come il trentacinquenne pilota padovano era al suo primo anno nel mondo delle corse e non vantava precedenti esperienze; la modalità con la quale ha dominato il campionato, ed in particolare le due ultime due gare del Mugello, entrambe vinte in modo perentorio, lo presentano come pilota, senza voler eccedere nei giudizi, di sicuro avvenire.
Le finali continentali hanno visto, si conceda l’annotazione, un dominatore assoluto nel pilota della safety car, che in tutte le sei gare disputate si è ritrovato a passare in prima posizione sotto la bandiera a scacchi, un fatto statistico che probabilmente non ha avuto uguali nel passato.
In tutte le categorie il risultato era aperto a qualunque soluzione, e con 42 punti ancora in ballo la tappa del Mugello era un “all in” ad alto contenuto di adrenalinaNel Trofeo Pirelli, la classe regina, Niccolò Schirò ha rimontato lo svantaggio di 12 lunghezze che lo separavano dal capoclassifica Louis Prette ed è andato a conquistare meritatamente l’alloro continentale con due prove da campione, in particolare la decisiva gara2 nella quale, partito dalla pole position, ha poi conseguito la vittoria, non senza qualche patema d’animo causatogli da Adam Carroll (peraltro, brutto cliente per la gara valida per il titolo di campione del mondo) che per qualche tornata gli è stato davanti.
Nel Trofeo Pirelli AM Emanuele Maria Tabacchi aveva già ad Imola messo le cose in chiaro, portandosi avanti di 28 lunghezze, un vantaggio “importante” ma da amministrare saggiamente; alla faccia dei calcoli, Tabacchi ha corso entrambe le manches come se fosse lui a dover recuperare, vincendole entrambe, e conquistando il titolo continentale già dopo gara1 di venerdì. Gara2 avrebbe potuto essere una passerella, ma il padovano ha corso come se la gara fosse decisiva, trionfando anche nell’ultima prova; una chiusura di campionato degna di un vero campione.
Andamento, se vogliamo, analogo nella Coppa Shell, dove Tani Hanna, che ad Imola ha clamorosamente mancato il primo “march ball” con un errore che aveva messo fuori gara lui e l’incolpevole Ramelli, doveva gestire un vantaggio di 23 lunghezze su Eric Cheung, pericolosamente riavvicinatosi e pronto ad approfittare di un ulteriore passo falso dell’avversario.
Al libanese è bastato amministrare saggiamente un secondo posto in gara1 per ritrovarsi venerdì sera, con una prova di anticipo, matematicamente campione europeo, e poter pensare alla prova iridata di domenica dove potrebbe anche dire la sua; in questa categoria da annotare i due piazzamenti a podio che il nostro David Gostner ha ottenuto grazie a due gare aggressive ed intelligenti.
Ultima, ma non per questo meno importante, nella Coppa Shell la lotta era invece a tre, laddove tra la capofila Agata “Agi” Smolka ed il terzo, Henrik Jansen, intervallati da Laurent De Meeus, secondo, correvano solo quindici pinti di differenza; la ragazza polacca è incappata in un weekend da dimenticare, prima causa due qualifiche tribolate che l’hanno relegata nelle retrovie, poi con l’incidente in gara2 che l’ha vista uscire di scena.
A vincere il titolo continentale, grazie anche alle due vittorie nelle due gare, è stato Henrik Jansen; il danese ha corso due gare praticamente perfette, dominando sia le qualifiche che le gare, e si presenta come il pilota favorito per la conquista del titolo mondiale.
In attesa dell’esito delle gare valide per l’assegnazione dei titoli iridati godiamoci orgogliosamente i successi di questi due ragazzi, non dimenticando, fatta salva la scaramanzia, quel vecchio detto popolare che recita “non c’è due senza tre”…
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