CONTROMANO: LE RISPOSTE DA MIAMI

RODOLFO INTELISANO

 

Dunque avevamo ragione quando dopo il Bahrain scrivemmo che qualcosa era cambiato, andando, come è un po’ nel DNA di questa rubrica, contro il coro generale degli osservatori che dopo l’esito della gara affermavano con assoluta certezza che il campionato 2024 sarebbe stato un noioso seguito del noiosissimo 2023.
Invece i segnali, a saperli e a volerli legge, erano abbastanza chiari, certo non sul fatto che l’accoppiata Verstappen-Red Bull fosse la più forte ma sul fatto che il dominio assoluto che aveva caratterizzato il campionato precedente non si sarebbe ripetuto.

E infatti dopo il Bahrain è arrivata l’Australia e adesso Miami con la bella vittoria (finalmente) di Lando Norris a dirci che, non sempre, ma in qualche occasione, Red Bull, o meglio Verstappen e la Red Bull sono battibili e non sono più quel rullo compressore che ha ucciso ogni interesse per il campionato trascorso.
A Imola vedremo se Ferrari avrà centrato le evoluzioni che porterà, cosa che purtroppo negli ultimi anni, non sempre è capitata, altrimenti è a rischio il ruolo di seconda forza e poi aspettiamo l’oggetto misterioso Mercedes perché se i tecnici riusciranno a capire i motivi di una competitività altalenante, addirittura tra una sessione di prove e l’altra, anche Mercedes potrebbe essere della partita un team per puntare a delle vittorie di tappa, diciamo così, Piuttosto andrebbe analizzato e capito molto bene il metodo di studio e di introduzione delle modifiche portato da Andrea Stella in McLaren, visto che loro non sbagliano mai una evoluzione, al contrario di altri.

Insomma l’accoppiata Verstappen- Red Bull, non appare più imbattibile e mostra occasionalmente qualche scricchiolio rendendo il campionato un po’più combattuto, almeno nell’esito delle singole gare, se non nel suo risultato finale (Verstappen sarà molto prevedibilmente ancora campione). E parliamo di accoppiata Verstappen-Red Bull, perché con il pur bravo Sergio Perez anche il 2023 avrebbe avuto una storia ben diversa e molto più combattuta, anche se, alla fine, numeri alla mano, Perez l’avrebbe spuntata. Il fatto è che nei giorni in cui Verstappen domina e stravince Perez deve accontentarsi del secondo posto ma quando anche Max fatica ad essere leader e comunque combatte per il vertice, ecco che vediamo Perez arrancare nelle posizioni di rincalzo.

Differenze evidenti tra un fuoriclasse e un buon pilota vincente solo quando ha una macchina nettissimamente superiore (e non si trova in squadra un “marziano” come Verstappen). Insomma Perez ricorda il Barrichello compagno di squadra di Schumacher o il Bottas compagno di squadra di Hamilton. Ogni tanto il fuoriclasse lascia un po’ spazio al secondo e questi si illude di poter cambiare le carte in tavola ma viene inevitabilmente ricondotto all’ordine: chi non ricorda i: “quest’anno sarà il mio anno” di “barrichelliana” memoria o gli inizi di campionato di Bottas con le vittorie che facevano sperare i giornalisti di poter raccontare di un campionato combattuto? Sono le stesse illusioni create da (e a) Perez, sia a inizio 2022, dopo la vittoria di Monaco, sia a inizio 2023 con le due vittorie iniziali che pareggiavano le due di Verstappen, ma da lì in poi il nulla o quasi.

E parlando di Verstappen ci piace l’evoluzione dal punto di vista umano che sta avendo il ragazzo. E’ sparito lo spocchioso, insopportabile ragazzino degli inizi, ha sorpreso vederlo sul podio sorridente anche se battuto, cosa fino ad un paio di anni fa impensabile, e ancora più sorprendente è stato sentirlo dichiarare che le corse sono così, a volte si vince e a volte si perde. Il bambinetto insopportabile di qualche anno fa mai avrebbe ammesso e parlato di sconfitta, né mai il verbo “perdere” sarebbe potuto proferire dalle sue labbra, ieri invece lo abbiamo sentito addirittura scherzare sul abbattimento del birillo alla chicane: “mi stava antipatico e così ho fatto un crash test per l’ala anteriore”. Parole sorprendenti per lui fino ad un paio di anni fa. Insomma vincere tanto gli ha fatto bene: più sicuro di se stesso e più rilassato. Chissà magari a fine carriera quando sarà un Alonso o un Hamilton della situazione, lo troveremo persino simpatico, ma questa, al momento, è fantascienza.

Detto del primo responso datoci da Miami, veniamo al secondo che è la bella notizia della vittoria di Lando Norris che ha finalmente rotto il ghiaccio, come si dice. Dopo tanti piazzamenti e alcune cocenti delusioni, vedi Sochi 2021 con la pioggia degli ultimi giri e il suo incaponirsi nel non volersi fermare a cambiare le gomme che gli tolsero una vittoria oramai certa, o la Monza dello stesso anno, dove, a ben guardare, la delusione deve essere stata ancora più cocente: battuto dal compagno di squadra fino a quel giorno bastonato con assoluta regolarità, che nel giorno in cui il team fa doppietta, incredibilmente e del tutto occasionalmente gli sta davanti e vince sorprendentemente per poi precipitare nuovamente nel anonimato. E poi c’erano tutti i record di cui qualsiasi pilota farebbe volentieri a meno: maggior numero di podi senza vittorie, maggior numero di gare con la McLaren senza aver mai vinto un Gran Premio. E qui mi permetto di fare un appunto sul valore davvero relativo delle statistiche e sul quanto possano risultare bugiarde: Norris inferiore ad un Kovalainen? Indubbiamente no, perché Kovalainen ha corso con McLaren una sola stagione e in una stagione in cui la McLaren era una macchina tra le più competitive, vincendo un solo Gran Premio, mentre Norris ha guidato la McLaren per diversi anni anche in stagioni in cui la squadra era ben lontana dalla competitività ed un piazzamento a punti era già un brillante risultato, quindi che senso aveva questa statistica?

In ogni caso dopo Miami possiamo affermare senza tema di smentita che Lando Norris non è il nuovo Chris Amon. Amon amava ricordare come proprio il non aver mai vinto un Gran Premio, dopo aver sfiorato tante volte la vittoria e averla mancata per i motivi più assurdi, gli avesse regalato una fama del tutto particolare di eterno sfortunato che lo aveva reso indimenticabile. Norris era arrivato tante volte a podio senza mai vincere ma non poteva raccontare di aver perso dei Gran Premi “quasi vinti” per sfortuna. Dunque Chris Amon resta e resterà unico, la storia di Norris era già diversa e da oggi lo è ancora di più.

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