F.1 MONTECARLO STORICO Senna Career Parade oggi a Montecarlo

Testo e foto GIUSEPPE MAGNI

 

Lo sport dell’Automobile non è mai stato solo tecnica, tecnologia, meccanica, aerodinamica, ma è sempre vissuto soprattutto di emozioni. Oggi è uno di quei giorni in cui l’automobilismo ci ha regalato una giornata, un’altra, l’ennesima, di quelle indimenticabili.

Si sta svolgendo a Montecarlo la 14esima edizione del Monaco Grand Prix Historique, e già in questo ambito sono presenti dei veri e propri gioielli del passato remoto e remotissimo, condotti in pista di gran carriera da Piloti con la P maiuscola, che stanno dando spettacolo vero. Poco dopo mezzogiorno, però, il cuore è salito davvero in gola: nei primi box verso l’uscita della pit lane, si sono accesi alcuni motori particolari, verrebbe da dire dei cuori, molto, molto speciali: sono presenti qui, infatti, le monoposto che hanno rappresentato le pietre miliari della carriera di Ayrton Senna, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, appena celebrato ad Imola.

C’è perfino il suo go-kart, quello degli esordi, portato in pista da Gabriel Bortoleto, brasiliano del McLaren Young Driver Programme, c’è la Van Diemen RF82 con la quale il giovane Da Silva, il suo vero cognome, con il quale si affacciò nell’automobilismo dopo i go kart, si mise in luce in F.2000, portato in pista dalla bravissima Cristina Gutiérrez, spagnola di Burgos. C’è la Ralt RT3, con la quale Ayrton Senna Da Silva cominciò a far vedere davvero di che pasta fosse fatto in F.3 inglese, uno dei massimi campionati automobilistici dell’epoca, portata in pista oggi niente di meno che da Eddie Irvine.

C’è la famosissima Toleman TG 184, quella del diluvio universale, proprio qui, a Montecarlo, che fece emergere dai violenti flutti e dalle onde il talento cristallino dell’asso brasiliano, che si impose quel giorno agli occhi del mondo anche in Formula 1. Poi c’è la Lotus 97T, quella del suo primo trionfo in Portogallo, ancora sotto l’acqua, portata in pista da Thierry Boutsen, chi ha la mia età se lo ricorda bene. E, infine, c’è Lei, la McLaren MP 4/5B-07, quella McLaren anomala, con il numero 27, con cui Ayrton si impose qui a Montecarlo nel 1990.

Quando l’ho vista vi confesso che non sono riuscito a trattenermi: quel 27 maggio coincideva con il mio 25esimo compleanno ed ero a festeggiarlo proprio qui, a Montecarlo, dove, proprio quel giorno, si svolgeva il Gran Premio di Formula 1 che Ayrton Senna vinse alla grande, con la McLaren numero 27, il giorno 27… Sono rimasto ad ammirarla per quasi un’ora, bella, bellissima, non è rossa, ma era la sua di lui, l’ha condotta lui, l’ha fatta volare verso la vittoria qui, dove quel giorno arrivò secondo con la Tyrrell Jean Alesi, e con lei, a fine anno, vinse il suo secondo titolo mondiale, speronando il suo avversario di sempre, regolando così un conto aperto l’anno prima.

Lo sport dell’Automobile non è mai stato solo tecnica, tecnologia, meccanica, aerodinamica, ma è sempre vissuto soprattutto di emozioni. Oggi è uno di quei giorni in cui l’automobilismo ci ha regalato una giornata, un’altra, l’ennesima, di quelle indimenticabili. C’era uno sguardo lontano, nel tempo e nello spazio, sotto il casco di Bruno Senna, appena salito sulla McLaren dello zio Ayrton. C’era un silenzio irreale, sulla griglia di partenza, quando tutte le monoposto di questa Senna Career Parade si sono fermate, i piloti sono scesi e sono rimasti al loro fianco per rendere omaggio ad uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Poi si sono allineati sulla linea di partenza e, a loro, si è unito pure S.A.S. il Principe Alberto.

Si poteva pure piangere, sì, sì è potuto farlo liberamente e sinceramente, questa era la casa di Ayrton Senna, abitava qui e nessuno guidava come lui, sulle strade di casa. Sì è avvertita a più riprese la sua presenza, il suo sguardo melanconico, aperto ad un mezzo sorriso, nel vedere le sue macchine sfrecciare in pista. Credo che Ayrton oggi sia felice. Sì, felice di essere tornato per un giorno a Montecarlo, dove, dopo la beffa del primo anno, è stato felice tante volte, ben 6 trionfi, perentori, assoluti, preceduti da giri di qualifica magici, marziani, anzi, divini.

Per chi c’era, per chi era qui a godersi lo spettacolo che lui ogni volta sapeva esaltare, c’era un velo di amarezza per le rosse che venivano puntualmente battute, ma c’era anche la netta percezione e la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un fuoriclasse eccezionale, inarrivabile. Che oggi è tornato, si è fatto vedere, sentire, quasi toccare, in questa che è stata quasi la sua terra, in questa che è stata e sarà sempre la sua casa. Grazie, Ayrton. Aceleramos juntos.

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