La video analisi del GP di Montecarlo

Foto Paiero Kimi precede Sebastian

 

Dopo 16 anni di digiuno, la Ferrari è tornata sul gradino più alto del podio: se nel 2001 fu Michael Schumacher ad imporsi, ieri è stato il turno di un altro tedesco, Sebastian Vettel. Vettel si è aggiudicato il Gran Premio allungando il suo primo stint con le ultrasoft rispetto a Raikkonen, leader della corsa fino alla sua sosta, e inanellando giri veloci prima di rientrare ai box e riemergere ancora davanti al compagno di squadra, autore della pole position al sabato.

Kimi Raikkonen sul podio è apparso tutt’altro che raggiante: comprensibile, visto che l'”overcut” di Vettel gli ha negato il primo successo dal Gran Premio d’Australia del 2013. La vittoria del tedesco gli ha permesso di allungare in classifica su Lewis Hamilton, settimo al traguardo: a separare i due pluricampioni del mondo ci sono ora 25 lunghezze, il numero di punti assegnati al vincitore di una gara. Hamilton, dopo la débâcle delle qualifiche di sabato, è riuscito quantomeno a contenere i danni in gara, approdando in zona punti grazie al prolungamento del suo primo stint. 

Così come Vettel, anche Daniel Ricciardo ha beffato i rivali per il podio allungando il suo primo stint: l’australiano è riuscito a stare davanti sia a Bottas, apparso fino a quel momento come il contendente più papabile per il terzo posto, che a Verstappen, il quale, visti gli improperi lanciati via radio, non è certamente apparso contento di aver anticipato il pit stop rispetto al compagno. Verstappen, quinto al traguardo, è riuscito per la prima volta a concludere la corsa a Montecarlo.

Non si può dire lo stesso di Stoffel Vandoorne, a muro domenica dopo l’errore nelle qualifiche di sabato. Anche i più esperti a Monaco possono essere indotti all’errore: chiedere a Jenson Button per credere. Il britannico, sostituto di Alonso nel Principato, ha spedito Wehrlein a muro alla Portier: la C36 del tedesco si è capottata, senza conseguenze per il pilota. La giornata della McLaren, però, aveva in serbo altri dolori: la maledizione del motore Honda ha colpito Alonso anche ad Indianapolis.

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