F1, GP Azerbaijan 2017: Hamilton e Vettel dietro la lavagna

Cominciamo col dire che certe cose sono un cattivo insegnamento e che la logica di tenere aperto il mondiale non dovrebbe permetterlo. Cominciamo con Hamilton e la Mercedes. Il giochino di rallentare dietro alla safety car è poco bello ma lo fanno tutti, perché stare attaccati permette di recuperare nella ripresa e a Baku era fondamentale evitarlo perché c’è un lungo rettilineo e infatti dopo le ripartenze i sorpassi si sono sprecati in fondo alla staccata.

Quindi Hamilton se ha esagerato lo ha fatto con lo scopo preciso di non farsi fregare e Vettel che gli stava attaccato come un francobollo alla busta lo faceva per lo stesso motivo.

Solo che non si aspettava un rallentamento simile, infatti la seconda volta, dopo la ripartenza dopo la bandiera rossa, Vettel si è tenuto alla larga visto che stava per riabboccare ancora. E allora, visto che Hamilton aveva tutte le ragioni per fare quella manovra e Vettel doveva aspettarsela, l’errore grave è stato il fallo di reazione di Sebastian su Lewis. 

Segno che quando sbrocca non ce ne è per nessuno e così ha rovinato una corsa che poteva essere positiva (e vincente) per la Ferrari. Ha mancato di lucidità, va bene farsi prendere dai nervi ma questo lo fa un esordiente e non un professionista. Uno dei migliori tra l’altro. Per manovre simili dei piloti sono stati squalificati anche due anni! Per non dire delle bandiere nere, quindi la direzione gara è stata magnanima con la Ferrari e pensiamo a Maurizio Arrivabene che, per dovere di squadra, deve difendere certe cose pur sapendo che era meglio evitarlo. Perché il team manager Ferrari è uno sportivo vero, ma deve difendere in pubblico il suo pilota, salvo poi fargli una lavata di capo a porte chiuse.

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