MODELLISMO TYRRELL P34 La storia a 6 ruote della F.1 di ieri

TESTO E FOTO DI ROCCO GIBILRAS

Natale e Capodanno, un periodo di feste in cui l’idea di costruirsi un modellino in casa prende piede e allora, visto che manca ancora qualche giorno alla Befana, vi propongo una monoposto storica che ha segnato la F.1 con le sue sei ruote: la famosa Tyrrell P34 di Jody Scheckter, Patrick Depailler e Ronnie Peterson.

E’ stata la F1 più atipica e più strana che il circus abbia mai visto correre. Dalla colorazione blu intensa con 2 fasce giallo fluo che si vedevano anche al buio (nonché coi colori blu e bianco dello sponsor bancario made in USA), ma soprattutto per essere stata l’unica monoposto a correre con 6 ruote.

Siamo nella metà degli anni 70 e all’epoca i costruttori di vetture si sbizzarrivano molto con le innovazioni tecniche.

Non era raro che le monoposto venivano stravolte da appendici aerodinamiche estreme dalle forme e profili alari estremi o soluzioni tecniche innovative per l’epoca come il famoso estrattore a ventola della Brabham.

Anche la Tyrrell P34 dunque fa parte di quelle monoposto caratterizzate da quella tecnica così estrema e così affascinante che ha caratterizzato gli anni 70 e 80 Della categoria massima.

Nel 1975 Ken Tyrrell affidó la progettazione della P34 al progettista Derek Gardner che, per compensare la mancanza di potenza del V8 Ford rispetto al 12 cilindri Ferrari, costruì una vettura estrema tale da poter ridurre l’attrito d’aria durante l’avanzamento nella parte anteriore della vettura.

Così la macchina fu dotata di 2 pneumatici da 10 pollici nella parte anteriore e due grossi pneumatici sulla parte posteriore per gestire la coppia che ne scaturiva dato la bassa resistenza all’anteriore.

Immaginate il lavoro di sviluppo che la Goodyear dovette affrontare per assicurare la competizione della vettura visto che era l’unica del circus ad avere questa particolarità.

Nel complesso la vettura si comportó bene e permise a Jody Scheckter di vincere il GP di Svezia nel 1976.

Successivamente la vettura manifestó problemi di trazione e anche difficoltà con il propulsore che non aveva il giusto rapporto di aria convogliata sui tromboncini di aspirazione.

Ragion per cui si susseguirono nel corso della stagione diverse soluzioni per migliorare appunto la portata d’aria durante la corsa. Anche la Goodyear cominció a non sviluppare gli pneumatici da 10 pollici per i costi esosi che dovevano sostenere. E quindi con le stagioni successive il progetto fu accantonato e la Tyrrell tornò alla classica soluzione di monoposto a 4 ruote.

Essendo così unica, atipica e profondamente rivoluzionaria per l’epoca, questo modello  non poteva mancare nella collezione di  un appassionato delle storia della F1.

Ed ecco che ho deciso di costruirne e realizzarne uno tutto per me.

La Tyrrell P34  n3 di Jody Scheckter in scala 1/12.

Per la costruzione del modello ho deciso di puntare su una ristampa del kit Tamiya che l’aveva riprodotta per la prima volta a cavallo fra la fine anni 70 e gli inizi degli anni 80.

Per anni in commercio sono state presenti nelle vetrine dei migliori negozi di modellismo.

Ultimamente la Tamiya dato il successo di questo modello ha deciso di rimettere in produzione lo stesso kit mettendo qualche miglioria che ne migliorano ulteriormente l’aspetto.

Anche le plastiche di nuova concezione sono più resistenti rispetto alle prime versioni e sono migliorare anche decal e Pneumatici.

Il prezzo del kit inoltre è alla portata di tutti e non è di difficile reperibilità.

Aprendo la scatola notiamo i 6 pneumatici correttamente di misure diverse, una serie di cavi e tubi di unica sezione, un telaio diviso in 4 grandi parti da montare, una scocca ben curata, un numero cospicuo di componenti che permettono di notare il modello in modo facile e divertente.

Dopo aver accuratamente pulito ogni pezzo con acqua e sapone per piatti e carteggiato ogni sbavatura, e in alcuni casi a seguito di stuccatura ho eseguito la verniciatura dei singoli componenti sia strutturali sia aerodinamici.

Non mi dilungo sulle tecniche di verniciatura più volte già esposti, semplicemente mi limiterò in questo racconto ad esporvi su come ho dettagliato la vettura utilizzando materiale comune di facile reperibilità.

Sono state realizzate le tipiche retine delle trombette di aspirazione utilizzando della fine rete metallica di un setaccio da massaia…quello per setacciare le farine per intenderci. Ritagliando dei quadrati di 3 x3 cm li ho COPPATI tramite il retro tondeggiante di un pennello per poi ritagliarne con una forbicina da sarta le parti un eccesso.

Una volta preparati vanno solamente applicati sulle sommità dei cornetti di aspirazione fissandoli con una goccia di colla ciano acrilica.

Anche gli iniettori della benzina sono stati dettagliati aggiungendo dei dadi da kit riparazioni per orologi reperibili ormai facilmente sulle varie piattaforme online.

Ho dedicato particolare attenzione anche a dettagli che di norma sono sempre trascurati o poco valorizzati….

Per esempio in altri modelli che ho visto della p34 presenti in commercio o di altri modellisti difficilmente ho trovato un elemento molto presente nelle vetture di F1 degli anni 70.

Il classico tubo di gomma dell’acqua che spesso erano utilizzate al posto dei flessibili e dei manicotti per guadagnare peso.

Per riprodurre il tipico tubo dell’acqua ho utilizzato un tubicino da flebo che, tirato a mano per effetto della trazione esercitata, si è assottigliato. Una volta ridotto nella sezione desiderata (non tiratelo troppo da subito ma fate poco per volta per evitare il taglio da rottura) ho accuratamente mascherato con nastro da carrozziere la tipica trama a reticolo caratteristica delle gomme da giardino.

Dopo di che ho dato una mano di verniciatura in bianco. Una volta asciutto e tolto la carta da mascheratura si è passato un velo di trasparente giallo. Il risultato che ne viene fuori vi farà rimanere a bocca aperta.

Particolare attenzione è starà dedicata nella complessa sezione dei componenti presenti nella parte anteriore.

Le cinture sono state abbellite con fibbie in fotoincisioni e metallo bianco.

Anche tutti i cavi dei cablaggi elettrici dal motore al cruscotto sono stati accuratamente inseriti rispettando anche le varie sezioni e colori come sulla vettura vera, invece i cavi del kit sono solito essere tutti uguali e inesorabilmente tendono a lasciare l’aspetto tipico GIOCATTOLOSO dei modelli, ed è per questo che secondo me con un po’ di fantasia cura e anche un pizzico di manualità è possibile tirare fuori un piccolo capolavoro.

Un modello anonimo può diventare un Modello con un anima.

E allora ammirando le foto potete solo comprendere come sia gratificante farsi un regalo del genere per Natale.

Fantasticando a volte si riesce ad ottenere quel che si vuole e nel pieno del divertimento.  Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi per aver dedicato parte del vostro tempo e aver letto questo mio racconto e per aver ammirato un modello unico e raro ma che non poteva mancare fra i grandi modelli della collezione.

 

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