F.1 Metti una sera a cena con Reneé Arnoux a parlare del tempo che fu

TESTO E FOTO DI GIUSEPPE MAGNI

Arnoux e il diorama del duello di Digione 79 con Villeneuve

Il Ferrari Club Castenedolo, in provincia di Brescia, ha invitato per una serata conviviale l’ex pilota della rossa che ha ricordato aneddoti e storie del passato in Ferrari

La Formula 1 sta vivendo un periodo molto florido, favorito dalla politica di Liberty Media orientata verso le nuove generazioni, verso uno spettacolo globale che non comprende solo le prove e le gare in pista, ma molte altre iniziative, in grado di tenere occupati gli astanti ben oltre l’attività sportiva vera e propria. In concomitanza di questo, la Formula 1 si è davvero aperta al mondo, conquistando piazze in ogni dove, rendendosi molto appetibile per i molto abbienti mercati mediorientali e finendo per conquistare anche gli americani, prima scettici per decenni.

Un successo su tutta la linea, insomma, culminata con la firma di numerosi contratti pluriennali, siglati con un numero considerevole di organizzatori, portando nelle casse di Liberty Media proventi da mille e una notte. Sotto questi aspetti, la gestione di Stefano Domenicali si sta rivelando di una efficacia senza precedenti, dopo che, per lunghi anni, si è andati avanti a pensare che nessuno avrebbe potuto far meglio di quella vecchia volpe di Bernie Ecclestone.

Gli onori ad Arnoux dal direttivo del Club di Castenedolo

La Formula 1, però, è stata anche altro. Ha una storia ed una tradizione forse un po’ meno scintillante, ma tanto romantica quanto struggente. Un passato che, oggi, sembra venire quasi rinnegato, ma che, secondo il mio modesto parere, va ricordato e valorizzato, per quello che è stato e perché ha rappresentato il dna puro di una disciplina che ha raggiunto, dicevamo, livelli di spettacolarizzazione planetaria mai visti, ma che non devono farci dimenticare mai che il core business rimangono sempre quei 20 Ragazzi sparati a 300 all’ora su bolidi multicolori lanciati a divorare l’asfalto.

I quali, qualche decennio fa, erano circondati, nelle loro sempre epiche evoluzioni, non da luci multicolori o da bolle multimediali, ma da falò accesi ai lati di sottoboschi, dove, ad ogni ora del giorno e della notte, si arrostiva ogni genere di carne commestibile, innaffiata da fiumi di vino o di birra, dipendeva dalle latitudini, e ci si riscaldava in certe notti davvero troppo umide per non accendere un focherello ristoratore.

Una Formula 1 vissuta 4 giorni e tre notti interamente all’interno degli autodromi, nei quali le tribune erano già dispendiosissime, ma alle quali nessuno pensava, perché ci si accampava dove capitava, e lì si rimaneva, in capisaldi che quando pioveva sembravano trincee, piene di fango e di acqua, ma bastava un cellophane a coprire il sacco a pelo per rimanere anche solo un po’ all’asciutto, ed addormentarsi sognando lo sfrecciare, l’indomani, degli eroi della pista.

Ecco, c’era proprio questa esatta atmosfera, ieri sera, alla festa della Scuderia Ferrari Club di Castenedolo. Una festa d’altri tempi, con spiedo sociale, polenta, vino e tanta, tantissima voglia di stare insieme a parlare di Ferrari e di corse, che, poi, sono assoluti sinonimi. C’era la stessa passione e lo stesso calore di quelle serate, di quelle notti umide, ma tanto animate e tanto belle, notti in cui si poteva guardare in cielo e cominciare a fantasticare sulla qualifica o sulla gara del giorno dopo.

 

In un contesto così bello, non poteva mancare un campione di quei tempi, uno di quelli che si lanciavano scriteriatamente in pista, lasciando volutamente il cervello al box, anche se, per tanti, permaneva il dubbio che ne possedessero uno. Ieri sera c’era René Arnoux, quello che ha incrociato le ruote, i braccetti delle sospensioni e anche… qualcos’altro, con uno svitato tale e quale a lui, Gilles Villeneuve, in un duello indimenticabile, che ha scritto la storia dello sport.

Ritrovarselo seduto a fianco, per chi, quella tenzone l’ha vissuta in diretta tv, saltando sul tavolo della cucina, facendo incazzare in un colpo solo l’intera coppia genitoriale, che si è paventata con ciabatte e zoccoli alla mano, costringendoci ad una fuga repentina, è stata una emozione davvero quasi insostenibile. Non c’è stato niente da fare, sono rimasto in apnea, senza parola alcuna, di fronte ad un mito che sgranocchiava patate come se niente fosse ed ha gustato, apprezzandolo, lo spiedo nel piattino di plastica, come se fosse parte del campeggio a bordo pista, come se fosse lì attorno a quei falò nel sottobosco di Lesmo, mentre invece è stato uno dei grandi protagonisti in pista di quell’epoca, sfiorando il titolo mondiale con la Ferrari nel 1983, se non fosse stato per quelle maledette benzine illegali della Brabham e… di qualcun altro.

Lezione di F.1 da parte del professor Arnoux su cosa sia guidare una vettura da corsa

Confesso che, durante la proiezione del famoso duello di Digione, favorito dal buio calato in sala, mi sono lasciato andare, ho dato libero sfogo a quelle lacrime che erano lì negli occhi fin dal minuto uno, e che ero riuscito fin lì a trattenere. Ma quando ho rivisto quei sorpassi e quei controsorpassi, quelle sportellate invereconde, non ce l’ho fatta più: ho lasciato scorrere il fiume, mentre il cuore andava libero, su e giù nel petto, nemmeno fosse stato pure lui, lanciato a briglia sciolta sui declivi di Dijon-Prenois.

Il duello storico di Digione commentato dal protagonista

Una serata meravigliosa, animata da Paolo Ciccarone, una serata dove il presidente Giampiero Mazzoleni e i suoi fantastici ragazzi, il braccio destro Stefano, Spartaco, Emanuele, Cristian, Maurizio, Adolfo detto Argy, Marco Bianchi, Andrea, lo zio Sandro, Beppe il sayo, Daniel, Santo, il presidente onorario Giorgio e Lorenzo mi hanno riportato, quasi fisicamente, in quei boschi là, attorno a quelle infinite grigliate che trasformavano lo weekend di gara in una festa perenne, che continuava giorno e notte, fino alla partenza delle libere, delle qualifiche, dello warm-up e della gara, dove tutti, ma proprio tutti venivano calamitati dalla pista, da René Arnoux e dai suoi colleghi, in un turbine di adrenalina che faceva sparire in un colpo solo il sonno, i fumi del vino o della birra e qualsiasi tipo di stanchezza o di disagio dovuto al fango o alla pioggia.

Non esisteva nessun limit, né track, né di ingresso nelle zone off limits, dove si andava e si veniva con relativa facilità. Nessuno è mai andato under investigation, né quando si esagerava con il vino o quando, scivolando dalla cima della Collina della Tosa o della Pelouse di Monaco, si travolgeva tutti e tutto quanto stava sotto, tende, sacchi a pelo o cellophane di fortuna che fossero. Ben venga il progresso, ben vengano i tempi moderni e le efficaci strategie per attrarre le nuove generazioni.

L’autore del servizio con Arnoux durante la serata

Ma il presidente Giampiero e i suoi ragazzi, insieme a René Arnoux, uno sciupafemmine impenitente che tanto piaceva a Enzo Ferrari, ci hanno ricordato chi siamo e, soprattutto, da dove veniamo. Un percorso esaltante, divertentissimo e appassionante, che, sempre, rimarrà incentrato sulle imprese e sul grande cuore di quei 20 Ragazzi sparati a 300 all’ora su bolidi multicolori lanciati a divorare l’asfalto.E adesso, con il cuore gonfio di gratitudine, andiamo pure in Bahrain. Dove non c’è il bosco e nessun falò, ma ci saranno i Ragazzi e, soprattutto, l’asfalto.

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