L'INVIATO SUL DIVANO/ Metti una gara a lume di candela…

Passati i quattro giorni di ansia per le sorti del cambio di Vettel, ipoteticamente danneggiato nell’incidente con Stroll, il weekend giapponese si apre con la notizia ufficiale che tutti ferraristi aspettavano: nessun danno al cambio. Niente penalità quindi per la Ferrari, con immenso sospiro di sollievo di tutta la squadra e di tutti gli appassionati; non resta quindi che saltare in auto e mettere in atto le parole proclamate dal tedesco con tanta convinzione: “voglio vincerle tutte e cinque”.

 

Il divario in qualifica tra Vettel ed Hamilton è abbastanza consistente, il che fa pensare che le ottime prestazioni della Malesia fossero solo una caso? Ma dalla regia un Marc Genè più che convincente continua a ripeterci che in gara le cose saranno molto diverse perché la Ferrari,nonostante i cinque decimi presi in faccia dalla pole di Hamilton, resta la macchina migliore in questo momento.  Ai tifosi viene quindi naturale fidarsi , se lo dice e lo ridice con così tanta convinzione, lui che oltre ad essere il telecronista è anche parte del team, vorrà dire che ne è certo e che parla con cognizione di causa; di solito funziona così.

 

Peccato che il reale potenziale di Vettel e della sua Ferrari in Giappone resterà per tutti un punto di domanda, perché la macchina del tedesco riesce a completare giusto pochi km, prima di finire mestamente parcheggiata nel box, con annesso infarto generale di ogni cuore ferrarista.

I cuori Rossi si erano fermati già durante il giro di schieramento in verità; dopo aver portato la macchina in griglia abbiamo assistito infatti ad un quarto d’ora convulso attorno alla vettura del tedesco con tutti i meccanici intenti a lavorare su qualcosa che nessuno capiva, visto che la macchina lasciata ieri non aveva problemi e soprattutto visto che da li a venti minuti sarebbe scattato il semaforo verde.

 

Dopo qualche minuto di confusione dalla regia arriva la comunicazione che il problema riguarderebbe una candela che sembrava non funzionare alla perfezione  e che per precauzione è stata controllata. Ci rassicurano, ci dicono che va tutto bene, che l’operazione era solo in via precauzionale, che non esiste problema, peccato che dopo solo pochi km dal semaforo verde la macchina di Vettel, scattata anche bene mantenendo la seconda posizione, viene superata da tutti e poi rientra ai box. Prima ci dicono che manca potenza, poi che il motore sembra girare male, resta il fatto che ancora una volta la Ferrari di Vettel non vedrà il traguardo. Sono minuti caotici ed un po’ isterici per noi da casa, figuriamoci per chi è lì, lo possiamo capire, spiegare in tempo reale cosa sia successo, cosa si sia rotto non è compito semplice, ma dal divano oltre a sentire “che sfortuna, incredibile” vorremmo anche capire perché.

 

Mentre la gara prosegue con un Lewis che senza problemi cavalca la sua ennesima e meritata vittoria, dalla regia iniziano ad arrivare le prime spiegazione. A fermare la macchina di Vettel sarebbe stata la famosa candela. Una candela? In una Formula uno dove tutto rasenta il massimo di tecnologia ed evoluzione, a fermare la Ferrari è stata davvero una semplice candela?

Apriti o cielo. I Ferraristi di questo mondo (e probabilmente anche quelli degli altri mondi) danno via ad una crisi mistico esistenziale epica;si grida al complotto, al sabotaggio, vengono nominati Santi che nemmeno sapevamo esistessero.

Comprensibile la rabbia, la delusione, l’incredulità.

 

Se è vero che capire non è semplice, va dato atto alla regia di Sky di aver provato in tutti i modi a spiegarci il più possibile. Fingendo per un attimo di poter togliere l’audio a Genè, fantastico, simpaticissimo, ma davvero impegnativo da ascoltare nel sua ossessiva ripetizione quasi maniacale del nome di Vettel, ma a partire dalla spiegazione tecnica davvero chiara e semplice fatta da Matteo Bobbi di questa famosa candela, della sua struttura ed utilizzo, per arrivare alle continue riflessioni e considerazione più che obiettive fatte da Roberto Chinchero e Carlo Vanzini, possiamo dire che per quanto possibile, per quanto anche loro ne sappiano, hanno provato davvero a darci le migliori visioni possibili.

 

La Ferrari da due gare rompe cose che ha sempre avuto, che non ha modificato o sostituito e che prima non hanno dato problemi, non si sa cosa sia successo.

I problemi della Malesia potevano essere la conseguenza di una sviluppo troppo tirato, ma la candela di oggi cosa può c’entrare? Marchionne ha parlato di componentistica non all’altezza, va bene, ma i fornitori sono gli stessi da Marzo, possibile che i pezzi scadenti li abbiano racchiusi tutti nella partita delle gare asiatiche?

 

Di sicuro qualcosa che non va c’è eccome, perché è difficile pensare che tutto si risolva con la parola “sfortuna”. Che alcuni sviluppi possano aver compromesso l’affidabilità, se questa sarà la chiave di lettura definiva,  è una cosa che non dovrebbe accadere, è vero, ma in Formula 1 lo vediamo capitare spesso. La ricerca della prestazione, specialmente quando si è in volata per il titolo mondiale, purtroppo comporta anche piccoli azzardi che a volte pagano e a volte no. Ora si rientra a casa e ci sarà modo e tempo di analizzare e cercare di capire tra le mura della fabbrica, condizione di sicuro migliore rispetto al box di Sepang o di Suzuka. Ai tifosi non resta che sperare che questa famosa “affidabilità” venga ritrovata e che le prossime quattro gare possano regalarci di nuovo quella Ferrari in grado di lottare fino alla fine, del mondiale, o perlomeno della gara.

 

 

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