F1, GP USA 2017: giochi di strategia e grandi duelli

 

C’è una piccola porticina ancora aperta per le speranze mondiali, ma la nona vittoria di Lewis Hamilton nel GP Usa, gara che ha regalato il quarto mondiale costruttori alla Mercedes, non lascia molte speranze. La Ferrari ha concluso al secondo posto con Vettel e al terzo con Raikkonen che a due curve dalla fine era stato superato da un incredibile Verstappen, penalizzato per aver messo quattro ruote oltre la riga di delimitazione, per cui da 16 a 4 non è un risultato che lo soddisfi visto che sul podio ci era arrivato con grinta e determinazione. In ogni caso con questo risultato la Ferrari mantiene quel lumicino di speranza che coi 66 punti di vantaggio a 3 gare dalla fine non fanno presagire nulla di buono. Al via della gara Vettel era scattato al comando, sembrava aver il passo per vincere invece in 6 giri Hamilton ha fatto capire che non ce ne era.

 

Primo pit stop con l’inglese davanti e il tedesco subito dietro e qui, con gomme gialle soft, con la Mercedes di testa che incrementava il vantaggio, Vettel pativa, tanto che pure Raikkonen, stesse gomme, aveva un ritmo migliore tanto da far decidere la Ferrari per una mossa azzardata: richiamare Vettel per un pit stop anticipato che lo rispediva al 4 posto, quindi dietro a Bottas, Raikkonen e Hamilton. Qui si innesca la splendida rimonta di Verstappen che da 16 risaliva fino a superare uno dopo l’altro i vari Bottas e Raikkonen a due curve dalla fine, ma mettendo due ruote fuori dalla traiettoria e quindi 5 secondi di penalizzazione che lo hanno fatto scendere da un podio meritato. A dire il vero fra i primi tre quello che ha meritato meno il podio è stato proprio Vettel, perché una volta che ha superato Bottas per il terzo posto (manovra splendida all’esterno della prima curva e infilandosi in mezzo a un doppiato, Vandoorne) Vettel si è visto regalare la seconda piazza grazie al sacrificio di Raikkonen che si è fatto da parte. Complessivamente, quindi, un Kimi superiore a Sebastian, ma è lui il pretendente al titolo e quindi gioco di squadra legittimo per fargli avere il massimo possibile. La gara è stata tutto un gioco di strategie, rimonte e pit stop, di duelli in pista pochi, ma di altissimo livello. Ha cominciato Ricciardo con Bottas prima di ritirarsi col motore KO, poi Verstappen che è risalito alla grande, Vettel che ha provato a resistere ad Hamilton senza riuscirci e con l’inglese che ci ha dato dentro di brutto. Infatti sono 5 vittorie su 6 edizioni in questa gara: “Amo questo circuito, l’ambiente, gli USA, sono felice per me e la squadra, mi sento davvero in debito per tutti coloro che hanno lavorato per arrivare a questo, alla mia famiglia, mio fratello, tutti insieme”. “Ero partito bene, ma non potevo tenere il passo di Hamilton – ha detto Vettel – ho provato dopo il primo pit stop ma ho visto che non ce ne era abbiamo cambiato strategia facendo uno stop in più, è stato bello recuperare ma non eravamo al loro livello”. Purtroppo verrebbe da dire. Infatti con il presidente Marchionne che ha tracciato un bilancio molto chiaro, c’è poco da aggiungere: “Abbiamo fatto degli errori noi come squadra e Vettel ha fatto delle cavolate, altrimenti non saremmo qui a discuterne. Di sicuro la Ferrari c’è, la Mercedes lo sa e ci tengono d’occhio. Mancano poche gare alla fine, la matematica non ha detto l’ultima parola, per cui si continua a lottare”.

automoto.it

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