ANAS E FERROVIE/I colossi dai piedi di argilla

 

Questo matrimonio s’ha da fare, amen!: con la benedizione dell’Antitrust, è ormai definitiva l’unione tra Anas, che gestisce strade regionali e provinciali, nonché alcune tratte autostradali, e Ferrovie dello Stato, operazione voluta dal Governo ed approvata prima della fine dello scorso anno. Nasce così un colosso senza pari in Europa, chiamato alla co-gestione di un patrimonio di oltre 44.000 km di infrastrutture, tra strade, autostrade e rete ferroviaria, percorse ogni anno da milioni di persone e di veicoli; due aziende che contano ad oggi circa 81mila dipendenti e potranno investire ben 108 miliardi di Euro nei prossimi dieci anni.

 

Sembrerebbe una buona notizia, ma è lecito porsi la domanda: davvero la fusione tra due colossi pubblici monopolisti del settore dei trasporti porterà vantaggi concreti a noi cittadini?

La situazione, malgrado gli Osanna intonati alla fine della cerimonia di matrimonio, è decisamente complicata, perché entrambi gli sposi portano in dote un patrimonio non certo raccomandabile: le ferrovie, malgrado la vetrina sfavillante dell’Alta Velocità, possiedono una rete in pessime condizioni per quanto riguarda i servizi ai pendolari; autostrade e strade regionali non stanno meglio sia quanto a manutenzione sia quanto a incidenti – malgrado, sulle prime, gli aumenti automatici dei pedaggi, che puntuali scattano ad ogni inizio d’anno, non riescano a elevarle ai requisiti minimi delle grandi arterie europee, e – sulle seconde – gli scarsi controlli provocano incidenti e ondate di critiche quando crolla un cavalcavia senza che alcuno abbia lanciato l’allarme.

 

Qualcuno ha usato l’immagine di due zoppi che provano a camminare insieme: ma è altrettanto onesto riconoscere che sia Anas sia Ferrovie non potevano continuare a operare come in passato, seguendo le vecchie logiche. Quanto è stato scoperchiato in Anas sugli appalti, sulla corruzione, sulle posizioni di potere, indica chiaramente che è giunto il momento di cambiare, uomini, mentalità e spirito di squadra. Lo stesso vale per le Ferrovie, ove l’immobilismo regna ancora sovrano.

Tuttavia, le due aziende unite possono contrarre una malattia pericolosa: il gigantismo, che in Italia induce febbri da corruzione, malaffare ed uso disinvolto del denaro, specie se pubblico. Solo uomini di grande valore, professionalità e integrità possono combatterla e vincerla. E sappiamo che già in Anas sono sulla buona strada: si parla di obiettivi strategici comuni, come la manutenzione coordinata dei circa 10.000 km di strade e ferrovie che corrono parallele che potrebbe generare importanti risparmi.

Ma la voce più importante è come investire al meglio i soldi che verranno dallo Stato e come produrre benessere e remunerare il capitale. Voce, quest’ultima, gradita agli azionisti delle rispettive aziende.

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