FORMULA 1 E FORMULA E, PERCORSI INVERSI?

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Le considerazioni che seguono partono da una riflessione su due notizie che riguardano le due categorie: la prima, l’annuncio che quest’anno l’autodromo di Misano Adriatico ospiterà il round della Formula E che si svolgeva a Roma, l’altra, l’ufficializzazione del Gran Premio di Formula 1 sulle strade cittadine di Madrid nel 2026.

Se da un canto la Formula E, che nel tempo ha incrementato le prestazioni delle vetture, ha realizzato come non tutte le città possano ospitare una gara e sempre di più consideri i circuiti permanenti come opzioni presenti e future, dall’altro la Formula 1, ormai asfitttica in termini di competitività ed interesse, stia pensando ad una modalità che permetta alla gente (magari finalmente l’hanno capito) di riavvicinarsi alla serie.

Una prima considerazione squisitamente tecnica si impone: se le Formula E, nate per correre su strade cittadine, possono adattarsi, con i limiti del caso, ai circuiti permanenti, non altrettanto vale per il viceversa, laddove le Formula 1, progettate per sfrecciare su circuiti il cui fondo è una tavola da biliardo, si trovano ad affrontare problemi (chiedere a Sainz per referenze) al momento in cui gareggiano all’interno delle città.

L’aspetto che però più fa sorridere è quello riguardante la sicurezza: spesso e volentieri ai circuiti permanenti vengono “fatte le pulci”, imposti (con la spada di Damocle di multe o non rinnovi) cambiamenti magari impercettibili (ma costosissimi) e messo in discussione tutto quanto sia possibile eccepire, mentre per quanto riguarda i tracciati cittadini, chi se ne frega se non hanno vie di fuga, se i guard rail sono attaccati alla strada, magari avvitati male (chi ricorda Montjuich 1975?), se un incidente può risultare fatale o letale (ricordiamo Clay Regazzoni per tutti), se il livello di sicurezza per tutti, addetti ai lavori e non, è inadeguato, in quel caso va tutto bene!

Che la Formula 1, più che un affare sportivo, sia una questione politica e di denaro lo hanno capito anche i sassi, ed ormai qualunque prospettiva che porti soldi, in ossequio al detto latino “pecunia non olet” viene accolta come la panacea che risolve tutti i problemi, ma le proposte che vengono via via confusamente avanzate a casaccio sembrano allontanare sempre di più gli appassionati da un mondo dorato nel quale, ormai, non si riconoscono più.

La Formula E, giunta al suo decimo anno, forse è giunta al bivio tra scegliere se rimanere più “popolare”, in ossequio a quella sostenibilità su cui ha fatto leva o se continuare quello sviluppo che però, necessariamente, le strade cittadine in quanto tali non potranno più sostenere, in tal modo però allontanandosi da quell’ambiente che consentiva agli appassionati di essere a contatto con i protagonisti, diventando simile ad una Formula 1 sempre più inavvicinabile.

Il limite attuale della Formula E sembra essere la sua volontà di voler crescere un po’ troppo in fretta, che non ha consentito agli appassionati del motorismo di accettare questa nuova modalità sportiva ed apprezzare gli aspetti positivi, in termini di equilibrio e competitività, che la serie sa garantire.

In tutta onestà, per quanto riguarda la Formula 1, forse sarebbe ora di semplificare un po’ tutto il sistema, a partire dai regolamenti, di un livello burocratico quasi di vecchio stampo sovietico, e diventare più “umana” e meno elitaria.

Non impossibile pronosticare che un giorno, magari neppure troppo lontano, le strade della Formula 1 e della Formula E finiranno con il sovrapporsi, evidenziando i limiti e le contraddizioni dell’una e dell’altra; difficile immaginare cosa succederà, la speranza è che alla fine, come purtroppo accade il più delle volte, non siano gli appassionati a rimetterci.

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