ANDREA CALDARELLI Vincere la 24 ore di Le Mans il sogno nel cassetto

TESTO E FOTO DI PAOLO CICCARONE

Era uno dei giovani promettenti della filiera Toyota e passava le giornate a collaudare la monoposto di F.1, in attesa di salirci per disputare un Gran Premio vero. Poi a fine 2009 la decisione di Toyota di lasciare la F.1 e per Andrea Caldarelli il mondo è crollato addosso. Una carriera da riprogrammare, da ripensare e un futuro incerto. Adesso, con un progetto Lamborghini nel WEC con la C63, per Caldarelli le porte di una serie iridata si sono riaperte e finalmente per il pilota abruzzese uno scenario internazionale meritato da tempo:

“Sono molto contento perché su questo programma, fin dal primo giorno in cui ho firmato con Lamborghini, il mio obiettivo era quello di fare la 24 ore di Le Mans, non importava se fosse con le GT o la hypercar. Il mio obiettivo era fare Le Mans e direi che questo è stato raggiunto. Con Giorgio Sanna, responsabile Motorsport, sappiamo bene quanto è stata lunga la strada per far combaciare tutto, però siamo stati sulla stessa lunghezza d’onda fin dal primo giorno in cui sono arrivato in Lamborghini e quindi sono molto contento che siamo arrivati in questo momento, incontrando una categoria che è cresciuta in modo esponenziale. Ci sono tutti i big mondiali e ci siamo anche noi. Infatti sarà una competizione bella combattuta perché qui c’è gente che ha già esperienza, parliamo di Ferrari, di Porsche, ovviamente Toyota, per cui si arriva con un progetto tutto nuovo, con un marchio prestigioso come Lamborghini”.

Certo partire da zero e buttarsi nella mischia, visto i rivali, è un bel salto…

Un anno zero ci deve essere per forza, alla fine con tutte le gare GT che abbiamo vinto, i campionati internazionali che abbiamo vinto, credo fosse un passo un po’ naturale passare alla hypercar e puntare all’assoluto.. Gli altri concorrenti hanno molta esperienza, hanno iniziato da un po’ più di tempo di noi, però un primo anno ci deve essere per forza e quindi sappiamo che dovremo affrontare delle incognite. Magari un primo anno così duro non ce l’aspettavamo a livello di competizione, anche perché sono arrivati tutti i costruttori, però non abbiamo nulla da essere intimoriti. Andiamo avanti a testa bassa a fare il nostro lavoro, sappiamo che non sarà una passeggiata al mare. Basta essere concentrati. Sono gare endurance, non sono gare sprint, quindi bisogna avere sì una macchina competitiva, ma bisogna avere anche ottime strategie, il team che non fa errori, i piloti che non fanno errori, costanza. Ci sono tanti fattori nelle gare endurance, non sono gare sprint dove ti giochi tutto in poco tempo”.

Il WEC è un campionato in cui corrono diversi piloti con la stessa auto, quindi hai anche il dovere di riportare la macchina nelle migliori condizioni ai tuoi compagni. E poi c’è il problema delle categorie più lente, per cui mantenere la concentrazione, riuscire ad avere un ritmo costante non è poi facile e diventa un fattore di rischio…

“Il WEC È una campionato molto interessante che mi ricorda un po’ il Super GT in Giappone, dove c’è la categoria regina, poi hai le macchine di GT300, che sono le stesse macchine che incontreremo con le LMDH. E le gare sono tirate al limite, non puoi mai permetterti di fare un giro senza avere pista libera. Quindi ci sono tante variabili ed è ancora più importante, per quello dicevo, avere una macchina e un team che non siano solo focalizzati sul giro veloce, ma avere un pacchetto costante che poi alla fine fa la differenza”.

Andrea ai tempi dei test Toyota F.1

La tua carriera è stata un po’ a corrente alternata. Eri nella filiera Toyota, con un futuro in F. 1, poi la Toyota si è ritirata dal mondiale, sei costretto a trovare una nuova strada. Cambi categoria, riesci a vincere anche vari campionati, poi Toyota rientra nel WEC e vince il mondiale e ora te la ritrovi come diretta concorrente. Questa Toyota la dobbiamo abolire?

“Per la questione F.1 è stata sfortuna, perché hanno cancellato dalla sera alla mattina il programma, tanto che anche Trulli è rimasto poi fregato perché non aveva pensato a soluzioni alternative e ha dovuto ripiegare sulla Catheram coi risultati che abbiamo visto. Il 2009 è stato un anno molto difficile per noi e per me in particolare, perché non solo la mia carriera, ma un po’ tutta la mia vita, è cambiata perché passare dal fare un bel po’ di test in F. 1 e poi trovarsi praticamente a ricominciare da zero, è stato uno choc. Poi mi è stata data la possibilità di correre in Giappone, che comunque è stata la base di tutta la mia carriera negli ultimi dieci anni. Quindi sono molto contento, alla fine, di come è andata la mia esperienza giapponese perché adesso nel programma prototipo Lamborghini mi ritrovo tutta l’esperienza maturata nel Super Formula, nel Super GT, categoria questa che è molto simile a questa serie WEC, quindi non tutto il male è venuto per nuocere”.

Poi magari vedi una Toyota davanti e la prendi a sportellate…

“Beh, sicuramente è un po’ una sfida personale, ma devo essere onesto, non è un problema. Anzi devo tanto a Toyota, sono rimasto con loro undici anni e sono contento di come sono andate le cose”.

Sei anche in una situazione familiare molto difficile. Hai un cognato come Tonio Liuzzi ex F. 1 e hai un padre, Vitaliano, che è uno che corre ancora. Avete cominciato con le discussioni in famiglia e come va a finire? Chi è che dà più consigli e chi è che rompe più le scatole?

“Il fatto è che abbiamo tre caratteri molto fumantini, diciamo così… Quindi è meglio evitare le discussioni quando si parla di macchine e corse. Quindi si arriva a casa, si evita l’argomento e basta. Poi c’è la mamma che sa fermare le discussioni mettendo tutti a tacere. Ci ridiamo sopra perché, alla fine, è bello avere tutti la stessa passione in famiglia, tutti quanti. Tonio in questo momento si è fermato, sta facendo un po’ la sua carriera da ristoratore insieme a mia sorella (gestiscono ristoranti a Milano e Pescara, ndr). Però lui è in Formula 1 come commissario sportivo, quindi bene o male il piede nella categoria lo tiene. Poi adesso segue anche dei piloti, fa una sorta di manager e tutor.

Tonio Liuzzi ha sposato Francesca, la sorella di Andrea Caldarelli

Non ci sentiamo tantissimo perché essendo in giro per il mondo, è molto difficile seguirci, però alla fine i consigli derivanti dell’esperienza di mio papà li sento sempre, perché comunque mi rendo conto che l’età giusta per aprire bocca e dire le cose giuste”

Il vecchio ha sempre ragione, si dice così?

“Ahahah, l’età: gli anni passano e mi rendo conto io personalmente che l’esperienza è importantissima per prendere decisioni di tutti i tipi”.

Senti, il sogno nel cassetto del 2024?

“Vincere Le Mans. Se va male, va male. Ma se c’è riuscita la Ferrari al primo colpo, perché non ci deve riuscire Lamborghini, fammi capire?  È una 24 ore, può succedere di tutto. Questo è stato sempre il mio sogno. Voglio vincere quella gara lì e ci proveremo”.

Vitaliano Caldarelli papà di Andrea è un ottimo pilota nelle turismo

 Vieni da una famiglia dove la ristorazione è un business di alto livello, quando sei a casa chi è che cucina? Tu, tua sorella o Tonio?

“A casa, onestamente, cucina mia moglie. Anche essendo inglese, devo essere onesto, cucina molto bene. Diciamo anche la mamma quando c’è. Con Tonio e Vitaliano, mio padre, mia sorella Francesca gioca in casa perché alla fine basta che chiama e fa cucinare tutti gli chef che lavorano per i suoi ristoranti e diciamo che va bene così: ci si salva sempre ad alto livello!”

 

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