F1, GP USA 2017: le ricette di Gianfelice Guerini

 

 

E’ possibile che un dolce possa nascere nell’Antica Grecia, arrivare nel Nord Europa e finire per diventare, uno dei simboli della cucina del Americana. Se si parla di pancake sì, è possibile.

L’estrema semplicità della ricetta originaria – acqua e farina impastate insieme per fare delle focaccine – ha fatto sì che una forma estremamente primitiva di pancake esistesse già fin dalla preistoria anche se, naturalmente, si trattava di qualcosa di molto diverso da quelli di oggi. Eppure, già nella Grecia del 500 a.C., a quel tempo si chiamavano teganites o tagenites, dal nome del tegame nel quale venivano cotti. Si trattava di focaccine dolci preparate con farina e olio di oliva, addolcite dal miele, arricchite dal formaggio e servite calde per colazione.

 

Dalle teganites ai pancake la strada è lunga quanto i secoli che la percorrono: nella Roma imperiale si consumavano comunemente le Alita Dolcia, fatte con farina, latte, uova e spezie – un cibo da ricchi o, almeno, riservato a coloro che potevano permettersi ingredienti tanto importanti. Ovviamente, in questa fase, non si parla di nessun tipo di agente lievitate: quello arriverà soltanto molto tempo dopo, portando a una netta differenziazione tra i pancake europei (più simili alle crêpe francesi) e quelli americani, che sono più spessi e soffici proprio perché preparati con il lievito chimico.

La parola “pancake” compare per la prima volta in un documento in lingua inglese redatto nel Quattrocento: eppure, dal Medioevo in poi, i pancake venivano preparati e mangiati in tutta Europa e nell’odierna Russia in numerose varianti locali: in Germania, ad esempio, si parla ancora oggi di Kaiserschmarrn, una specie di pancake tagliato a pezzettini servito con granella di frutta secca, salsa alla frutta e spolverizzato con zucchero a velo.

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