MAGGIORA, NON SOLO RALLYCROSS

Testo e foto MARCO FERRERO

 

Come siamo soliti, ormai da lungo tempo, rendicontare, Maggiora ed il suo Autodromo Pragiarolo sono la spina dorsale dei campionati di velocità su terra che si svolgono in Italia, nello specifico quello di rallycross, che in questa sede vede lo svolgimento di buona parte delle sue gare, ma anche quello di autocross, laddove questa sede ospita ormai tradizionalmente una delle prove del campionato continentale.

A tutto questo contesto agonistico gli organizzatori novaresi ormai da anni aggiungono dei ritrovi, il cui carattere non è certamente sportivo nel senso stretto della parola ma più “conviviale” ed aggregativi, che prendono il nome di “Jeepers Meeting”, laddove centinaia di possessori di mezzi dal marchio delle sette aste verticali si ritrovano, piuttosto che, come nel caso di specie del weekend appena trascorso, i “4×4 experience”.

Lo scopo, quello di consentire a tutti di misurarsi con i propri limiti (ed il proprio coraggio, stante come certi passaggi incuterebbero timore al solo salirli a piedi), e ponendo alla frusta quelli delle proprie fuoristrada, su un tracciato, per la maggior parte naturale ed al quale sono stati sapientemente aggiunti alcuni tratti decisamente più impegnativi, quando non estremi, dove la tecnica di guida finisce con l’essere l’elemento discriminante tra il compiere o meno un certo passaggio.

Tratti nel boschetto, guadi, pareti rocciose con pendenze quasi verticali, ponti in pietra od alberati, muri, fossati, buche, questi ed altri gli ingredienti di percorsi che si snodano per chilometri nell’intorno del comprensorio del circuito, nel cui paddock i partecipanti trovano posto, anche dormendovi nella notte quando l’evento si svolga per più giornate.

Tre i tipi di tracciati, che si mescolano e si intersecano tra di loro all’interno di percorsi comuni, quello “blu”, decisamente più abbordabile anche dai neofiti e sul quale possono agevolmente passare anche vetture a trazione integrale “di serie” anche se non particolarmente dotate degli accorgimenti tecnici del caso, quello “rosso”, la cui difficoltà è indicata come intermedia ma che, perlomeno a parere personale di chi vi relaziona, richiede mezzi e capacità non indifferenti e dove è preferibile non addentrarsi con troppa leggerezza, e quello “nero”, dove è necessario disporre di esperienza, di una tecnica di guida sopraffina e di un mezzo appositamente preparato, e dove comunque il ribaltamento è una delle opzioni più gettonate in caso di anche minimo errore.

Si può allo stesso modo indicare come tre siano, con un’approssimazione un po’ grossolana, le tipologie di vetture che vengono portate sui tracciati, quelle “di serie”, poverette, che vengono guidate tutti i giorni (certamente con maggior cura) e che nella più benevola delle ipotesi vengono dotate di una gommatura tassellata o più idonea, quelle “derivate dalla serie”, laddove il livello di preparazione inizia ad essere più sofisticato e la caratterizzazione risulta decisamente più marcata verso un utilizzo meno, diciamo così, convenzionale, e quelli che potremmo definire “prototipi”, stante come sia di tutta evidenza che la loro destinazione stia ad una normale strada come un sollevatore di pesi possa dedicarsi stabilmente alla maratona, “vetture” che con le loro progenitrici non abbiano praticamente più nulla in comune se non, vagamente, l’aspetto esterno, e dove tutta la parte tecnica sia specificamente dedicata.

Da citare come i partecipanti fossero circa 250, un numero dichiaratoci come in assoluto non elevato, ma che ha portato una ventata di allegria ed una partecipazione, famiglie ed “aiutanti tecnici” compresi, che ha ricordato un qualsiasi evento di un paio di anni fa; si sono viste soprattutto famiglie, segno come questo ambiente sia “semplice” e sappia aggregare, un bel weekend cui è stato bello attendere e del quale si presenta una carrellata fotografica dei passaggi più ammirati.

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