F1 il nuovo che avanza piace anche ai boomer

GIUSEPPE MAGNI

 

 

Buongiorno a tutti. Mi chiamo Giuseppe Magni. Sono un boomer che va a vedere il Gran Premio d’Italia a Monza dal 1979, a Montecarlo a vedere il Gran Premio di Monaco dal 1987 e a Spa-Francorchamps a vedere il Gran Premio del Belgio da tempo immemore. Sono le tre gare di Formula 1 che amo di più in assoluto, e che, recentemente, ho avuto il grandissimo privilegio anche di potervele raccontare. Raccontare dal punto di vista di chi li ha preso, in quei posti, negli anni, quel che veniva, sole, pioggia su Eau Rouge, nebbia, umidità durante le notti in sacco a pelo sugli scogli di Montecarlo. Sono tre gare che continuerò sempre a mettere nel mio calendario, perché sono luoghi ed eventi dei quali mi sono innamorato, leggendone le lunghe storie e vivendole, in parte, dal vivo, negli ultimi decenni. Sono tre circuiti presenti nel calendario della Formula 1 fin dalla sua nascita, e anche molto prima. Rappresentano certamente l’essenza e il DNA più puro dello sport che amiamo. Mi basta guardare da qualche curva, da dietro le reti, anche in un periodo dell’anno qualsiasi, per farmi assalire dall’emozione, pensando che, da lì, proprio da lì, ci sono passati tutti, ma proprio tutti i grandi campioni che hanno fatto la storia dello sport.

Venerdì, sabato e domenica mattina scorsi, mi sono alzato di buon’ora per vedere il Gran Premio di Las Vegas. Luogo senza alcuna tradizione, anche se il ricordo della vittoria di Michele Alboreto nel parcheggio del Cesar Palace ancora mi commuove. Uno come me, abituato ai piedi nel fango di Lesmo, del Beau Rivage o della Pelouse, non c’entra davvero nulla con la sfera e con l’atmosfera della città del divertimento americana. Eppure vi posso dire che a me il Gran Premio sulla Strip è piaciuto. Mi è piaciuto un sacco il circuito, con quei drittoni da brivido, tipo Hockenheim, che hanno permesso finalmente ai 1000 cavalli delle Formula 1 attuali di scatenarsi tutti quanti, all’unisono, raggiungendo vette di velocità pazzesche. Mi è piaciuta la gara, ricca di sorpassi, di episodi, anche controversi, tipo la partenza di Verstappen, ricca di azione, di sfida, di competizione vera. Mi è piaciuto constatare che anche gli americani, alla loro maniera, abbiano cominciato ad apprezzare la Formula 1, dopo decenni in cui l’hanno bellamente snobbata, preferendo la loro Indy Car o le loro goffe Nascar. La Formula 1 si è sempre fregiata del titolo di campionato del mondo, ma negli States non aveva mai attecchito veramente. Ora la massima categoria automobilistica mondiale è approdata nella capitale americana e mondiale del divertimento assoluto, prendendosi il centro città, proponendoci una gara davvero divertente, che ha divertito molto pure i neofiti autoctoni. Credo che ce ne sia per essere davvero soddisfatti: ora sì che la Formula 1 è un vero campionato del mondo. Ora sì che c’è davvero tutto: ci sono le mie tre gare del cuore, quelle che vengono dal passato, come me, e ci sono anche le gare modernissime, che, oltre ad offrire l’evento sportivo, una gara vera di Formula 1, propone anche l’entertainment appropriato e richiesto per gli americani e per le nuove generazioni di appassionati che del fango del declivio sopra il Kemmel non ne vogliono sapere nulla. Il mondo va avanti, ed è bello così. Di certo mi alzerò ancora con vero piacere ad assistere ad una gara come quella di domenica scorsa a Las Vegas. È stata battaglia vera su un circuito da brividi, ed i punti conquistati dai protagonisti valgono bene quelli conquistati sull’Eau Rouge, sul Tabaccaio e su Lesmo. Ve lo scrive un boomer sorpassato, obsoleto, ma sempre innamorato. Non per convincervi di niente, solo per amore di uno sport, ora sì, finalmente mondiale.

 

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